Il blog di Vincenzo Valenza

Categoria: Serie

La legge di Lidia Poët

“La legge di Lidia Poët”, è una serie tv italiana uscita su Netflix nel 2023 per la regia di Matteo Rovere e Letizia Lamartire. La serie è interpretata da Matilde De Angelis, Eduardo Scarpetta e Pier Luigi Pasino nei ruoli rispettivamente di, Lidia, Jacopo ed Enrico. L’ambientazione è a Torino, negli anni 80 del 1800.

Chi è Lidia Poët?

Ma chi è Lidia Poët? Ebbene, Lidia Poët è stata la prima donna italiana a essere iscritta all’Ordine degli avvocati. Ordine da cui fu estromessa perché all’epoca la legge italiana non ammetteva esplicitamente le donne all’esercizio di determinate funzioni pubbliche. Lidia Poët esercitò comunque la professione come assistente del fratello anch’egli avvocato. Lidia Poët fece ricorso ma non riuscì a vincerlo e fu solo molti anni più tardi che ottenne il giusto riconoscimento e l’ammissione all’ordine grazie a un intervento legislativo specifico che finalmente permetteva alle donne di accedere alle funzioni dei pubblici uffici e quindi all’Ordine degli avvocati e praticare la professione.

Il giallo all’italiana

Sostanzialmente la miniserie è un giallo all’italiana. No, non mi riferisco al cosiddetto giallo all’italiana, cioè quel filone cinematografico in stile giallo-horror ma proprio a un giallo di tipo classico prodotto in Italia (anche se tramite Netflix), con un cast italiano e chiaramente recitato da italiani, cosa di per se né positiva né negativa ma semplicemente diversa dal giallo di tipo anglosassone a cui forse siamo più abituati. C’è poi da dire che l’audio in presa diretta con cui è stata girata la serie, restituisce qualità e sfumature straordinarie.

Una battaglia per i diritti delle donne

Oltre a essere un buon giallo di tipo classico, la serie ci conduce anche nella rivendicazione della protagonista a essere considerata, nel suo lavoro, al pari degli uomini. Ci parla dunque di una battaglia per i diritti delle donne ma più in generale di una battaglia per i diritti umani e lo fa semplicemente e direttamente, senza strafare, senza estremismi.

Controversie

Per la cronaca, ci sono state delle polemiche causate dalla reazione dei discendenti di Lidia Poët per come il personaggio sia stato raccontato nella serie e in particolare si fa riferimento al fatto che la protagonista venga descritta come una persona disinibita e dal linguaggio volgare, in alcuni casi. Per quanto mi riguarda, penso che una storia non debba essere necessariamente fedele alla realtà, l’importante è che sia bella e coinvolgente e se poi aiuta a far pensare e a discutere, va più che bene, in fin di conti perfino la Storia con la esse maiuscola è filtrata dall’occhio di chi la racconta eccetto per alcuni fatti assolutamente inoppugnabili. Da ricordare che la serie è “liberamente ispirata” alla vita di Lidia Poët.

Nel complesso, “La legge di Lidia Poët”, gode di una buona ricostruzione storica, scenografie e costumi di buon livello e una colonna sonora molto azzeccata ed efficace. Come si diceva in precedenza, l’audio in presa diretta, in questo caso è un’arma in più.

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Manifest: serie tv

Manifest è una serie tv realizzata in quattro stagioni tra il 2018 e il 2023. L’idea di base è semplice ma molto intrigante: un aereo passeggeri di ritorno dalla Giamaica con destinazione New York, scompare per 5 anni, quando riappare atterrando all’aeroporto della grande mela, per i passeggeri sono passate solo 5 ore ma per il resto del mondo, non è così.

La serie

Inutile dirlo, ormai la maggior parte delle serie tv americane sono tecnicamente perfette e questa non fa eccezione, beh più o meno, diciamo che è quasi perfetta. Il cast è di prim’ordine, a giudicare dal lavoro svolto sul set. Non mancano però alcune americanaggini che da tempo ormai (eh, eh, mi piace dire, ormai), infestano i dialoghi e gli stati d’animo spesso troppo fasulli delle varie fiction che sbarcano sul nostro mercato. Di cosa parlo? Te lo dico fra qualche riga. Una buona pratica che invece sta prendendo sempre più piede è quella di trovare attori molto somiglianti per interpretare il tale personaggio da bambino o da vecchio. Purtroppo non sempre la serie riesce a rendere il senso di smarrimento dei personaggi che si trovano in una situazione “impossibile”.

