Il blog di Vincenzo Valenza

Mese: Marzo 2025

The boys: prima stagione

Eh, lo so, lo so, sono un po’ in ritardo ma ho concluso ora la prima stagione di questa serie TV…

La serie
The Boys, è una serie TV basata sull’omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson, ha conquistato il pubblico con il suo tono dissacrante e brutale. Adattata per lo schermo da Eric Kripke (conosciuto per aver creato Supernatural), la serie è stata prodotta da Amazon Prime Video e vanta il coinvolgimento di Seth Rogen ed Evan Goldberg come produttori esecutivi, noti per il loro lavoro su adattamenti fumettistici come Preacher. Nel cast spiccano Karl Urban nel ruolo di Billy Butcher, un leader cinico e determinato, e Jack Quaid come Hughie Campbell, un ragazzo comune trascinato in un mondo di caos. Tra gli antagonisti, Antony Starr interpreta Homelander (Patriota), un supereroe tanto potente quanto spietato, mentre Erin Moriarty dà vita a Starlight, l’unico spiraglio di moralità tra i “super”.

La trama
La prima stagione di The Boys esplora un mondo in cui i supereroi, noti come “I Sette”, sono gestiti come celebrità dalla potente corporazione Vought International. Dietro l’apparenza eroica, i super si rivelano corrotti, egoisti e spesso pericolosi. La serie segue il percorso di Hughie, che si unisce a un gruppo di vigilanti guidati da Billy Butcher dopo che la sua fidanzata viene brutalmente uccisa, per “errore”, da A-Train, un supereroe a dir poco irresponsabile. Il team dei “ragazzi”, lotta per smascherare le malefatte dei super e della Vought, affrontando sfide estreme e scoprendo segreti sconvolgenti. La stagione intreccia intrighi, azione e momenti di profonda riflessione su potere e responsabilità.

Molto super ma poco eroici
The Boys si distingue per il modo in cui ritrae i supereroi. Lontani dall’essere modelli di virtù, i “Sette” sono un concentrato di egoismo, vizi e abusi di potere. Patriota, il leader del gruppo, rappresenta una parodia inquietante dell’eroe di tipo classico: onnipotente ma privo di empatia. A-Train è un velocista ossessionato dalla competizione e dalla droga, mentre Queen Maeve è una figura disillusa, intrappolata in un sistema che non lascia spazio per il vero eroismo. Questa rappresentazione cruda e realistica dei super sottolinea le loro debolezze e umanità, rendendoli più simili a celebrità narcisiste che a salvatori altruisti.

La differenza tra The Boys e i supereroi dei fumetti tradizionali
A differenza dei fumetti tradizionali che spesso celebrano i supereroi come icone di moralità e sacrificio, The Boys offre una visione cinica e sovversiva. Invece di ispirare, i supereroi della serie incarnano i pericoli del potere incontrollato e la corruzione dell’individuo quando messo al centro dell’adorazione pubblica. Mentre personaggi come Superman o Spider-Man si dedicano a proteggere l’umanità, i super di The Boys sono strumenti di marketing e politica, simboli di un sistema capitalista che sfrutta il bene pubblico per profitto. Questa differenza sostanziale rende la serie unica, sfidando il pubblico a riflettere su cosa significhi davvero essere un eroe.

…Insomma, come avrà capito chi non conosce questa serie, siamo di fronte a un progetto che rovescia completamente il genere, offrendo molti spunti di riflessione. Il primo episodio non mi è piaciuto molto; ho dovuto aspettare il secondo e anche il terzo per poter incominciare ad apprezzare questa serie che malgrado si interessante e assolutamente innovativa, la ritengo comunque sopravvalutata.

Per concludere direi che,The Boys è una serie da vedere e su cui riflettere ma nella quale rimane difficile immedesimarsi. Io non sono riuscito a prendere le parti di nessuno di loro, in effetti è una di quelle opere dove nessuno è veramente “pulito” e le emozioni vengono sepolte sotto una coltre di crudeltà e indifferenza.

