Riflessi d'inchiostro

Il blog di Vincenzo Valenza

Buona Pasqua a tutti i lettori

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La legge di Lidia Poët

“La legge di Lidia Poët”, è una serie tv italiana uscita su Netflix nel 2023 per la regia di Matteo Rovere e Letizia Lamartire. La serie è interpretata da Matilde De Angelis, Eduardo Scarpetta e Pier Luigi Pasino nei ruoli rispettivamente di, Lidia, Jacopo ed Enrico. L’ambientazione è a Torino, negli anni 80 del 1800.

Chi è Lidia Poët?

Ma chi è Lidia Poët? Ebbene, Lidia Poët è stata la prima donna italiana a essere iscritta all’Ordine degli avvocati. Ordine da cui fu estromessa perché all’epoca la legge italiana non ammetteva esplicitamente le donne all’esercizio di determinate funzioni pubbliche. Lidia Poët esercitò comunque la professione come assistente del fratello anch’egli avvocato. Lidia Poët fece ricorso ma non riuscì a vincerlo e fu solo molti anni più tardi che ottenne il giusto riconoscimento e l’ammissione all’ordine grazie a un intervento legislativo specifico che finalmente permetteva alle donne di accedere alle funzioni dei pubblici uffici e quindi all’Ordine degli avvocati e praticare la professione.

Il giallo all’italiana

Sostanzialmente la miniserie è un giallo all’italiana. No, non mi riferisco al cosiddetto giallo all’italiana, cioè quel filone cinematografico in stile giallo-horror ma proprio a un giallo di tipo classico prodotto in Italia (anche se tramite Netflix), con un cast italiano e chiaramente recitato da italiani, cosa di per se né positiva né negativa ma semplicemente diversa dal giallo di tipo anglosassone a cui forse siamo più abituati. C’è poi da dire che l’audio in presa diretta con cui è stata girata la serie, restituisce qualità e sfumature straordinarie.

Una battaglia per i diritti delle donne

Oltre a essere un buon giallo di tipo classico, la serie ci conduce anche nella rivendicazione della protagonista a essere considerata, nel suo lavoro, al pari degli uomini. Ci parla dunque di una battaglia per i diritti delle donne ma più in generale di una battaglia per i diritti umani e lo fa semplicemente e direttamente, senza strafare, senza estremismi.

Controversie

Per la cronaca, ci sono state delle polemiche causate dalla reazione dei discendenti di Lidia Poët per come il personaggio sia stato raccontato nella serie e in particolare si fa riferimento al fatto che la protagonista venga descritta come una persona disinibita e dal linguaggio volgare, in alcuni casi. Per quanto mi riguarda, penso che una storia non debba essere necessariamente fedele alla realtà, l’importante è che sia bella e coinvolgente e se poi aiuta a far pensare e a discutere, va più che bene, in fin di conti perfino la Storia con la esse maiuscola è filtrata dall’occhio di chi la racconta eccetto per alcuni fatti assolutamente inoppugnabili. Da ricordare che la serie è “liberamente ispirata” alla vita di Lidia Poët.

Nel complesso, “La legge di Lidia Poët”, gode di una buona ricostruzione storica, scenografie e costumi di buon livello e una colonna sonora molto azzeccata ed efficace. Come si diceva in precedenza, l’audio in presa diretta, in questo caso è un’arma in più.

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Aristotele a Hollywood

Aristotele a Hollywood è un libro del 2002, scritto da Ari Hiltunen ed edito in Italia da Dino Audino. Parla di come le storie di successo, dall’antichità a oggi, abbiano mantenuto lo stesso schema narrativo, schema insegnato da Aristotele più di duemilatrecento anni fa.

Aristotele

Insomma, Aristotele, il famoso filosofo vissuto nell’antica Grecia di duemilatrecento anni fa, non era solo un filosofo ma molte altre cose. Basti pensare che si è occupato di politica, logica, fisica, metafisica e arte ed è proprio dedicandosi all’arte che redige un trattato, probabilmente a scopo didattico, dedicato alla tragedia.

La Poetica

La “Poetica”, è uno studio sulla nascita e l’evoluzione dell’arte drammatica greca, delle sue origini e di come costruire una struttura narrativa e con quale tipo di personaggi per catturare l’attenzione e l’interesse del pubblico ai fini di procurare loro un piacere derivante dallo svolgersi degli eventi culminanti in un finale risolutivo.