Cosa non mi è piaciuto

Allora, lo stavo dicendo sopra, qualche riga fa; nelle serie americane, i personaggi si colpevolizzano sempre troppo, al di là delle vere responsabilità. Sovente il protagonista o i protagonisti si sentono troppo responsabilizzati, tutto dipende da loro, è tutta colpa loro e tutti devono salvare il mondo, e meno male che di solito ci riescono. Ora non mi dilungo troppo su questo discorso anche se sarebbe interessante indagarne i motivi a livello sociale che secondo me ci sono. Altra cosa che non mi è piaciuta è che la serie arranca un po’ tra la seconda e la terza stagione, sembra quasi che non ci siano idee e che la sceneggiatura sia stata adattata nel tempo.

Cosa mi è piaciuto

L’idea mi è piaciuta moltissimo, è davvero intrigante, non che sia una novità beninteso ma lascia spazio a una vasta serie di probabilità. Cosa è successo all’aereo e a suoi occupanti? Rapiti dagli ufo? Dal governo? Un’altra dimensione? Se si continua a vedere la serie è perché si vuole una risposta alla domanda: Cosa è successo? Il finale mi è piaciuto, mi soddisfa e sicuramente, l’inizio e la fine sono buona parte del successo della serie. Naturalmente non ne parlerò ulteriormente per non spoilerare. Un’altra cosa che mi è piaciuta è il concetto dell’essere tutti collegati, il destino degli uni è parzialmente nelle mani degli altri. Nessuno può nulla da solo, si può perdere da soli ma per vincere occorre essere uniti.

Da consigliare se…

Ti piace il mistero e sei disposto ad accettare con pazienza gli sviluppi delle due stagioni centrali che possono risultare un po’ noiose anche perché non si capisce dove gli autori vogliono andare a parare.

Se vuoi vedere una serie che inizia e ha una fine, perché Manifest avrà mille difetti ma sicuramente non è un incompiuto anche se forse rischiava di esserlo.

nano, nano

Serie: Cabinet of Curiosities

Cabinet of Curiosities è una serie tv horror ideata da Guillermo del Toro,in programmazione su Netflix.

Guillermo del Toro

Ha esordito con la regia del film horror: Cronos del 1993 ma la sua consacrazione avviene firmando il film, Il labirinto del fauno del 2006 che sarà presentato al Festival di Cannes, vincerà tre Oscar, per la fotografia (il direttore della fotografia è lo stesso Guillermo Navarra che successivamente firmerà la regia del primo episodio di Cabinet of Curiosities, Lotto 36), la scenografia e il trucco e riceverà numerosi altri riconoscimenti. Successivamente dirige tre grandi film, La forma dell’acqua 2017, La fiera delle illusioni 2021 e Pinocchio 2022, tutti accolti positivamente dalla critica, con un buon seguito di pubblico e vincitori di diversi premi internazionali. Altri film famosi di Guillermo del Toro sono: Hellboy del 2004 e Pacific Rim del 2013. Infine, Guillermo del Toro è anche scrittore, sceneggiatore e produttore. La serie Cabinet opf Curiosities è un’antologia composta da otto episodi. Di seguito i titoli degli episodi e la regia.

Lotto 36 diretto da Guillermo Navarra

I ratti del cimitero scritto e diretto da Vincenzo Natali autore tra gli altri di The Cube e Splice

L’Autopsia scritto da David S. Goyer e diretto da David Prior

L’apparenza scritto da Haley Z. Boston e diretto da Ana Lily Amirpour

Il modello di Pickman scritto da Lee Patterson e diretto da Keith Thomas

I sogni della casa stregata scritto da Mika Watkins e diretto da Catherine Hardwicke autrice tra gli altri di: Twilight e Cappuccetto rosso sangue

La visita scritto da Panos Cosmatos figlio del celebre regista George Pan Cosmatos e Aaron Stewart Ahn e diretto da Panos Cosmatos

Il brusio scritto e diretto da Jennifer Kent

A mio parere, la serie è assolutamente di alto livello. Tutti gli episodi sono ben diretti, le immagini sono sicuramente di alto impatto visivo e gli attori recitano benissimo non ho però molto apprezzato, per un mio gusto personale, i primi due episodi, Lotto 36 e I ratti del cimitero mentre, di contro, il mio preferito è stato senza alcun dubbio l’ultimo episodio, Il brusio di Jennifer Kent che terrei ben d’occhio per i suoi prossimi lavori.

