Il blog di Vincenzo Valenza

Categoria: Serie

Goldrake U

Il ritorno di Goldrake ha riportato l’attenzione sugli anime degli anni ’80 che avevano per protagonisti i tanti e famosi robot giganti o robottoni come li chiamano ora. Questa serie appena andata in onda sulla RAI ha acceso numerosi dibattiti tra gli appassionati del genere, così ho deciso di dire la mia…

Goldrake o Grendizer?

Solo per precisare, a beneficio di coloro che non conoscono Goldrake, ossia la serie animata intitolata: Atlas Ufo Robot, Grendizer è il nome internazionale di Goldrake.

Il Goldrake di una volta

Due parole, beh, facciamo più di due parole per dire che Goldrake U è un rifacimento della serie andata in onda sulla RAI alla fine degli anni ’70 e come tale è stato ammodernato per renderlo più adatto ai tempi attuali. Questo significa che va guardato come se fosse una serie nuova, questo almeno durante la visione, poi ognuno può trarre le proprie conclusioni ma se lo si guarda avendo continuamente in mente (scusate il gioco di parole) la vecchia serie, vi rovinate il divertimento e non potrete essere oggettivi. Detto ciò, il Goldrake di ieri era un prodotto assolutamente innovativo con sigla in italiano da poter canticchiare a piacimento e una colonna sonora, per me, strepitosa, per non parlare della forma, un disco volante con dentro un robot gigante. Certo era un cartone animato che lasciava tanti interrogativi, alcune cose non si spiegavano proprio, come per esempio, il fatto che Tokyo sarà stata distrutta innumerevoli volte o come cavolo faceva Goldrake a vincere sempre, va bene che era forte ma inverosimile e poi perché non attaccare la terra in massa, con tutti i mostri disponibili? Ma a noi dopotutto, importava poco, era bello, era forte e parlava di ideali positivi malgrado le polemiche suscitate nell’opinione pubblica.

Il Goldrake di oggi

Il Goldrake di oggi è diverso, si rimescolano un po’ le cose, i personaggi, la storia che nella sua linea fondamentale risulta essere la stessa ma condensata in pochi episodi e dotati di quella che oggi si chiama, continuity ovvero la continuità coerente tra gli episodi o le stagioni, a differenza degli anni ’70/’80 in cui gli episodi di una serie sostanzialmente riproducevano degli eventi con una scaletta praticamente sempre uguale tanto e vero che le serie tv di quegli anni si chiamavano telefilm, ovvero una serie di piccoli film. Goldrake U è una serie che si sviluppa rapidamente, moderna, un’animazione non male ma non esageratamente superiore a quella degli anni ’70 con dei personaggi caratterizzati in maniera differente e la presenza di Mazinga Z un altro famosissimo robot che non mi sembra sia apparso tra gli episodi della serie originale.

Le mie impressioni

Allora, ho aspettato di finire di vedere Goldrake U prima di dire la mia e alla fine queste sono le mie riflessioni personali. Dunque, vedendo la serie mi sono posto le seguenti domande:

1- È stata una buona idea proporre di nuovo Goldrake?

2- Sarebbe stato opportuno riproporlo tale e quale alla serie originale?

3- Quella che abbiamo visto è stata la migliore versione possibile?

E mi sono anche risposto naturalmente…

1- È stata una buona idea proporre di nuovo Goldrake?

Secondo me sì, almeno per quanto riguarda il mercato italiano, considerando che sono passati più di quarant’anni e ancora ce lo ricordiamo e ne parliamo; questo lo dico a prescindere da come siano andate le cose in Giappone e negli altri paesi in cui è uscito. Per l’Italia è stata assolutamente una buona idea.

2- Sarebbe stato opportuno riproporlo tale e quale?

No! non avrebbe avuto alcun senso, semmai, sarebbe stato auspicabile scrivere la continuazione della serie originale, invece si è optato per un rifacimento, o per meglio dire un reboot.

3- Quella che abbiamo visto è stata la migliore versione possibile?

Come dicevo rispondendo alla domanda di cui sopra, per me la cosa migliore sarebbe stata proporre il proseguimento della storia originale, quindi quella che ho visto non la considero la migliore versione possibile, poi naturalmente la produzione e gli autori fanno quello che vogliono, questo è palese.

Perciò se diciamo che è stata una buona idea, che non poteva essere rifatto uguale a quello degli anni ’70 e che la versione andata in onda non è la migliore versione possibile, ecco, allora proviamo a immaginare come poteva essere Goldrake U, precisando naturalmente che sono le mie impressioni e le mie personali riflessioni.

Luci e ombre

Partiamo dalla storia: la base è identica e qui come ho già detto, io avrei preferito una continuazione del Goldrake delle origini ma evidentemente si è scelta un’altra strada; e per la strada che si è scelta, direi bene per la parte che rende il robot Goldrake di un’origine sconosciuta e quindi frutto di una tecnologia superiore anche agli alieni. Completamente errato il discorso degli aeromobili come il Delfino, la Trivella e Goldrake 2.

Ma la parte che più mi interessa commentare riguarda i personaggi:

Actarus

La scelta di un Actarus più giovane, non la trovo azzeccata, perché se è vero che permette ai ragazzi di oggi di immedesimarsi più facilmente in un personaggio della loro età, io credo che sia altrettanto vero che i teenagers abbiano fretta di crescere e quindi possano prendere ad esempio, un ragazzo più grande e dal carattere più solido e formato; un personaggio a cui tendere piuttosto che un personaggio in cui immedesimarsi, quindi.