Hollywood?

Ma cosa c’entrano Aristotele e il suo studio sulla tragedia greca con Hollywood? Beh, a quanto pare tutti i film di maggior successo seguono uno schema delineato nella “Poetica” di Aristotele oltre duemila anni fa. Sembra strano ma effettivamente se si cerca di studiare la struttura narrativa dei grandi film di successo, otteniamo sempre, più o meno, la stessa intelaiatura. Cambiano i personaggi, i temi e le storie ma la struttura rimane la stessa, perché è quella che piace maggiormente, quella che ci da il “piacere pertinente” come lo chiama l’autore di questo libro.

Non solo cinema

A rendere ancora più interessante la cosa è che tale struttura di base non riguarderebbe solo il cinema e il teatro ma è adattabile a qualsiasi tipo di racconto come il romanzo o una storia utilizzata per comporre un moderno videogioco. Rappresenterebbe quindi un’importante area di studio per tutti gli scrittori, a prescindere dal mezzo con il quale sceglieranno di raccontare le proprie storie.

Concludendo

Concludendo, è un testo molto bello e dal contenuto estremamente interessante. Molto apprezzabili le analisi dei vari testi come “Edipo re”, di Sofocle, “Giulietta e Romeo”, di Shakespeare e “E.R. medici in prima linea”, la famosa serie tv. Inoltre il testo è parte di una collana che si occupa di narrativa e sceneggiatura, per il cinema, la tv e il teatro, nonché degli elementi costitutivi di tali discipline, come la caratterizzazione del personaggio, i dialoghi, ecc.

Perciò se vi intriga capire come sono state costruite le storie che più avete amato, “Aristotele a Hollywood” è il libro che fa per voi.

Nano, nano e alla prossima

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È solo un gioco

Scrivere bene (o quasi)

“Scrivere bene o quasi”, è un libro del 2011 scritto da Elisabetta Perini per l’editore Giunti.

Di cosa parla

Il libro, come si può intuire, è un manuale il cui intento è quello di aiutarci a scrivere meglio. Spiega in modo semplice ed efficace come risolvere alcuni dei dubbi che ci possono assalire quando scriviamo. Effettivamente le occasioni non mancano. Tutti noi scriviamo nelle chat, sui social media, un semplicissimo bigliettino d’auguri ecc. tutto ciò può far nascere in noi (giustamente), molti dubbi. A tutti questi dubbi, l’autrice da risposte utili e precise o, dove non c’è una regola certa, indica quali siano le soluzioni adeguate per migliorare la nostra scrittura.

Un manuale

“Scrivere bene (o quasi)” è un manuale da tenere sempre a portata di mano per tutti coloro che scrivono spesso ma magari non sono degli esperti. La struttura è la stessa del precedente libro: “Grammatica italiana per tutti” sempre di Elisabetta Perini per l’editore Giunti. Il libro ha un indice completo che permette di trovare senza alcuna difficoltà la parte che interessa con i relativi capitoli e paragrafi. Ogni capitolo è abbinato a un colore diverso, il colore è applicato verticalmente sul lato esterno di ogni pagina che chiaramente ne permette una miglior fruizione da parte del lettore.

Migliorare la propria scrittura

Naturalmente non occorre avere un motivo particolare per voler migliorare la propria scrittura, ma può essere semplicemente un interesse, una passione e perché no? Un Hobby, scrivere solo per se stessi infatti non significa scrivere male ma scrivere al meglio e cercare di migliorare in modo da poter apprezzare il proprio percorso senza doverlo necessariamente condividere o condividendolo con pochi intimi.

Le tante occasioni

C’è poi chi potrebbe voler migliorare la propria scrittura per motivi pratici più o meno importanti, dai dubbi derivanti dai nostri messaggini telefonici alla necessità di scrivere un buon curriculum vitae. E a chi non sono mai venuti dei dubbi scrivendo biglietti d’auguri o inviti per una cerimonia? E sul posto di lavoro? Scrivere note e rapporti può essere la norma di ogni giorno per molti. Insomma c’è sempre un buon motivo per migliorare il proprio modo di scrivere e non importa se non saremo perfetti, piuttosto importa migliorare rispetto a come eravamo, ma questo vale per ogni cosa…