Di seguito i link ai miei libri:

Il Bambino e l’Asinello Volante e Altre Storie

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È Solo un Gioco

Il pescatore

Ho sentito diversi youtuber commentare il libro, Il Pescatore, e alcuni ne hanno parlato molto bene, altri molto, ma molto male. A me intrigava abbastanza e così l’ho letto.

Il libro

“Il Pescatore”, il cui titolo originale, in inglese è: The Fisherman, è un libro horror, vincitore del prestigioso “Bram Stoker Award”, scritto da Jhon Langan del 2016 ma uscito in Italia solo nel 2024, nella collana “Caronte” per Zona 42, curata da Luigi Musolino. Il libro è stato tradotto da Alice Rossi mentre il progetto grafico e la copertina sono a cura di Annalisa Antonini.

La storia

Abe è un uomo che sta vivendo un grande dolore causato dalla morte della moglie, Marie. Per cercare conforto si butta su un suo vecchio hobby, la pesca, praticato negli anni della gioventù in maniera piuttosto grossolana visto che il padre, con cui andava, ne aveva una conoscenza che definire approssimativa è alquanto riduttivo, comunque, fatto sta che dopo la perdita della sua amata Marie, dopo solo due anni di matrimonio, la pesca diventa il suo interesse principale. Abe è un analista di sistema, un informatico che lavora per una grande azienda. Un giorno, Dan, un suo collega, non si presenta in ufficio, scopriranno il successivo che Dan è stato vittima di una grave incidente stradale nel quale hanno perso la vita la moglie e i due bambini piccoli. In seguito alla tragedia, i due, Abe e Dan si avvicinano, accomunati dal dolore per le loro perdite e da un hobby che diviene la principale fonte di svago per entrambi. Nelle loro scorribande pescherecce, vengono a conoscenza di una storia accaduta molti anni prima, in un luogo in cui decidono di andare a pescare.

La scrittura

Lo stile è semplice e asciutto, diretto quanto basta ma non banale, Jhon Langan, per i miei gusti, scrive bene, le descrizioni, prevalenti rispetto ai dialoghi, sono funzionali, mai esagerate e dettagliate al punto giusto, ovvero a seconda della necessità, cosa questa, dal mio punto di vista, molto apprezzabile in quanto spesso si parla, nel mondo della scrittura di quanto debba essere descrittivo un autore, per alcuni molto, per altri poco ma secondo me la verità sta nell’utilizzo che se ne fa, non solo nel testo a livello complessivo ma anche a più “velocità”, rispetto alle varie parti che compongono il testo stesso. È evidente inoltre che se la storia rende così bene, è anche e soprattutto merito della traduzione. Se Jhon Langan scrive bene, Alice Rossi traduce altrettanto bene.

Cosa ne penso

Jhon Langan ha scritto, a parer mio, una storia molto interessante, originale e avvincente. È un capolavoro? Probabilmente no ma è un gran bel libro che si legge benissimo, scorre a meraviglia e tocca corde emotive molto profonde. Tratta della perdita di persone care ma lo fa nel modo giusto, mostrando al lettore la vita interiore del protagonista e la necessità di “sopravvivere” a un evento dilaniante. L’autore non indugia troppo in facili piagnistei ma ti conduce nel dolore in punta di piedi e tu, come essere umano, rispondi interiormente alle necessità emotive del protagonista, alla sofferenza, al placare il dolore con la distrazione di un interesse che possa tenere impegnati, al terrore che successivamente dovrà essere affrontato.

Nella fase centrale si narra una seconda storia cioè una storia nella storia. L’espediente è utilizzato bene e consente di produrre lo stato d’animo adatto e le informazioni utili per il lettore che si inoltrerà nella parte conclusiva della storia, unendo il presente al passato e mostrando finalmente il quadro complessivo. Ecco, questa storia nella storia, comunque bella, l’ho trovata un po’ meno efficace e di poco meno scorrevole rispetto alla fase iniziale e alla fase conclusiva ma trattasi solo di gusto personale dettato dalla voglia di proseguire con le vicende del presente narrate in prima persona da Abe.