Alcor e Maria

Ci sta! Questi due personaggi, cioè un Alcor più spigliato e reattivo e una Maria più infantile mi sono piaciuti, soprattutto la sorella di Actarus, piuttosto discola che rispecchia maggiormente la sua giovane età.

Venusia

Non mi è piaciuta! Una creatura tanto mistica quanto inutile, dal mio punto di vista. Sembra quasi che sia stata messa lì, in quel contesto, in modo completamente artificioso. Io credo che questa mossa sia servita a spiegare alcune cose rimaste in “sospeso”, intendo, non spiegate nella serie originale e questo va bene ma il modo mi lascia un po’ perplesso e comunque ci torneremo sopra più tardi…

Sayaka

Sayaka, se non erro, non era presente nell’originale ma nella serie di Mazinga Z. Okay, può andare ma non ce n’era veramente bisogno; la sua presenza in realtà è comprensibile a causa dell’unione, nella stessa serie, dei due robot, Mazinga Z e Goldrake la cui continuity non è ben chiara agli italiani forse per il fatto che Goldrake è stato il primo ad arrivare in Italia ma non il primo cartone sui grandi robot a essere uscito in Giappone e soprattutto non il primissimo dello stesso autore.

Professor Yumi

Stesso discorso di Sayaka, i due personaggi appartengono alla serie dedicata a Mazinga Z ma al di là di questo, non mi sembra che lascino il segno in Goldrake U e faccio fatica a vederne la loro utilità.

Dottor Procton

È il responsabile del centro di ricerche spaziali e deve esserci ma mi sembra, rispetto all’originale, un po’ sotto tono.

Rubina, Teronna e Cazador

Questo trittico di personaggi, sempre a mio modo di vedere, si poteva tranquillamente evitare. Avrei preferito vedere Maria trattenuta dai nemici di Goldrake e utilizzata per mettere in seria difficoltà Actarus piuttosto che due ragazze, cioè Rubina e Teronna, innamorate della stessa persona, ossia Duke Fleed. Cazador mi sembra una vera e propria forzatura, il personaggio toglie interesse dai veri cattivi della storia per aggiungere poco e niente.

Gandal, Zuril e Hydargos

I veri cattivi, risultano fortemente ridimensionati dai tre personaggi di cui ho parlato prima, vale a dire: Cazador, Teronna e Rubina e sembrano essere le macchiette di sé stessi.

Il grande assente

Rigel secondo me doveva proprio esserci; è un personaggio molto riuscito e interessantissimo il cui scopo era quello di allentare la tensione, era perfettamente caratterizzato, portava buon umore e divertimento; senza dubbio uno dei personaggi secondari più riusciti nella storia degli anime.

E il robot?

Il robot mi è piaciuto, un leggero ritocco al design ci sta più che bene ma rimane ambigua la sua figura per via di quell’aura di misticismo di cui è permeato e sia questo che il discorso sulle astronavi d’appoggio a Goldrake, avrebbero senso solo se la produzione dovesse decidere di prolungare la serie con nuove stagioni.

In conclusione

Sono contento che sia stato realizzato un nuovo Goldrake però devo dire che mi ha soddisfatto solo in parte. I primi quattro episodi sono stati strepitosi, con l’attacco a Riad, Roma e Parigi, sicuramente un omaggio ai tre paesi che oltre al Giappone hanno più amato Atlas Ufo Robot. Per il resto, non è stato malaccio ma un pò troppo “sceneggiata”, per i miei gusti. Non mi è piaciuta l’idea di trovare dei mezzi aerei da combattimento fermi su un’isola, pronti per essere utilizzati, senza neanche conoscerne il funzionamento. Buone le animazioni, ottimo il doppiaggio e spero in un proseguimento della storia, che possa migliorare nettamente l’intera opera e per quanto mi riguarda, do il mio bentornato ai robottoni.

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È solo un gioco

Le 4 migliori serie tv

Una mia personalissima classifica delle migliori serie tv di tutti i tempi, naturalmente parliamo sempre di serie ambientate nel mondo del fantastico:

Al n°4 direi:

La serie fanta-horror targata Netflix riporta in auge una storia fantastica ben raccontata e in grado di segnare un’epoca anzi due; la prima è quella degli anni ’80, il periodo in cui si svolgono i fatti raccontati nella serie, epoca riprodotta con cura maniacale dal team di produzione. La seconda è l’epoca degli anni a cavallo tra il 2016 e il 2025 ovvero il periodo in cui sta andando in onda la serie stessa. In realtà, niente di nuovo sotto il sole, sì nel senso che gli elementi che compongono lo show sono abbastanza noti, dall’ambientazione da guerra fredda tra le due superpotenze USA e URSS agli esperimenti governativi per trasformare esseri umani in armi letali, passando per la nostalgia degli anni che furono fino ai buoni sentimenti in lotta contro il male. Ma allora, direte voi, dove sta la bellezza di questa serie? Che è fatta benissimo, è fatta talmente tanto bene che sembra qualcosa di veramente originale, mai visto prima e forse, in un certo senso, è vero. Guardare Stranger Things è una gran bella avventura, le carte vengono scoperte gradualmente, nei giusti tempi e con le dovute modalità, insomma come dicevo è una produzione perfetta.