“Scrivere bene (o quasi)” è un libro molto utile e interessante. Elisabetta Perini ci mette davanti agli occhi tutti i dubbi e le curiosità che potremmo avere riguardo a come si scrive un testo qualsiasi, ma è molto di più. Ci porta per mano attraverso i vari stili di scrittura rapportati al testo (formale, informale, creativo, ecc.) che abbiamo bisogno di produrre. La struttura che più si adatta a quel dato testo, la punteggiatura, quando è il caso di essere più precisi e quando invece ci possiamo permettere qualche libertà e davvero, tanto altro. Insomma chi più ne ha, più ne metta e per concludere vi consiglio di leggere questo libro anche perché ha una caratteristica che non guasta affatto: va giù come l’acqua fresca.

Alla prossima e

nano, nano

Per chi volesse, ecco i link ai miei libri:

Paride Royl e la lanterna dei sogni perduti

È solo un gioco

Joker: film

Joker è un film del 2019 interpretato da Joaquin Phoenix. Il film è basato sul personaggio della DC Comics noto come uno dei più importanti e letali nemici di Batman. Completamente slegato dal genere supereroistico propriamente detto, delinea le origini del personaggio stesso, ovvero come Arthur Fleck si è trasformato nel Joker.

The Joker

Il Joker è forse il nemico più pericoloso e inquietante del cavaliere oscuro ma è anche il personaggio che più di tutti è riuscito a ricavarsi una fama quasi pari a quella di Batman. Ma chi è il Joker? Non è facile rispondere, perché se da un lato si può dire semplicemente che è un folle, psicopatico e sanguinario, dall’altro però non si può non notare che è il prodotto di una società malata. Spesso è così, semplicemente ciò che la crudeltà, falsamente innocua, di parole e comportamenti fuori luogo, alimenta. Perché fosse accettato, il Joker nel film doveva mostrare un lato umano, e non c’è lato più umano di una persona che soffre interiormente ed esteriormente. Quindi lo spessore psicologico del Joker è solo un modo per farci piacere il personaggio? Dal punto di vista della scrittura del film, direi di sì ma nella realtà del mondo, il crimine ha ragione di esistere solo e unicamente se c’è un terreno o forse dovrei dire, una melma fertile che ne permette l’esistenza. Perciò per rispondere alla domanda: chi è il Joker? Possiamo dire che è un folle parto del nostro mondo, certo non l’unico ma sicuramente un degno figlio.

DC Comics

Dopo aver lanciato i propri personaggi nel mondo del cinema, grazie alle nuove tecnologie informatiche che lo hanno reso possibile, la DC Comics come la sua rivale, si trova ora in uno stato di sofferenza. Ormai il pubblico si è abituato a vedere Superman svolazzare tra i grattacieli o Batman con tutti i suoi bat-aggeggi che salta, si catapulta o si appende in ogni dove e quindi sarebbe forse il caso (consiglio non richiesto per la DC) di farci conoscere nuove storie e/o nuovi personaggi.

Joacquin Phoenix

Non conosco benissimo Joaquin Phoenix ma l’ho visto e apprezzato in alcuni film. In “Joker” è perfetto, in questo Joker, naturalmente; perché in altri film in cui non ci fosse il percorso involutivo che rende pregevole questa interpretazione, sarebbe tutto da vedere. Sicuramente anche in tal caso, questo attore sarebbe ineccepibile ma qui da il meglio di se. Meritato l’oscar come miglior attore protagonista.

Batman

In questo film si intravede solo nel finale, il piccolo Bruce Wayne che assiste alla morte dei genitori. Evento che come sappiamo lo porterà a indossare i panni del supereroe mascherato. So che Joaquin Phoenix dovrebbe tornare a interpretare di nuovo il Joker ma sembra che l’ambientazione sarà nel manicomio criminale di Arkam quindi precedente alla storia raccontata in questo film ma sarebbe molto interessante un incontro col Batman adulto seguendo però lo stesso taglio artistico-narrativo del Joker 2019.

In conclusione, questo film mi è piaciuto moltissimo. È un vero capolavoro con un grande Joaquin Phoenix. Anche se non è un film sui supereroi, è uno dei migliori film d’ambientazione supereroistica insieme a “Watchmen” e “Lo chiamavano Jeeg robot”. Sicuramente il miglior Joker di sempre anche se, lo ripeto, non può essere considerato al pari degli altri film di supereroi ma lasciatemelo dire, ci voleva proprio.