Nel complesso, il libro lascia quel giusto, per un horror, senso di angoscia, ma stranamente, alla fine della storia, quando tutto è compiuto mi è rimasto anche un “anomalo” senso di nostalgia. A questo punto, Abe lo si percepisce come un amico, non un eroe, un avventuriero o cose del genere ma un amico normalissimo, uno con le quali scambieresti volentieri due chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè e per il quale, empaticamente, provi un po’ del suo dolore.

Se può interessare, ecco i link ai miei libri:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

Il Bambino e l’Asinello Volante e Altre Storie

È Solo un Gioco

Oblivion Fair

Il 22/23 febbraio 2025 a Roma si è tenuta la prima edizione di “Oblivion”, la fiera del libro del fumetto e dell’irrazionale.

La fiera

La fiera si è svolta nella Città dell’Altra Economia che si trova, come specificato sul sito di questo interessante spazio culturale, all’interno del Campo Boario dell’ex-mattatoio, in largo Dino Frisullo. Erano presenti una quarantina di case editrici indipendenti, presenti anche, naturalmente, molti autori ed editori. Oltre all’esposizione dei libri, le due giornate dedicate all’evento, hanno visto una ricchissima serie di conferenze dedicate al tema del fantastico e dell’irrazionale e al modo di raccontarli, toccando molti temi che coinvolgono la società civile attuale.

Le mie impressioni

Ho visitato la fiera domenica 23, dal mattino fino al primo pomeriggio e devo dire che c’era davvero tanta gente, così tanta che si faceva veramente fatica a girare tra i banchi per rimirare i tanti libri esposti. Buona parte dei libri appartenevano al genere horror e alle sue sottocategorie ma c’erano anche diversi libri di genere fantasy, weird e fantascienza. Non sono mancati i classici né gli autori emergenti, inoltre erano presenti anche molti libri di seconda mano, molto ben tenuti. Il pubblico era piuttosto eterogeneo per età anche se il capello bianco, mi è sembrato, andava per la maggiore.

I libri che ho preso

Non ho stanziato un budget stratosferico ma qualcosa dovevo assolutamente prenderla così ho optato per i seguenti volumi:

Il primo libro che ho acquistato è un libro che ha destato notevole scalpore…

… Primi Delitti, una raccolta di racconti di Paolo Di Orazio edito da D Editore, uscito negli anni ’80 e che ha per tema principale, la violenza ad opera di bambini. Il libro è stato fortemente osteggiato e che come recita il sottotitolo alla nuova edizione, è stato condannato dal parlamento per istigazione a delinquere.

Il secondo è…

… Nuovi Delitti, dello stesso autore e della stessa casa editrice. Ho acquistato il secondo senza aver ancora letto il primo ma mi fido! Sono certo che in un modo o nell’altro, questi due volumi non tradiranno le mie aspettative.

Il terzo libro è…

… Della Donna Aracnide, di Luigi Musolino per Zona 42; ambientato negli anni ’90, narra di Filippo e Martina, sorella e fratello che durante la festa del Santo Patrono, decidono di assistere allo spettacolo di una nuova attrazione, appena giunta nella piazza del paese: il baraccone di Serafina, la Donna Aracnide.

Inutile dire che avendo riconosciuto gli autori, tutti e tre i volumi sono stati debitamente autografati.

Ma non è tutto perché sbirciando tra i libri delle vecchie edizioni, ho trovato un testo che non potevo in alcun modo ignorare…

Il Mastino della Guerra di Michael Moorcock, edito dalla Fantacollana Nord. Ho visto la recensione di Flavio Troisi su Broken Stories e ho capito all’istante che prima o poi sarebbe stato mio.

In conclusione

Oblivion Fair, secondo me è stata un gran bel successo e personalmente posso ben dire di aver passato veramente una bella giornata. Mi sono sentito a “casa”, in mezzo a pubblicazioni che difficilmente si possono trovare nelle librerie mainstream e se ci sono, devi andarle a scovare in angoletti bui e seminascosti, in numero terribilmente esiguo, questo sì che è un vero orrore.

Non mi resta che ringraziare per la lettura dell’articolo e arrivederci al prossimo anno a Oblivion Fair.

Se vuoi leggere i miei libri, ecco i link:

Il Bambino e l’Asinello Volante e altre Storie

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È Solo un Gioco

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