Al n°3:

Era da un po’ che non vedevo una bella serie di fantascienza, dai tempi di… va beh, ne parliamo dopo. Tornando a Battlestar Galactica, sto parlando del rifacimento uscito tra il 2004 e il 2009, è veramente una bella serie. Riprende l’idea della serie del 1980, serie interessante ma con notevoli limiti, primo tra tutti, una sceneggiatura arzigogolata, causata dal tentativo di far rivivere la serie dopo la chiusura a causa dei costi troppo elevati; inoltre mi sembra di ricordare un’ironia un po’ semplicistica e superficiale, per il resto l’idea era interessante e gli effetti speciali, buoni. Vedendo la nuova serie, che si discosta dall’originale in diversi punti, ciò che più mi ha colpito sono state le lotte intestine all’interno della flotta degli umani, sicuramente più realistico ma che toglie un po’ alla magia. Effetti speciali di ottimo livello e soprattutto , la serie è completa, cioè ha un inizio e una fine, cosa per me fondamentale.

Al n°2:

Spazio 1999, serie che potrebbe dare una pista a molte altre ancora oggi e ambientazione tecnologica ancora all’avanguardia. Tutti noi che vedevamo questa serie, abbiamo atteso il 13 settembre 1999 per vedere la luna lasciare la sua orbita, capirete la delusione… Scherzi a parte è stata una fantastica serie fantascientifica. Tutto al top per l’epoca ma sarebbe ottima ancora oggi, idea innovativa e interessante, tecnologia spettacolare, effetti speciali all’avanguardia, attori molto credibili, una splendida colonna sonora, soluzioni strabilianti e ricordo tra tutte, le armi laser originalissime, i comunicatori e le bellissime astronavi, le Aquile e vi ricordo che siamo a metà degli anni ’70 e gli Space Shuttle della NASA, che somigliavano vagamente alle astronavi di Spazio 1999 (ma meno fighe), presero servizio nel 1981, solo per curiosità. Certo, qualche piccola sbavatura, a guardarlo ora, c’era ma stiamo parlando di cinquanta anni fa, mica bruscolini; ma il problema più grosso, quello che credo abbia portato alla chiusura della serie, è stato il tentativo, non perfettamente riuscito di ammodernare la serie, nella seconda stagione, molto più ricca di avventura e azione a discapito di un taglio più filosofico ed esistenziale.

Beh, al n°1 per me, non poteva che esserci:

La migliore serie di tutti i tempi, nell’ambito del fantastico e nella fattispecie della fantascienza. Non c’è lotta possibile, Star Trek, la serie originale, vince su tutte le altre serie mai realizzate e stravince anche in casa propria contro figli e nipoti vari anche se con apprezzabilissime serie ormai diversamente ramificate. Da notare che i ritrovati tecnologici e scientifici utilizzati nella serie hanno anticipato di alcuni anni la realtà, per esempio, il capitano Kirk era solito firmare gli ordini di servizio su quello che sembrava essere un tablet; nel 1996, la Motorola lanciò il telefono StarTac, praticamente il comunicatore usato in Star Trek; come nella serie, negli ultimi anni sono state brevettate siringhe senza ago le cui sostanze iniettate attraversano la pelle senza danneggiarla inoltre, il teletrasporto, il motore a curvatura e l’energia prodotta dalla collisione tra materia e antimateria sono oggetto di ricerche scientifiche all’avanguardia, poi c’è anche il discorso riguardante la visione del curatore, Gene Rodenberry che immaginava un futuro in cui gli esseri umani e quelli non umani, risolvessero pacificamente i propri problemi per vivere in armonia senza escludere alcuno. Star Trek andò in onda, per la prima volta tra il 1966 e il 1969 in piena guerra fredda e appena due anni dopo l’abrogazione delle leggi sulla segregazione (1964) e tra i personaggi chiave della serie ci sono, una donna di colore, il tenente Uhura, un russo, l’ufficiale di rotta Chekov e un vulcaniano, il famosissimo ufficiale scientifico, Spock, niente male per quegli anni, vero?

Beh, questa era la classifica delle migliori serie tv attinenti al mondo del fantastico, voi cosa ne pesate? Condividete la classifica o ne avete una alternativa? Comunque voglio lasciarvi con queste parole:

“Spazio, ultima frontiera; eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo e mai giunto prima”.

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Il mio libro di racconti per l’infanzia

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Il mio urban fantasy per ragazzi:

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La mia raccolta di poesie:

È Solo un Gioco

Batman Caped Crusader

Da ragazzino, non ho molto apprezzato questo personaggio; a me piacevano gli eroi con i poteri e Batman non ne aveva. In effetti, l’uomo pipistrello era probabilmente il più adulto tra gli eroi DC Comics mentre gli unici film che mi hanno veramente convinto sono stati quelli di Cristopher Nolan, la Trilogia del Cavaliere Oscuro.

Il ritorno del cavaliere oscuro

In realtà non se n’era mai andato ma in un certo senso è tornato dopo i vari film che si sono susseguiti dagli anni novanta a oggi con risultati altalenanti. Penso che questa serie possa riportare la pace tra tutti quegli appassionati che si sono persi negli anni e non per colpa loro.

Le animazioni

Le animazioni non sono particolarmente dettagliate ma sono molto belle e curate, in uno stile volutamente retrò, dal tratto semplice, diretto ed essenziale che ritengo efficacissimo. Sono un chiaro omaggio allo stile noir delle origini del personaggio richiamando l’estetica degli anni ’40, epoca in cui Batman ha preso vita nei fumetti (1939 per l’esattezza). Le immagini sono estremamente curate con scene cariche di atmosfera grazie all’uso sapiente di luci e ombre. Gotham City appare come un luogo senza tempo, misterioso e perché no, un pò nostalgico. Lo stile grafico si rivela particolarmente efficace nel trasmettere il senso di oscurità e pericolo che da sempre caratterizzano le avventure del Cavaliere Oscuro.