Ah, dimenticavo, niente male Robert De Niro nei panni del comico Murray Franklin. E che te lo dico a fare…

nano, nano

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Riflessi d’inchiostro augura a tutti i lettori, un Buon Natale.

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Grammatica italiana per tutti

Grammatica italiana per tutti

“Grammatica italiana per tutti”, è un libro del 2009, scritto dalla bravissima Elisabetta Perini e pubblicato dall’editore Giunti. L’autrice è una linguista esperta in dialettologia e specializzata in lingua ladina. Il libro è pensato per essere un testo di facile consultazione, da tenere sempre a portata di mano; L’indice permette infatti al lettore di trovare immediatamente la pagina con l’argomento che lo interessa così da chiarire ogni, eventuale dubbio. come viene specificato sulla copertina, si parla di regole, spiegazioni, eccezioni, esempi e infine l’autrice propone un test per potersi mettere alla prova e verificare il livello delle proprie competenze linguistiche. Non manca un elenco dei “mostri sacri” della grammatica italiana, indispensabili per approfondire l’argomento. Simpatica e utile inoltre l’idea di colorare le pagine in funzione dei cinque macro-argomenti: Lettere e Suoni, Morfologia, Sintassi della frase semplice, Sintassi della frase complessa e Formazione delle parole.

Grammatica per tutti

Se state scrivendo un messaggino alla vostra ragazza o al vostro ragazzo, se dovete scrivere il vostro curriculum vitae, una tesina, un articolo per il vostro blog, un biglietto d’auguri o una formula magica e vi vengono forti dubbi sulla correttezza delle vostre frasi, potete tranquillamente appoggiarvi a questo bel libro. Sì, perché se è vero che oggi si scrive di meno, a mano, è altrettanto vero che si scrive moltissimo per il tramite delle nostre moderne diavolerie come il telefono o il computer ed è altrettanto vero che la qualità della nostra scrittura è decisamente in declino. Non so voi ma a me capita spesso di leggere articoli di giornali online ma anche titoli o sottotitoli di notizie trasmesse dalle reti televisive, con evidenti errori di “battitura”, niente di male, sicuramente sono causati dalla necessità di essere sempre sul pezzo e magari si predilige la quantità alla qualità ma il rischio di passare dall’errore “stupido” all’errore per mancanza di conoscenza, potrebbe essere un passo alquanto breve perché comunque, è il caso di ricordarlo, quegli articoli poco curati, qualcuno li legge.

Esprimersi meglio per pensare meglio

Non occorre approcciarsi a questo libro per diventare dei geni della grammatica, errori ne faremo sempre ma possiamo comunque migliorarci e riuscire a comunicare meglio in molti ambiti della vita di tutti giorni sia per motivi di studio che per motivi professionali, senza tralasciare lo svago e il divertimento. In ogni caso, la comunicazione è fondamentale, la vita sociale stessa, dipende dalle capacità comunicative dei propri membri. Inoltre il proprio avanzamento cognitivo e intellettuale trarrà enormi vantaggi se impareremo a esprimerci al nostro meglio, perché parlare e scrivere, avendo una buona padronanza della lingua, ci permette di avere un pensiero più ricco, efficace ed efficiente. Se poi ciò non bastasse, pensate a quanto è importante la capacità di capire e di farsi capire nel mondo delle relazioni… e scusate se è poco.

Un mondo affascinante e dinamico

L’italiano è una lingua molto complessa, piena di regole, prassi ed eccezioni, con delle differenze tra lo scritto e il parlato per non parlare poi degli influssi dialettali di cui Elisabetta Perini è esperta. Alla luce di quanto detto, tuffarsi in questo bel libro sulla grammatica italiana è veramente un’avventura intensa e affascinante.

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Reminiscence

E se potessimo rivivere il nostro passato, i giorni più felici della nostra vita, con le persone che più abbiamo amato e che ci hanno lasciato?

Il film

In una Miami invasa dall’acqua, il gestore di un’apparecchiatura in grado di far rivivere alle persone il proprio passato, si innamora di una donna che nasconde un segreto. Questo è il tema del film che inizialmente non convince e addirittura annoia, ma che poi, inaspettatamente, prende “vita”, e lo fa dal momento in cui il protagonista dimostra di amare veramente la donna che l’ha stregato e che è disposto a fare qualsiasi cosa per scoprire ciò che la tormenta.