Gli anelli del potere

Il signore degli anelli

Il signore degli anelli è una trilogia di romanzi fantasy composta da:

La compagnia dell’anello, Le due torri e Il ritorno del re

Ambientato nella Terra di mezzo, in un passato immaginario dove si combatte un’epica guerra tra il bene e il male con il signore oscuro Sauron che vuole portare le tenebre nel mondo. Aiutato dalla magia e da un esercito di orchi guidati dal mago nero Saruman. Dalla parte opposta si oppongono elfi, hobbit uomini e nani, aiutati dal mago bianco Gandalf.

J.R.R. Tolkien

È lo scrittore nonché linguista britannico che ha creato il mondo della Terra di mezzo con tutti i suoi personaggi, eventi e creature magiche. Oltre al Signore degli anelli ha scritto Lo Hobbit (precedente al Signore degli anelli) e il Silmarillon.

Gli Hobbit

Sono gli hobbit i veri protagonisti dei romanzi di Tolkien ed è interessante notare come i personaggi più deboli esteriormente, in realtà siano i più forti interiormente. Gli esseri più pacifici si dimostrano i più coraggiosi, i più agguerriti e sono coloro che si fanno carico dei fardelli più pesanti da portare perché la lotta tra bene e male è soprattutto una lotta dell’anima.

Gli anelli del potere: prima stagione

Ammetto che i primi due o tre episodi sono stati un pò pesanti. La storia risultava essere molto lenta e non si capiva dove volesse andare a parare ma via, via che gli eventi procedevano si incominciavano a capire delle cose. Tecnicamente la serie è molto ben fatta, tanto da far impallidire molti film in circolazione e anche visivamente rende molto bene, con i giusti colori e ambientazioni. Gli attori sono bravi ma non tutti rendono al meglio nei loro ruoli. Una questione di aspetto e non certo di capacità. Perciò nel complesso la serie per me è ottima e promette degli interessanti sviluppi. Sono sicuro che le successive stagioni saranno all’altezza delle aspettative.

Forse qualche aspetto narrativo io me lo sarei giocato diversamente ma occorre aspettare gli sviluppi futuri per capire se sarà valsa la pena fare determinate scelte.

Gotham: la serie

Gotham è la serie dedicata al commissario Gordon, basata sull’universo DC Comics prima dell’avvento di Batman. Narra infatti le avventure di un giovane James Gordon dal giorno in cui furono assassinati i genitori di Bruce Wayne fino al presentarsi del noto cavaliere oscuro. È stata prodotta dalla Warner Bros Television ed è andata in onda la prima volta sul canale americano Fox tra il 2014 e il 2019.

Le origini dei personaggi

La serie è anche e soprattutto un modo per raccontare le origini dei personaggi che infestano il mondo del bat-eroe. Ritroviamo tuti i classici avversari del pipistrello mascherato. Dall’Enigmista al Joker a Mr. Freeze. Da Catwoman allo spaventapasseri e altri.

Il senso di colpa nei personaggi

Non posso non notare una cosa che si vede spesso in questo genere e mi sembra un pò una “fissa americana”, quella di colpevolizzarsi per ogni cosa che accada e questo sta a significare anche che scrivendo e descrivendo tali personaggi si delinei nel protagonista un ego spropositato. Tutto ciò lo trovo non realistico. Tra l’altro fa a cazzotti con un’altra fissa, quella di una (falsa) vera giustizia a ogni costo. personaggi che ammazzano a tutto spiano, però, quando si trovano a dover decidere della vita di un criminale da strapazzo nonché pluriomicida quando non stragista, lo difendono a costo della propria vita. Anche questo non è affatto realistico.

Alzati e cammina

Altro problema che attanaglia la serie, sempre dal mio punto di vista , è il fatto che a Gotham, la gente non rimane mai morta. Se in alcuni casi l’espediente narrativo può starci, in altri casi è assolutamente fuori luogo.

Una serie da vedere

Senza alcun dubbio è una serie da vedere. È molto ben fatta, le atmosfere oscure sono ben rappresentate, gli attori sono tutti bravi. In molti casi però i dialoghi sono piuttosto banali. Nella narrazione si fa presto a portare alcuni personaggi da un estremo all’altro. Buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni per poi tornare cattivi. Nel complesso, le prime tre stagioni mi sono piaciute molto, la quarta e la quinta un pò meno con una sceneggiatura poco convincente; ciononostante è sicuramente da consigliare. Trovo poi il finale, riuscitissimo.

