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Mese: Agosto 2024

Serie: House of Ninjas

Una famigli di Ninja, che in seguito alla morte di uno dei componenti della famiglia, appende la katana al chiodo. Questa è la base di partenza della serie tv di Netflix: House of Ninjas, diretta da Dave Boyle.

Chi sono i ninja

Forse sarebbe più corretto dire, chi erano i Ninja; beh, nel medioevo giapponese erano delle spie, il corrispettivo degli attuali agenti segreti. Erano in grado di infiltrarsi oltre le linee nemiche per carpire informazioni, uccidere o compiere azioni di guerriglia. Come viene più volte detto nella serie, Ninja è un termine grossolano, essi si riconoscono infatti nel nome: Shinobi che significa nascondersi.

Cosa mi è piaciuto

Cosa mi è piaciuto di questa serie? Diverse cose, i filmati sono piuttosto dark ma non troppo, c’è, secondo me la giusta dose di luce e ombra e non mi riferisco alla fotografia, o non solo visto che ha la sua importanza ma all’atmosfera creata. È leggero quando deve esserlo ma crudo al momento e al punto giusto; se una lama ti affetta, ti affetta, non è uno scherzo. La colonna sonora mi è piaciuta moltissimo e mi è particolarmente piaciuta in alcune scene, come quella in cui la famiglia ninja torna a combattere insieme, all’interno di un magazzino.

Cosa non mi è piaciuto

La serie, coniuga molto bene, caratteristiche orientali e un punto di vista prettamente occidentale rendendola molto attraente secondo i canoni non orientali ma rimangono alcune gestualità in stile giapponese, forse mutuate da teatralità culturali proprie, che però mi fanno un pò storcere il naso quando le vedo, perché mi sembrano forzature innaturali e quindi non necessarie.

In conclusione

In conclusione, non è certo un capolavoro ma è una buona serie composta da solo otto episodi. Adatta a chi ama la cultura orientale e giapponese in particolare, molto ben costruita e divertente, perfetta per chi inoltre vuole staccare la spina per qualche ora. Buona serie, ottima come svago.

Per chi vuole, ecco i link ai miei libri:
È solo un gioco
Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È la lettura?

Foto di Jose Antonio Alba da Pixabay

Nel precedente articolo abbiamo parlato della possibilità di usare la scrittura come mezzo per la propria ricerca ed evoluzione personale; la domanda ora è: può esserlo anche la lettura? Come nel precedente articolo e per quello che abbiamo detto proprio in quell’articolo, io direi prima di subito, sì; ma questo non aiuterebbe molto. Il mio intento non è certo quello di dare risposte ma fornire spunti per il lettore interessato che poi autonomamente andrà ad approfondire. Bene, vediamo qualche spunto:

Leggere per sapere

Questa è la lettura probabilmente più diffusa e utilizzata al mondo, sia che si tratti di informazioni personali apprese tramite una delle innumerevoli chat che imperversano nella rete, sia che si tratti di articoli di giornale per conoscere i fatti del giorno, della settimana o altro. Tra queste letture possiamo anche e soprattutto annoverare i libri di testo scolastici, trattati tecnico-scientifici e molto altro ancora. Una lettura informativa, a più livelli, sia orizzontali che verticali. Tutto ciò soddisfa il nostro bisogno di sapere, di conoscere informazioni utili a livello personale, familiare, professionale e sociale.

Leggere per comprendere

Una forma di lettura più “elevata” è quella di leggere per comprendere. Tra gli articoli di un giornale per esempio oltre alle informazioni”utili”, possono esserci degli editoriali o approfondimenti di un tale problema che ci inducono a riflettere, a pensare, per comprendere quel dato problema. Un libro che parla della situazione socio-economica di un paese asiatico, altro esempio, può aiutarci a comprendere il perché di determinate scelte e situazioni operate o riguardanti quello specifico paese così come un buon libro di storia può farci comprendere i motivi di una certa situazione attuale. Perché dico che è una forma di lettura più elevata? Perché non solo ci fornisce delle informazioni utili ma ce ne spiega anche i motivi, inoltre induce il lettore a valutare criticamente le informazioni ricevute. Un approfondimento privo di riferimenti certi o prove documentali inoppugnabili, o quasi, non può essere preso per la verità ma è una possibilità da verificare e quindi può rendere il lettore, parte attiva nella ricerca.

Leggere per svago

Leggere per svago non è meno importante e interessante di leggere per comprendere o per sapere. Non è da sottovalutare il potere dell’intrattenimento, considerando i livelli di stress raggiunti da questa nostra moderna società e considerando i danni presenti e futuri di tale situazione. Leggere qualcosa di leggero e superficiale può portarci a intendere che al di sotto, più in profondità si celano insperate ricchezze pronte a essere disvelate al lettore più attento.

Leggere per evolvere

Dalla lettura per svago alla lettura per evolvere il passo può essere più o meno lungo ma vale la pena farlo; e non parlo di letture new-age, self-help o a trattati mistici tradizionali o alternativi ma del buon vecchio romanzo, di storie di formazione, biografiche o completamente inventate, storie fantastiche e prive di qualsiasi fondamento o collegamento con il mondo reale ma estremamente più reali di qualsiasi densa realtà fisica perché anche se non si vedono, le emozioni, i pensieri e la comprensione dell’animo umano, sono dannatamente reali, per parafrasare un famosissimo film, sono più reali del reale. A volte tra le righe di quelli che possiamo considerare anonimi romanzi, si nascondono dei veri tesori. Certo, il libro e l’autore devono essere interessanti, in qualche modo, ma a volte chi nasconde in una storia, tali tesori, lo fa inconsciamente. Nel mondo dell’editoria possono nascondersi veri e propri maestri a volte superiori a quelli riconosciuti come tali. Ma è sempre così? No naturalmente per questo occorre una ricerca, occorre afre uno sforzo consapevole che ci consegni del materiale su ci lavorare e migliorare.