Hugh Jackman

L’attore australiano diventato famoso per la sua interpretazione di Wolverine nei film Marvel dedicati agli x-men da una buona prova ma non convince fino in fondo. Certo non si può dire che non sia un attore eclettico ma mi sembra che generalmente giochi a interpretare il divo, fatta eccezione per il film: The prestige, di Cristopher Nolan.

Vivere nel passato o vivere nel futuro

Non siamo più in grado di immaginare un futuro migliore; questo secondo me è il motivo che ci spinge a ricordare con nostalgia un passato che non potrà tornare e che sentiamo di aver perso anche nel nostro cuore. Reminescence ci mostra un mondo arrivato al capolinea è dunque normale immaginare di rifugiarsi in un passato certo e felice. Questo mi ricorda un episodio della serie originale di Star Trek in cui, su un pianeta che sta per distruggersi o essere distrutto, gli abitanti si salvano grazie ad un portale temporale che li riporta in un passato dello stesso pianeta, a loro scelta.

Qui e ora

L’attitudine a vivere fuori dal nostro tempo reale sembra essere anche una fonte di stress nonché una piaga sociale. Ormai siamo incapaci di vivere nel momento presente, dico ormai perché il progresso tecnologico probabilmente non ci ha facilitato la vita in questo senso, a causa delle continue distrazioni di tv, radio, telefono, pc, ecc. Recuperare la capacità di vivere nel momento presente potrebbe aiutarci a vivere con maggiore serenità in questo nostro mondo barbarico e caotico.

In fin dei conti, Reminescence è un film più che godibile, è divertente e lascia pensare, offrendo spunti sul tema portante del film e cioè il ricordo e più in particolare il ricordo di un momento più felice di quello attuale ma anche sulle relazioni umane, l’amore e il rapporto con la fine e quindi, la morte.

Se anche voi amate viaggiare in un tempo e in un luogo in cui siete già stati, forse potrete apprezzare “Reminescence”.

nano, nano

L’uomo invisibile: film 2020

Era proprio necessario un altro film sull’uomo invisibile? Sicuramente no! Ma il film non è da buttare, della serie: L’uomo Invisibile è sempre L’uomo Invisibile.

Il romanzo

L’uomo invisibile (The invisible man) è un romanzo del 1897 di H.G.Wells, uno dei padri della moderna fantascienza insieme a Jules Verne. La prima trasposizione cinematografica risale al 1933, seguita da molti altri film e serie tv; in effetti il mondo di celluloide tracima di ritorni e vendette di uomini e donne invisibili, ragazzi, mamme, papà e aggiungete qualsiasi cosa e probabilmente troverete un adattamento ad hoc. Questo per dire che il romanzo di Wells ha avuto un impatto enorme nel mondo del fantastico anche se, a dire il vero, il mito dell’invisibilità è un tema vecchio come il cucco, basti pensare che è presente nelle fiabe e nei miti dell’antichità. Il merito di Wells però sta nel fatto di averlo modernizzato.

H.G. Wells

Come si diceva precedentemente, Herbert George Wells è stato uno dei padri della fantascienza moderna, sicuramente molti ne riconosceranno il nome ma quasi tutti avranno sentito parlare almeno una volta nella vita di film come: L’uomo invisibile, La macchina del tempo, La guerra dei mondi e L’isola del Dottor Moerau. Questi quattro famosissimi film sono tutti adattamenti dei romanzi di Wells e ancora oggi esercitano un discreto fascino. Ecco mi sembrava interessante far notare la grandezza inventiva e mediatica raggiunta da questo scrittore vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo.

Il film

E ora veniamo al film; all’inizio non mi ispirava grande fiducia ma, man mano che si svolgeva la trama, ha incominciato a piacermi. Cè voluto un po’ ma alla fine l’ho trovato davvero sorprendente o come si suol dire, una piacevole sorpresa. Il punto di vista è quello della compagna di Griffin (l’uomo invisibile) che fugge perché stanca della relazione in cui si è incastrata a causa del carattere violento e manipolatorio dello scienziato che vuole vendicarsi della donna per essere stato lasciato. Griffin, lo scienziato che lavora sull’invisibilità, è un vero genio ma è anche un folle e questo ricalca esattamente il tipo di personaggio delineato da Wells. La protagonista invece, Cecilia, è letteralmente terrorizzata dal fatto che possa essere rintracciata dal suo ex e fa bene ad aver paura, tutto ciò fino a quando non le giunge la notizia che Adrian Griffin è morto. Questo per lei significa che non dovrà avere più paura perché il suo persecutore o presunto tale non potrà più farle del male.

