Il blog di Vincenzo Valenza

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Perché leggere poesie?

Foto di Melanie da Pixabay

Bella domanda, perché leggere poesie? Beh io provo a dare una risposta che potrebbe andar bene per me ma magari anche altri ci si rivedono.

C’ose una poesia?

Intanto diciamo che “poesia” deriva dal greco “poiesis” che significa creazione o creatività. È un componimento in versi che può avere una struttura di tipo classico come la rima baciata, la rima alternata ecc. Oppure può essere privo di una struttura preordinata e quindi in stile moderno o libero. Personalmente sono maggiormente interessato a questo secondo tipo di poesie e in questo caso più che nel primo si usano le parole e i versi per rappresentare o esprimere qualcosa che non può essere compreso in maniera diretta ma nel suo significato complessivo. In altre parole i versi rappresentano quel qualcosa nel loro complesso, che normalmente le parole non riescono a dire.

Molti non leggono, pochi leggono molto

Sembrerebbe proprio così, molti non leggono e pochi leggono molto ma se ciò è vero, è particolarmente vero proprio per la poesia. Leggere secondo me è un pò meditare ma leggere poesie è molto di più. Leggere una poesia significa connettersi con un’energia primordiale, non nel senso di arcaica ma anche arcaica e direi piuttosto non verbale. Ecco è proprio questo il punto, passare da un linguaggio esteriore, effimero se vogliamo, a un linguaggio interiore. Le parole che costituiscono un linguaggio limitato, se ben utilizzate, possono condurre all’illimitato linguaggio della coscienza.

Messaggi tra anime

Ecco, è per questo che secondo me dovremmo leggere poesie. Il poeta non comunica con le parole ma le usa per comunicare con il cuore e chi legge di conseguenza è in grado di accedere al vero significato della poesia, che può anche trascendere le iniziali intenzioni dell’autore, solo se accetta di estromettere, almeno in parte il raziocinio per lasciare campo libero all’anima e leggere con il cuore.

Recuperare una parte di noi

In definitiva, si tratta di recuperare una parte di noi, quella parte che non si vuole piegare al materialismo più bieco e che rivendica un’origine spirituale. Origine che sempre più tenta di riaffiorare nelle nostre vite a costo di mandarle in pezzi e che sempre di più fatichiamo a riconoscere, accettando di frammentarci in tante cose che non siamo noi.

Tanti Auguri di Buona Pasqua

Foto di Alana Jordan da Pixabay

Gli anelli del potere

Il signore degli anelli

Il signore degli anelli è una trilogia di romanzi fantasy composta da:

La compagnia dell’anello, Le due torri e Il ritorno del re

Ambientato nella Terra di mezzo, in un passato immaginario dove si combatte un’epica guerra tra il bene e il male con il signore oscuro Sauron che vuole portare le tenebre nel mondo. Aiutato dalla magia e da un esercito di orchi guidati dal mago nero Saruman. Dalla parte opposta si oppongono elfi, hobbit uomini e nani, aiutati dal mago bianco Gandalf.

J.R.R. Tolkien

È lo scrittore nonché linguista britannico che ha creato il mondo della Terra di mezzo con tutti i suoi personaggi, eventi e creature magiche. Oltre al Signore degli anelli ha scritto Lo Hobbit (precedente al Signore degli anelli) e il Silmarillon.

Gli Hobbit

Sono gli hobbit i veri protagonisti dei romanzi di Tolkien ed è interessante notare come i personaggi più deboli esteriormente, in realtà siano i più forti interiormente. Gli esseri più pacifici si dimostrano i più coraggiosi, i più agguerriti e sono coloro che si fanno carico dei fardelli più pesanti da portare perché la lotta tra bene e male è soprattutto una lotta dell’anima.

Gli anelli del potere: prima stagione

Ammetto che i primi due o tre episodi sono stati un pò pesanti. La storia risultava essere molto lenta e non si capiva dove volesse andare a parare ma via, via che gli eventi procedevano si incominciavano a capire delle cose. Tecnicamente la serie è molto ben fatta, tanto da far impallidire molti film in circolazione e anche visivamente rende molto bene, con i giusti colori e ambientazioni. Gli attori sono bravi ma non tutti rendono al meglio nei loro ruoli. Una questione di aspetto e non certo di capacità. Perciò nel complesso la serie per me è ottima e promette degli interessanti sviluppi. Sono sicuro che le successive stagioni saranno all’altezza delle aspettative.

Forse qualche aspetto narrativo io me lo sarei giocato diversamente ma occorre aspettare gli sviluppi futuri per capire se sarà valsa la pena fare determinate scelte.

Gotham: la serie

Gotham è la serie dedicata al commissario Gordon, basata sull’universo DC Comics prima dell’avvento di Batman. Narra infatti le avventure di un giovane James Gordon dal giorno in cui furono assassinati i genitori di Bruce Wayne fino al presentarsi del noto cavaliere oscuro. È stata prodotta dalla Warner Bros Television ed è andata in onda la prima volta sul canale americano Fox tra il 2014 e il 2019.