Le storie

Ogni episodio di “Caped Crusader” sembra destinato a riportare Batman al suo ruolo primario: quello di detective e vigilante, alle prese con una Gotham City che pullula di criminali iconici. I fan potranno rivedere figure classiche come il Pinguino, Catwoman e altri antagonisti che incarnano le mille sfaccettature del crimine e del caos ma in una versione rivista così come u tutti, o quasi i personaggi della serie. La narrazione punta a un equilibrio tra azione e introspezione, esplorando non solo le lotte fisiche tra Batman e i suoi nemici, ma anche i dilemmi morali e personali che lo definiscono come personaggio. Questa attenzione alla profondità narrativa sembra essere una promessa di qualità per la serie.

La colonna sonora

Splendida la colonna sonora, firmata da Frederik Wiedmann, un elemento che fin dal passato ha avuto un ruolo cruciale nelle avventure animate del Cavaliere Oscuro. Le melodie sembrano ispirarsi alle sonorità orchestrali degli anni ’90, con un tocco moderno che le rende memorabili. È una colonna sonora che cattura perfettamente l’essenza di Gotham, mescolando mistero, tensione e drammaticità.

Insomma, se volete vedere una serie animata “adulta”, saldamente ancorata tra mistero e noir, Batman Caped Crusader è assolutamente da vedere. Per chi l’ha vista, fatemi sapere se vi è piaciuta.

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Serie: Jupiter’s Legacy

Jupiter’s Legacy è una serie tv in onda su Netflix, tratta dall’omonimo fumetto scritto da Mark Millar e disegnato da Frank Quitely. La serie ci racconta di alcuni supereroi che formano un gruppo chiamato: “Unione della giustizia” e dei loro figli, eredi dei loro poteri.

Il concetto di giustizia

“L’unione della giustizia”, si fonda su alcuni principi, di cui il primo e più importante è: Non uccidere; i criminali infatti, si combattono e si arrestano ma non si uccidono. Il problema nasce quando Brandon, il figlio del capo del gruppo che si fa chiamare Utopian, uccide un super-cattivo, contravvenendo al suddetto principio numero uno. Il gran polverone che ne deriva porta a discussioni quanto meno accese coinvolgendo l’opinione pubblica e di fatto crea sia tra i supereroi che tra la gente comune, due schieramenti, a favore o contro la linea dura. Ma tutto ciò vuole rappresentare anche uno scontro generazionale, quello che andava bene ieri non va più bene oggi, forse.

Il senso di responsabilità

Se il concetto di giustizia, che oggi è tanto indefinito quanto disatteso, è uno dei due grandi temi in Jupiter’s Legacy, l’altro è senz’altro il senso di responsabilità che va, e deve andare, perfettamente a braccetto con il concetto di giustizia. Nella serie, alcuni supereroi di seconda generazione, non intendono assumersi la responsabilità di difendere le persone ordinarie dalle minacce non ordinarie che incombono sulle loro vite. È questo il caso di Chloe, la figlia di Utopian che invece di combattere i criminali, sceglie una carriera come modella. Per non parlare di altri giovani supereroi che si schierano più o meno apertamente con fazioni criminali.

Le origini dei poteri

L’origine dei poteri sovrumani dei nostri eroi, che come sempre in questo tipo di storie è molto importante, è rivelato attraverso continui flashback, soluzione narrativa molto amata dagli autori d’oltreoceano; di fatto gli episodi sono un continuo avvicendarsi tra gli eventi del passato e quelli del presente. Personalmente avrei evitato tutto ciò, ricostruendo eventualmente le origini dei supereroi in una eventuale “ultima” stagione.

Una sola stagione

Insomma, a mio avviso, i presupposti per uno sviluppo in più stagioni (così com’era previsto), c’erano tutti e poteva essere un bel viaggio; sì perché la serie è stata cancellata dopo una sola stagione, sembra a causa di uno scarso risultato in termini di apprezzamento da parte del pubblico in concomitanza con un aumento non previsto del budget. Peccato, anche perché l’ultimo episodio della prima e unica stagione, stava prendendo una piega piuttosto interessante.

In conclusione, vale la pena vedere una serie rimasta incompiuta? Dipende, secondo me è comunque interessante, perciò se avete la curiosità di esplorare questo mondo, guardatela con la consapevolezza che non ne vedrete la conclusione; se invece non avete tale curiosità e non sopportate il fatto di non poter completare ciò che avete iniziato, allora lasciate stare, perché non fa per voi. A me la serie è piaciuta, il problema è solo quello, per poterne godere appieno la serie doveva continuare nei suoi sviluppi. Comunque se volete dare una sbirciatina, non è neanche molto lunga, sono infatti solo otto episodi. Fate voi… a chi l’ha vista invece chiedo, come l’avete trovata? Vi è piaciuta?

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Serie: House of Ninjas

Una famigli di Ninja, che in seguito alla morte di uno dei componenti della famiglia, appende la katana al chiodo. Questa è la base di partenza della serie tv di Netflix: House of Ninjas, diretta da Dave Boyle.