E voi leggete? E per quale motivo?

Lascio i link ai miei libri:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È solo un gioco

La scrittura può essere considerata un percorso interiore?

Foto di scnupage da Pixabay

La scrittura potrebbe essere un metodo? Un percorso interiore per migliorare e arricchire sé stessi? Qualcosa che ci porteremo dietro per sempre?

La scrittura

La scrittura, che tutti conosciamo, è il modo con cui rappresentiamo le lettere che combinate insieme tra loro e con l’aiuto di segni di interpunzione come il punto, la virgola e il punto e virgola, formano parole e frasi di senso compiuto. Detto così sembra abbastanza semplice ma in effetti la scrittura non è semplicissima, cioè lo è e non lo è, perché finché restiamo nell’ambito della scrittura atta a veicolare informazioni, a parte la conoscenza delle stesse, beh è relativamente semplice, io scrivo un informazione, tu la leggi e acquisisci l’informazione che volevo darti, generale o particolare che sia. Ma quando entriamo nell’ambito della scrittura creativa di semplice non c’è più nulla, il solo scrivere migliaia di parole per creare una storia non è per nulla semplice se poi aggiungiamo che tali parole e frasi, che costituiscono i capitoli di un romanzo, devono anche intrattenere, interessare ed emozionare beh, allora non c’è nulla di più complesso. E naturalmente è proprio questo il tipo di scrittura di cui ci interessiamo. La scrittura creativa.

Un percorso

Proviamo ora a pensare a cosa sia un percorso, così senza contestualizzare è la strada, più o meno fisica che porta da un punto A a un punto B. Ora nel caso di una strada, può essere un percorso che ci porta da Roma a Milano o da Torino a Napoli e via dicendo ma se parliamo di un percorso interiore, è sempre una strada, che ci porta da un punto A a un punto B ma il punto A in questo caso non è un luogo fisico ma uno stato interpersonale così come il punto B, in base alle proprie convinzioni e credenze. Quindi un percorso interiore efficace ci porterà, se sapremo percorrerlo, da uno stato interiore meno evoluto, a uno stato interiore più evoluto o comunque più vicino al nostro ideale di evoluzione o miglioramento. La domanda quindi è, la scrittura creativa può aiutarmi a migliorare me stesso al fine di raggiungere un elevato progresso spirituale? Ma prima di rispondere continuiamo con la nostra disamina.

La vita stessa come percorso

A me personalmente verrebbe da rispondere di sì, senza alcun dubbio ma voglio spiegarmi un pò meglio per permettere a chi legge di valutare e prendere in considerazione tale eventualità. Abbiamo detto che la scrittura creativa è un sistema molto complesso per rappresentare realtà altre e che va oltre ai segni utilizzati per padroneggiarla; poi abbiamo detto che un percorso interiore deve portare il “praticante” a un livello superiore in funzione di propri interessi e convinzioni, ora possiamo aggiungere, per completare il quadro, che ogni cosa che facciamo nella vita può essere inteso e affrontato come un percorso di crescita e miglioramento interiore in base al nostro grado di consapevolezza. Se per alcuni alzarsi al mattino per andare al lavoro o studiare, è solo una scocciatura; per costoro, il risveglio non può essere una pratica spirituale. Se per altri, invece, il risveglio non può che essere un miracolo dell’anima che rinasce ogni volta a nuova vita, va con se che per costoro, svegliarsi al mattino può essere anche una pratica spirituale. In questo senso la vita stessa è un percorso di maturazione dell’anima e la consapevolezza che essa reca con sé determina la sua capacità di accorgersi di tutto ciò e trasformare o meglio realizzare ciò che da sempre è stato, è e sarà.

Scrivere anche per se stessi al fine di migliorarsi

Detto ciò risulta evidente che ogni cosa può essere un percorso interiore e quindi anche la scrittura e in particolare, la scrittura creativa. Per questo tuti i motivi per i quali uno scrive hanno una loro intrinseca nobiltà, che si tratti di guadagnarsi la scorza, divertirsi, divertire o scrivere per la gloria. È chiaro che tutte queste cose sono solo alcune sfaccettature di qualcosa di più grande. È logico che scrivere, a qualsiasi livello lo si faccia, significa osservare, imparare, conoscere, anche poco, ma quel tanto che basta per poter ottenere qualcosa di dignitoso e prima o poi, confrontarsi con ciò che siamo, cosa ci spinge a fare ciò che facciamo, veramente. Tutto ciò significa entrare profondamente in sé stessi per comprendere meglio le ragioni del nostro agire e di conseguenza del perché siamo su questa terra e infine, io credo, che anche se non ci fosse una ragione, dovremmo comunque inventarla.

L’argomento naturalmente è enorme e non si può esaurire in poche righe ma come al solito, spero di aver offerto spunti per una ricerca personale sia in chi scrive ma anche in chi legge.

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