The Sandman: la serie

Incipit

Morfeo, il signore della terra dei sogni, viene catturato e imprigionato da alcuni uomini dediti alla stregoneria. Sogno (Morfeo), resta intrappolato per molti anni e questo produce gravissimi danni nel mondo dei sogni e di conseguenza sui sogni stessi degli uomini della terra. Questo è l’incipit della serie Netflix, The Sandman.

Cosa mi è piaciuto

Le immagini e le atmosfere dark sono spettacolari, la serie è molto ben curata e rende per quello che dovrebbe rappresentare. Ottima la colonna sonora (requisito fondamentale per la riuscita della serie). Ricostruzioni, scenografie e costumi al top. Gli attori sono molto azzeccati nelle rispettive parti (tranne una), la storia e i dialoghi sono convincenti.

Cosa non mi è piaciuto

Mi perdonerà il doppiatore del corvo ma a me non mi ha convinto così come non mi risulta credibile Rose Walker che avrei visto con un animo molto più tormentato. Beh un p0′ mi stona pure la sorella di sogno, Morte; vedete, accade in molti film e serie americane, che creature sovrannaturali sembrino trovarsi troppo a loro agio nei panni umani. Questo è l’effetto che mi fa vedere questo personaggio aggirarsi tra gli umani, effetto che scompare comunque, quando entra in azione.

La scena clou

Indimenticabile il duello tra Lucifer e Morfeo. Lo dovete vedere.

L’uomo nell’alto castello

È una serie televisiva tratta dal romanzo di fantascienza di Philip K. Dick: La svastica sul sole. È andato in onda per la prima volta in Italia, tra il 2016 e il 2019 su Prime Video. Tra gli interpreti principali troviamo: Alexa Davalos che interpreta Juliana Crain (The chronicles of Riddick, The mist, Defiance, scontro tra titani, The Punisher) e Rufus Sewell (Dark City, Il destino di un cavaliere, La leggenda di Zorro, L’illusionista, Gods of Egypt, I pilastri della terra, La fantastica signora Maisel).

Di cosa parla

L’uomo nell’alto castello parla di come potrebbe essere il mondo se la seconda guerra mondiale fosse stata vinta dall’asse. Ambientato negli Stati Uniti, paese diviso tra gli Stati Giapponesi del Pacifico a ovest e il Grande Reich Nazista a est. Come vivrebbero le persone? Come si sarebbe sviluppata la società (siamo nei primi anni sessanta)? Come sarebbe insomma il mondo per gli sconfitti e per i vincitori? Provate a immaginare, il cinema, la televisione, la letteratura, le arti etc. E inoltre, ci sarebbe una resistenza o forse tutti si conformerebbero adattandosi per sopravvivere o forse la maggior parte delle persone. Naturalmente poi gli spunti in una situazione del genere sarebbero veramente infiniti.

Cosa mi è piaciuto

La serie è ben fatta e la storia si rivela poco alla volta, la capacità di pazientare e non mostrare tutto subito la ritengo un’ottima qualità. Un’altra cosa molto importante è l’atmosfera cupa e pesante che si respira nelle terre occupate dalle forze dell’asse. C’è una pesantezza palpabile nello svolgersi delle immagini che rende perfettamente il clima che si vivrebbe in tali circostanze. Secondo me, gli attori sono tutti bravi ed è stato fatto un ottimo lavoro nella caratterizzazione dei personaggi. Ho molto apprezzato lo sviluppo dei personaggi che come è logico immaginare cambiano a seconda del loro vissuto personale portandoli a essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che erano e mettendo a dura prova le loro vite, il loro pensiero i propri affetti e portandoli al sacrificio se necessario o all’affermazione di se stessi. In ogni caso è difficile che gli eventi non riescano a scalfire anche le certezze più granitiche. Sembra inoltre che in fase di progettazione della serie sia stato fatto uno studio molto approfondito sulla cultura nazista e sulla cultura dell’impero giapponese per poter rendere al meglio lo scenario nell’America del dopoguerra.

La svastica sul sole e Philip k.Dick

Come dicevo all’inizio, L’uomo nell’alto castello, è basato su di un romanzo di Philip K. Dick del 1962 appunto, La svastica sul sole. Dick è stato l’autore di molti romanzi di fantascienza adattati per il grande schermo come i famosissimi Blade runner, Minority Report e Atto di forza ma anche Screamers, Paycheck e altri ancora ed è diventato una vera icona della fantascienza del ventesimo secolo.

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