Chi sono i ninja

Forse sarebbe più corretto dire, chi erano i Ninja; beh, nel medioevo giapponese erano delle spie, il corrispettivo degli attuali agenti segreti. Erano in grado di infiltrarsi oltre le linee nemiche per carpire informazioni, uccidere o compiere azioni di guerriglia. Come viene più volte detto nella serie, Ninja è un termine grossolano, essi si riconoscono infatti nel nome: Shinobi che significa nascondersi.

Cosa mi è piaciuto

Cosa mi è piaciuto di questa serie? Diverse cose, i filmati sono piuttosto dark ma non troppo, c’è, secondo me la giusta dose di luce e ombra e non mi riferisco alla fotografia, o non solo visto che ha la sua importanza ma all’atmosfera creata. È leggero quando deve esserlo ma crudo al momento e al punto giusto; se una lama ti affetta, ti affetta, non è uno scherzo. La colonna sonora mi è piaciuta moltissimo e mi è particolarmente piaciuta in alcune scene, come quella in cui la famiglia ninja torna a combattere insieme, all’interno di un magazzino.

Cosa non mi è piaciuto

La serie, coniuga molto bene, caratteristiche orientali e un punto di vista prettamente occidentale rendendola molto attraente secondo i canoni non orientali ma rimangono alcune gestualità in stile giapponese, forse mutuate da teatralità culturali proprie, che però mi fanno un pò storcere il naso quando le vedo, perché mi sembrano forzature innaturali e quindi non necessarie.

In conclusione

In conclusione, non è certo un capolavoro ma è una buona serie composta da solo otto episodi. Adatta a chi ama la cultura orientale e giapponese in particolare, molto ben costruita e divertente, perfetta per chi inoltre vuole staccare la spina per qualche ora. Buona serie, ottima come svago.

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La legge di Lidia Poët

“La legge di Lidia Poët”, è una serie tv italiana uscita su Netflix nel 2023 per la regia di Matteo Rovere e Letizia Lamartire. La serie è interpretata da Matilde De Angelis, Eduardo Scarpetta e Pier Luigi Pasino nei ruoli rispettivamente di, Lidia, Jacopo ed Enrico. L’ambientazione è a Torino, negli anni 80 del 1800.

Chi è Lidia Poët?

Ma chi è Lidia Poët? Ebbene, Lidia Poët è stata la prima donna italiana a essere iscritta all’Ordine degli avvocati. Ordine da cui fu estromessa perché all’epoca la legge italiana non ammetteva esplicitamente le donne all’esercizio di determinate funzioni pubbliche. Lidia Poët esercitò comunque la professione come assistente del fratello anch’egli avvocato. Lidia Poët fece ricorso ma non riuscì a vincerlo e fu solo molti anni più tardi che ottenne il giusto riconoscimento e l’ammissione all’ordine grazie a un intervento legislativo specifico che finalmente permetteva alle donne di accedere alle funzioni dei pubblici uffici e quindi all’Ordine degli avvocati e praticare la professione.

Il giallo all’italiana

Sostanzialmente la miniserie è un giallo all’italiana. No, non mi riferisco al cosiddetto giallo all’italiana, cioè quel filone cinematografico in stile giallo-horror ma proprio a un giallo di tipo classico prodotto in Italia (anche se tramite Netflix), con un cast italiano e chiaramente recitato da italiani, cosa di per se né positiva né negativa ma semplicemente diversa dal giallo di tipo anglosassone a cui forse siamo più abituati. C’è poi da dire che l’audio in presa diretta con cui è stata girata la serie, restituisce qualità e sfumature straordinarie.

Una battaglia per i diritti delle donne

Oltre a essere un buon giallo di tipo classico, la serie ci conduce anche nella rivendicazione della protagonista a essere considerata, nel suo lavoro, al pari degli uomini. Ci parla dunque di una battaglia per i diritti delle donne ma più in generale di una battaglia per i diritti umani e lo fa semplicemente e direttamente, senza strafare, senza estremismi.

Controversie

Per la cronaca, ci sono state delle polemiche causate dalla reazione dei discendenti di Lidia Poët per come il personaggio sia stato raccontato nella serie e in particolare si fa riferimento al fatto che la protagonista venga descritta come una persona disinibita e dal linguaggio volgare, in alcuni casi. Per quanto mi riguarda, penso che una storia non debba essere necessariamente fedele alla realtà, l’importante è che sia bella e coinvolgente e se poi aiuta a far pensare e a discutere, va più che bene, in fin di conti perfino la Storia con la esse maiuscola è filtrata dall’occhio di chi la racconta eccetto per alcuni fatti assolutamente inoppugnabili. Da ricordare che la serie è “liberamente ispirata” alla vita di Lidia Poët.

Nel complesso, “La legge di Lidia Poët”, gode di una buona ricostruzione storica, scenografie e costumi di buon livello e una colonna sonora molto azzeccata ed efficace. Come si diceva in precedenza, l’audio in presa diretta, in questo caso è un’arma in più.

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Star Trek Picard: serie tv

Sono stato e sono un grande fan di Star Trek, la serie originale; ho visto comunque diversi episodi di Star Trek The Next Generation e praticamente tutti i film della serie.

La reunion

Inutile dire che i miei personaggi preferiti e il mio immaginario personale sono legati alla serie classica e ai relativi personaggi come il capitano Kirk, il vulcaniano Spock e a tutti gli altri; mi sono accostato quindi a questa serie con interesse ma relativamente poco coinvolgimento. Dico ciò perché la mia personale impressione è che Star Trek Picard sia una specie di reunion quindi dedicata in particolar modo ai fan della serie, Star Trek The Next Generation che ovviamente, negli anni, hanno apprezzato i personaggi della serie con Jan-Luc Picard in testa.