Le prime sequenze

Le prime sequenze non attraggono molto, sono abbastanza piatte e forse una parte introduttiva sarebbe stata ottima, ma è anche vero che serve a costruire la storia che sarà incentrata sull’aspetto psicologico della fuggitiva. Questa cosa da all’attrice anche la possibilità di fare una buonissima prova da interprete e, tra l’altro, ha vinto il Saturn Award come attrice proprio per questo film. Per chi non lo sapesse, il Saturn Award è una specie di Oscar della fantascienza.

Un’occasione persa

Oltre all’incipit un po’ debole, secondo me si poteva trattare in maniera più approfondita la fase in cui Cecilia, dopo essere scappata da Griffin, si sente perseguitata. I modi per farlo ce ne sarebbero stati, dall’approfondimento delle turbe psichiche causate dall’uomo con cui stava, fino ai ricordi che l’hanno portata a vivere quell’esperienza, a come avesse fatto a non capire che quell’uomo era sì un genio ma folle e privo sia di scrupoli che di freni inibitori. Certo, il film è già lunghetto (120min.), ma forse in questo caso poteva valere la pena svilupparlo ulteriormente.

Il tema della violenza sulle donne

Come non riconoscere poi nella pellicola, il tema purtroppo tristemente attuale della violenza sulle donne. Sì, perché nel film, a mio avviso, ciò che spaventa maggiormente non è l’uomo invisibile ma la violenza mentale esercitata sulla donna, una forza anch’essa invisibile ma dagli effetti terribili. Ma Cecilia fa qualcosa di più che la semplice vittima, lei non ci sta e si mette alle spalle la storia che l’ha colpita nel profondo dell’anima, lei troverà la forza per andare avanti e superare le difficoltà enormi che incontrerà spingendosi ai limiti delle possibilità umane sia fisiche che mentali.

L’invisibilità

Qualche considerazione sul tema dell’invisibiltà. In passato, tanto tempo fa, si immaginava, anzi si credeva che esistessero esseri e mondi assolutamente reali ma invisibili, angeli e demoni o elfi; che si potesse diventare invisibili per il tramite della magia, con degli incantesimi. Successivamente, con il progresso scientifico e tecnologico, si immaginava di trovare una formula chimica, un meccanismo in grado di piegare la luce o grazie a poteri causati da agenti sconosciuti. Ebbene oggi ci sono molti studi che riguardano la luce e le possibilità di occultare un oggetto. Siamo ben lontani dall’ottenere un mantello invisibile ma potrebbe non essere impossibile, intanto l’unico oggetto realmente invisibile, ai radar, è un aereo Stealth.

Breve carrellata di personaggi o cose invisibili

In Star Trek i Klingon possiedono astronavi in grado di rendersi invisibili.

In una serie degli anni 70, Gemini Man, un agente segreto esposto a radiazioni acquisisce il potere dell’invisibilità. Il processo viene invertito ma tramite un orologio può tornare invisibile per soli 15 minuti alla volta altrimenti torna invisibile per sempre.

Nei romanzi di Tolkien, l’anello custodito da Bilbo prima e da Frodo poi, rende invisibile chi lo indossa.

In Harry Potter il mantello dell’invisibilità è in grado di occultare il coraggioso maghetto.

Nei Fantastici 4, della Marvel, la ragazza invisibile può rendersi invisibile a piacimento.

Nel film della Disney del 1977, “Pete’s Dragon”, un ragazzino di nome Peter ha per amico un drago che può diventare invisibile. Titolo italiano, Elliot, il drago invisibile.

Wonder Woman, la super-eroina della DC Comic volava su un jet invisibile.

Nei cartoni animati della Warner Bros, i protagonisti spesso usavano una vernice invisibile.

Nel 2014, il regista Gabriele Salvatores ha diretto: “Il ragazzo invisibile”.

Nella mitologia greca, Ade, il signore degli inferi, riceve in dono un elmo che lo rende invisibile.