Una trilogia

Star Trek Picard è una serie in tre stagioni(per ora) e secondo me dovrebbe essere considerata una specie di trilogia il cui senso si estrinseca necessariamente al completamento delle tre stagioni. Il telefilm è perfetto dal punto di vista tecnico e per quel che riguarda gli effetti speciali, come ci si può chiaramente aspettare. Le storie non sono male ma secondo me stentano un pochino a decollare anzi stenta un pochino soprattutto la prima stagione che ho trovato un pò troppo lenta nei primissimi episodi. Quindi, se prendiamo in esame le tre stagioni separatamente, il risultato non è eccezionale ma se prendiamo in considerazione l’intera “trilogia” beh, è tutt’altro conto. Alla fine risulta interessante, ben congegnato e può trovare tranquillamente posto nella fase finale dell’era Next Generation.

Una considerazione

Nel complesso Star Trek Picard mi è piaciuto ma non posso non notare che in questa serie si tende a un’eccessiva personalizzazione attraverso il “culto” del capitano Jan-Luc Picard. In generale, nonostante io sia particolarmente legato alle storie originali, non amo prolungare eccessivamente, e senza un vera e propria necessità narrativa, la vita dei personaggi che hanno dato lustro alle mille avventure in cui ci hanno condotto, per questo motivo considero conclusa l’era del capitano Kirk. In effetti, se proprio ce ne fosse stato il bisogno, avrei preferito una serie successiva all’Enterprise di Picard. Uno Star Trek molto avanti nel futuro sarebbe stata una interessantissima sfida narrativa.

In conclusione, se vi piace Star Trek Next Generation, non potrete non apprezzare il ritorno di Picard e company in una serie di non facile impatto, a tratti piuttosto lenta e macchinosa ma nell’insieme, certamente godibile.

Lunga vita e prosperità

Manifest: serie tv

Manifest è una serie tv realizzata in quattro stagioni tra il 2018 e il 2023. L’idea di base è semplice ma molto intrigante: un aereo passeggeri di ritorno dalla Giamaica con destinazione New York, scompare per 5 anni, quando riappare atterrando all’aeroporto della grande mela, per i passeggeri sono passate solo 5 ore ma per il resto del mondo, non è così.

La serie

Inutile dirlo, ormai la maggior parte delle serie tv americane sono tecnicamente perfette e questa non fa eccezione, beh più o meno, diciamo che è quasi perfetta. Il cast è di prim’ordine, a giudicare dal lavoro svolto sul set. Non mancano però alcune americanaggini che da tempo ormai (eh, eh, mi piace dire, ormai), infestano i dialoghi e gli stati d’animo spesso troppo fasulli delle varie fiction che sbarcano sul nostro mercato. Di cosa parlo? Te lo dico fra qualche riga. Una buona pratica che invece sta prendendo sempre più piede è quella di trovare attori molto somiglianti per interpretare il tale personaggio da bambino o da vecchio. Purtroppo non sempre la serie riesce a rendere il senso di smarrimento dei personaggi che si trovano in una situazione “impossibile”.

Cosa non mi è piaciuto

Allora, lo stavo dicendo sopra, qualche riga fa; nelle serie americane, i personaggi si colpevolizzano sempre troppo, al di là delle vere responsabilità. Sovente il protagonista o i protagonisti si sentono troppo responsabilizzati, tutto dipende da loro, è tutta colpa loro e tutti devono salvare il mondo, e meno male che di solito ci riescono. Ora non mi dilungo troppo su questo discorso anche se sarebbe interessante indagarne i motivi a livello sociale che secondo me ci sono. Altra cosa che non mi è piaciuta è che la serie arranca un po’ tra la seconda e la terza stagione, sembra quasi che non ci siano idee e che la sceneggiatura sia stata adattata nel tempo.

Cosa mi è piaciuto

L’idea mi è piaciuta moltissimo, è davvero intrigante, non che sia una novità beninteso ma lascia spazio a una vasta serie di probabilità. Cosa è successo all’aereo e a suoi occupanti? Rapiti dagli ufo? Dal governo? Un’altra dimensione? Se si continua a vedere la serie è perché si vuole una risposta alla domanda: Cosa è successo? Il finale mi è piaciuto, mi soddisfa e sicuramente, l’inizio e la fine sono buona parte del successo della serie. Naturalmente non ne parlerò ulteriormente per non spoilerare. Un’altra cosa che mi è piaciuta è il concetto dell’essere tutti collegati, il destino degli uni è parzialmente nelle mani degli altri. Nessuno può nulla da solo, si può perdere da soli ma per vincere occorre essere uniti.

Da consigliare se…

Ti piace il mistero e sei disposto ad accettare con pazienza gli sviluppi delle due stagioni centrali che possono risultare un po’ noiose anche perché non si capisce dove gli autori vogliono andare a parare.

Se vuoi vedere una serie che inizia e ha una fine, perché Manifest avrà mille difetti ma sicuramente non è un incompiuto anche se forse rischiava di esserlo.

nano, nano

Serie: Cabinet of Curiosities

Cabinet of Curiosities è una serie tv horror ideata da Guillermo del Toro,in programmazione su Netflix.