Insomma

Alla fine, questo film ve lo straconsiglio perché è un film bellissimo, pieno di spunti interessanti, a cominciare dalla psicologia dei personaggi, la scelta, assolutamente al passo coi tempi, del metodo scelto per produrre l’invisibilità, l’inizio del film che non permette bene di capire dove si voglia andare a parare e infine, è il caso di dirlo, un paio di colpetti di scena niente male.

Bene, buona visione (ora che ci penso è veramente strano dire di guardare l’uomo invisibile) e alla prossima,

nano, nano.

Morbius: il film

A me piace andarci piano, girarci intorno, fare melina, insomma non vado dritto al sodo per cui non dirò che malgrado le critiche non lusinghiere al film, a me è piaciuto, tiè.

Il film

Morbius è un film americano del 2022, diretto da Daniel Espinosa e interpretato da Jared Leto e Matt Smith. Il personaggio è tratto dall’universo Marvel ed era uno dei nemici di Spider-Man. Michael Morbius è un biochimico affetto da una rara malattia del sangue. Il suo scopo nella vita è quello di trovare una cura per la malattia che affligge anche il suo caro amico d’infanzia Lucien. Per farlo studia le caratteristiche geniche dei pipistrelli vampiri dai quali estrae una sequenza per modificare il proprio DNA e guarire. L’esperimento riuscirà ma lo trasformerà in un vampiro.

Jared Leto

Jared Leto oltre ad essere un bravissimo attore è anche un musicista e in “Morbius” è anche produttore esecutivo. Ha recitato tra gli altri, in La sottile linea rossa, Fight club, Ragazze interrotte, Panic room, Suicide squad, Blade runner 2049. Ha vinto l’oscar come miglior attore non protagonista nel 2014 per Dallas buyers club e il Razzie Award come peggior attore protagonista proprio per Morbius.

Morbius

Morbius nasce come antagonista di Spider-Man il suo carattere è aggressivo ma la sua mente è quella di un genio. Questo ne fa sicuramente un personaggio interessante ma secondo me, rappresenta particolarmente un tipo di “cattivo” che ormai va molto in voga e cioè il cattivo che non è mai completamente cattivo al quale fa da contraltare il buono che non è mai completamente buono. In una situazione del genere, si ottengono storie e approfondimenti interessanti ma la proposta dell’eroe al pubblico, così come del nemico giurato, diventa una contaminazione di personalità non più riconoscibili e dove tutto è permesso, tutto è scusato, dove le regole e le norme sociali non contano più. Morbius sviluppa un’incredibile ossessione per la cura della malattia sua e del suo amico, riuscendo a trovare un percorso che lo porterà a inventare un sangue artificiale che donerà speranze e possibilità a moltissimi malati nel mondo; non sarebbe già questo bastato per dare un valore inestimabile alla propria vita? La risposta dovrebbe essere un sì netto eppure non è considerato dal dottore come un motivo sufficiente. La sua ossessione lo porterà a correre rischi normalmente inaccettabili, tutto ciò fa di lui un vampiro e un assassino ma non accetta completamente il suo ruolo. Il suo avversario nel film, il suo amico, invece, lo abbraccia senza riserve. Ma quale sarà la differenza tra un cattivo spietato e un cattivo incompreso? Per la Marvel Comics, l’innesto di Morbius nel proprio Pantheon di eroi e antieroi è stata una necessità di marketing oltre che un’opportunità di arricchimento delle trame, ma non possiamo non notare come nell’arco degli anni, ci sia stato uno spostamento, non solo per la Marvel, dai classici cavalieri senza macchia e senza paura a cavalieri più o meno oscuri.

Il peggior film della Marvel?

Il film mi sembra che si sia difeso bene al box office mondiale ma l’accoglienza della critica non è stata altrettanto buona. La maggior parte delle persone (tra quelle che conosco) che l’hanno visto dicono che non sia un gran che; se ci si fa un giro in rete, si parla spesso di “peggior film Marvel” ma personalmente non sono d’accordo. Il film chiaramente non è un capolavoro ma dalla Marvel sono arrivati film assai più brutti, se poi consideriamo il fatto che la qualità media dei film sui supereroi è piuttosto bassa, beh forse Morbius non è poi così male.

In definitiva se siete riusciti a vedere il primo Hulk e l’ultimo Thor, vedere Morbius vi rimetterà al mondo. Alla prossima e non dimenticate di portare una testa d’aglio in saccoccia anche se con Morbius… non funziona.

nano, nano

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