Guillermo del Toro

Ha esordito con la regia del film horror: Cronos del 1993 ma la sua consacrazione avviene firmando il film, Il labirinto del fauno del 2006 che sarà presentato al Festival di Cannes, vincerà tre Oscar, per la fotografia (il direttore della fotografia è lo stesso Guillermo Navarra che successivamente firmerà la regia del primo episodio di Cabinet of Curiosities, Lotto 36), la scenografia e il trucco e riceverà numerosi altri riconoscimenti. Successivamente dirige tre grandi film, La forma dell’acqua 2017, La fiera delle illusioni 2021 e Pinocchio 2022, tutti accolti positivamente dalla critica, con un buon seguito di pubblico e vincitori di diversi premi internazionali. Altri film famosi di Guillermo del Toro sono: Hellboy del 2004 e Pacific Rim del 2013. Infine, Guillermo del Toro è anche scrittore, sceneggiatore e produttore. La serie Cabinet opf Curiosities è un’antologia composta da otto episodi. Di seguito i titoli degli episodi e la regia.

Lotto 36 diretto da Guillermo Navarra

I ratti del cimitero scritto e diretto da Vincenzo Natali autore tra gli altri di The Cube e Splice

L’Autopsia scritto da David S. Goyer e diretto da David Prior

L’apparenza scritto da Haley Z. Boston e diretto da Ana Lily Amirpour

Il modello di Pickman scritto da Lee Patterson e diretto da Keith Thomas

I sogni della casa stregata scritto da Mika Watkins e diretto da Catherine Hardwicke autrice tra gli altri di: Twilight e Cappuccetto rosso sangue

La visita scritto da Panos Cosmatos figlio del celebre regista George Pan Cosmatos e Aaron Stewart Ahn e diretto da Panos Cosmatos

Il brusio scritto e diretto da Jennifer Kent

A mio parere, la serie è assolutamente di alto livello. Tutti gli episodi sono ben diretti, le immagini sono sicuramente di alto impatto visivo e gli attori recitano benissimo non ho però molto apprezzato, per un mio gusto personale, i primi due episodi, Lotto 36 e I ratti del cimitero mentre, di contro, il mio preferito è stato senza alcun dubbio l’ultimo episodio, Il brusio di Jennifer Kent che terrei ben d’occhio per i suoi prossimi lavori.

Gli anelli del potere

Il signore degli anelli

Il signore degli anelli è una trilogia di romanzi fantasy composta da:

La compagnia dell’anello, Le due torri e Il ritorno del re

Ambientato nella Terra di mezzo, in un passato immaginario dove si combatte un’epica guerra tra il bene e il male con il signore oscuro Sauron che vuole portare le tenebre nel mondo. Aiutato dalla magia e da un esercito di orchi guidati dal mago nero Saruman. Dalla parte opposta si oppongono elfi, hobbit uomini e nani, aiutati dal mago bianco Gandalf.

J.R.R. Tolkien

È lo scrittore nonché linguista britannico che ha creato il mondo della Terra di mezzo con tutti i suoi personaggi, eventi e creature magiche. Oltre al Signore degli anelli ha scritto Lo Hobbit (precedente al Signore degli anelli) e il Silmarillon.

Gli Hobbit

Sono gli hobbit i veri protagonisti dei romanzi di Tolkien ed è interessante notare come i personaggi più deboli esteriormente, in realtà siano i più forti interiormente. Gli esseri più pacifici si dimostrano i più coraggiosi, i più agguerriti e sono coloro che si fanno carico dei fardelli più pesanti da portare perché la lotta tra bene e male è soprattutto una lotta dell’anima.

Gli anelli del potere: prima stagione

Ammetto che i primi due o tre episodi sono stati un pò pesanti. La storia risultava essere molto lenta e non si capiva dove volesse andare a parare ma via, via che gli eventi procedevano si incominciavano a capire delle cose. Tecnicamente la serie è molto ben fatta, tanto da far impallidire molti film in circolazione e anche visivamente rende molto bene, con i giusti colori e ambientazioni. Gli attori sono bravi ma non tutti rendono al meglio nei loro ruoli. Una questione di aspetto e non certo di capacità. Perciò nel complesso la serie per me è ottima e promette degli interessanti sviluppi. Sono sicuro che le successive stagioni saranno all’altezza delle aspettative.

Forse qualche aspetto narrativo io me lo sarei giocato diversamente ma occorre aspettare gli sviluppi futuri per capire se sarà valsa la pena fare determinate scelte.

Gotham: la serie

Gotham è la serie dedicata al commissario Gordon, basata sull’universo DC Comics prima dell’avvento di Batman. Narra infatti le avventure di un giovane James Gordon dal giorno in cui furono assassinati i genitori di Bruce Wayne fino al presentarsi del noto cavaliere oscuro. È stata prodotta dalla Warner Bros Television ed è andata in onda la prima volta sul canale americano Fox tra il 2014 e il 2019.

Le origini dei personaggi

La serie è anche e soprattutto un modo per raccontare le origini dei personaggi che infestano il mondo del bat-eroe. Ritroviamo tuti i classici avversari del pipistrello mascherato. Dall’Enigmista al Joker a Mr. Freeze. Da Catwoman allo spaventapasseri e altri.

Il senso di colpa nei personaggi

Non posso non notare una cosa che si vede spesso in questo genere e mi sembra un pò una “fissa americana”, quella di colpevolizzarsi per ogni cosa che accada e questo sta a significare anche che scrivendo e descrivendo tali personaggi si delinei nel protagonista un ego spropositato. Tutto ciò lo trovo non realistico. Tra l’altro fa a cazzotti con un’altra fissa, quella di una (falsa) vera giustizia a ogni costo. personaggi che ammazzano a tutto spiano, però, quando si trovano a dover decidere della vita di un criminale da strapazzo nonché pluriomicida quando non stragista, lo difendono a costo della propria vita. Anche questo non è affatto realistico.

Alzati e cammina

Altro problema che attanaglia la serie, sempre dal mio punto di vista , è il fatto che a Gotham, la gente non rimane mai morta. Se in alcuni casi l’espediente narrativo può starci, in altri casi è assolutamente fuori luogo.

Una serie da vedere

Senza alcun dubbio è una serie da vedere. È molto ben fatta, le atmosfere oscure sono ben rappresentate, gli attori sono tutti bravi. In molti casi però i dialoghi sono piuttosto banali. Nella narrazione si fa presto a portare alcuni personaggi da un estremo all’altro. Buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni per poi tornare cattivi. Nel complesso, le prime tre stagioni mi sono piaciute molto, la quarta e la quinta un pò meno con una sceneggiatura poco convincente; ciononostante è sicuramente da consigliare. Trovo poi il finale, riuscitissimo.

The Sandman: la serie

Incipit

Morfeo, il signore della terra dei sogni, viene catturato e imprigionato da alcuni uomini dediti alla stregoneria. Sogno (Morfeo), resta intrappolato per molti anni e questo produce gravissimi danni nel mondo dei sogni e di conseguenza sui sogni stessi degli uomini della terra. Questo è l’incipit della serie Netflix, The Sandman.

Cosa mi è piaciuto

Le immagini e le atmosfere dark sono spettacolari, la serie è molto ben curata e rende per quello che dovrebbe rappresentare. Ottima la colonna sonora (requisito fondamentale per la riuscita della serie). Ricostruzioni, scenografie e costumi al top. Gli attori sono molto azzeccati nelle rispettive parti (tranne una), la storia e i dialoghi sono convincenti.

Cosa non mi è piaciuto

Mi perdonerà il doppiatore del corvo ma a me non mi ha convinto così come non mi risulta credibile Rose Walker che avrei visto con un animo molto più tormentato. Beh un p0′ mi stona pure la sorella di sogno, Morte; vedete, accade in molti film e serie americane, che creature sovrannaturali sembrino trovarsi troppo a loro agio nei panni umani. Questo è l’effetto che mi fa vedere questo personaggio aggirarsi tra gli umani, effetto che scompare comunque, quando entra in azione.

La scena clou

Indimenticabile il duello tra Lucifer e Morfeo. Lo dovete vedere.

L’uomo nell’alto castello

È una serie televisiva tratta dal romanzo di fantascienza di Philip K. Dick: La svastica sul sole. È andato in onda per la prima volta in Italia, tra il 2016 e il 2019 su Prime Video. Tra gli interpreti principali troviamo: Alexa Davalos che interpreta Juliana Crain (The chronicles of Riddick, The mist, Defiance, scontro tra titani, The Punisher) e Rufus Sewell (Dark City, Il destino di un cavaliere, La leggenda di Zorro, L’illusionista, Gods of Egypt, I pilastri della terra, La fantastica signora Maisel).

Di cosa parla

L’uomo nell’alto castello parla di come potrebbe essere il mondo se la seconda guerra mondiale fosse stata vinta dall’asse. Ambientato negli Stati Uniti, paese diviso tra gli Stati Giapponesi del Pacifico a ovest e il Grande Reich Nazista a est. Come vivrebbero le persone? Come si sarebbe sviluppata la società (siamo nei primi anni sessanta)? Come sarebbe insomma il mondo per gli sconfitti e per i vincitori? Provate a immaginare, il cinema, la televisione, la letteratura, le arti etc. E inoltre, ci sarebbe una resistenza o forse tutti si conformerebbero adattandosi per sopravvivere o forse la maggior parte delle persone. Naturalmente poi gli spunti in una situazione del genere sarebbero veramente infiniti.

Cosa mi è piaciuto

La serie è ben fatta e la storia si rivela poco alla volta, la capacità di pazientare e non mostrare tutto subito la ritengo un’ottima qualità. Un’altra cosa molto importante è l’atmosfera cupa e pesante che si respira nelle terre occupate dalle forze dell’asse. C’è una pesantezza palpabile nello svolgersi delle immagini che rende perfettamente il clima che si vivrebbe in tali circostanze. Secondo me, gli attori sono tutti bravi ed è stato fatto un ottimo lavoro nella caratterizzazione dei personaggi. Ho molto apprezzato lo sviluppo dei personaggi che come è logico immaginare cambiano a seconda del loro vissuto personale portandoli a essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che erano e mettendo a dura prova le loro vite, il loro pensiero i propri affetti e portandoli al sacrificio se necessario o all’affermazione di se stessi. In ogni caso è difficile che gli eventi non riescano a scalfire anche le certezze più granitiche. Sembra inoltre che in fase di progettazione della serie sia stato fatto uno studio molto approfondito sulla cultura nazista e sulla cultura dell’impero giapponese per poter rendere al meglio lo scenario nell’America del dopoguerra.

La svastica sul sole e Philip k.Dick

Come dicevo all’inizio, L’uomo nell’alto castello, è basato su di un romanzo di Philip K. Dick del 1962 appunto, La svastica sul sole. Dick è stato l’autore di molti romanzi di fantascienza adattati per il grande schermo come i famosissimi Blade runner, Minority Report e Atto di forza ma anche Screamers, Paycheck e altri ancora ed è diventato una vera icona della fantascienza del ventesimo secolo.

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