Le origini dei personaggi

La serie è anche e soprattutto un modo per raccontare le origini dei personaggi che infestano il mondo del bat-eroe. Ritroviamo tuti i classici avversari del pipistrello mascherato. Dall’Enigmista al Joker a Mr. Freeze. Da Catwoman allo spaventapasseri e altri.

Il senso di colpa nei personaggi

Non posso non notare una cosa che si vede spesso in questo genere e mi sembra un pò una “fissa americana”, quella di colpevolizzarsi per ogni cosa che accada e questo sta a significare anche che scrivendo e descrivendo tali personaggi si delinei nel protagonista un ego spropositato. Tutto ciò lo trovo non realistico. Tra l’altro fa a cazzotti con un’altra fissa, quella di una (falsa) vera giustizia a ogni costo. personaggi che ammazzano a tutto spiano, però, quando si trovano a dover decidere della vita di un criminale da strapazzo nonché pluriomicida quando non stragista, lo difendono a costo della propria vita. Anche questo non è affatto realistico.

Alzati e cammina

Altro problema che attanaglia la serie, sempre dal mio punto di vista , è il fatto che a Gotham, la gente non rimane mai morta. Se in alcuni casi l’espediente narrativo può starci, in altri casi è assolutamente fuori luogo.

Una serie da vedere

Senza alcun dubbio è una serie da vedere. È molto ben fatta, le atmosfere oscure sono ben rappresentate, gli attori sono tutti bravi. In molti casi però i dialoghi sono piuttosto banali. Nella narrazione si fa presto a portare alcuni personaggi da un estremo all’altro. Buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni per poi tornare cattivi. Nel complesso, le prime tre stagioni mi sono piaciute molto, la quarta e la quinta un pò meno con una sceneggiatura poco convincente; ciononostante è sicuramente da consigliare. Trovo poi il finale, riuscitissimo.

Storie d’amore e di amicizie (progetto)

Di cosa parla

È una raccolta di racconti per l’infanzia incentrati sull’amicizia tra creature diverse e solo in apparenza lontane e contrastanti. È un inno all’amore che lega i genitori e in particolare le mamme ai loro figli, un amore che può essere riscoperto in ogni essere vivente.

Il bambino e l’asinello volante

Angelo, un bambino molto educato e leale, un bel giorno incontra un asinello. Scoprirà ben presto che si tratta di un essere molto speciale e con il quale costruirà un rapporto veramente fraterno.

Lo gnomo del calar della sera

Maria e Mario sono due fratellini molto simpatici. Giocando nella loro casa si accorgono che un ospite invisibile e piuttosto silenzioso è attratto dai loro bellissimi giocattoli colorati. Ma la curiosità è tanta e i due bambini faranno di tutto per capire cosa sta succedendo.

La dama del lago di cristallo

Può l’amore tra madre e figlia opporsi alle leggi che guidano l’universo? Forse, perché:

I miracoli non accadono in contrapposizione alla natura ma in contrapposizione di ciò che sappiamo della natura.

S. Agostino

Se vuoi sostenere il progetto che porterà alla pubblicazione del libro, lo puoi pre-ordinare a questo indirizzo: https://bookabook.it/libro/storie-damore-damicizie/

Dall’idea al romanzo

(Secondo me)

L’idea

Per me è la cosa più importante, tutto nasce con un’idea. Molto spesso idea e titolo coincidono. Questo perché è il mio modo per creare associazioni e arricchirle al più presto. Ciò significa anche che il titolo contiene una parte dell’opera. Un tempo avevo la convinzione di non poter scrivere perché pensavo che fosse un lavoro enorme, in effetti lo é ma non per i motivi che credevo all’epoca. Mi immaginavo lo scrittore chino sulla propria opera dall’inizio alla fine che inventava e scriveva il proprio romanzo sul momento, in fondo è uno scrittore, perciò inventa la storia e la mette su carta o no? Ma le cose non stavano esattamente così. In realtà chi scrive utilizza un metodo e non scrive necessariamente tutto ciò che gli viene in mente di getto ma crea un vero e proprio progetto e a seconda del metodo e della storia, scriverà le diverse parti che la compongono, in momenti diversi. Potrebbe decidere di scrivere subito il finale per esempio o scrivere abbastanza di getto per poi ritoccare e perfezionare ora le descrizioni ora i dialoghi. Spesso e volentieri può essere utile fare una ricerca per scrivere di determinati fatti, luoghi o parti tecniche molto dettagliate come nel caso di un romanzo storico o un racconto di fantascienza. Beh, comunque tutte queste cose tenevano ben a freno la mia voglia di cimentarmi nella difficilissima arte della scrittura ma poi credo di aver capito che studiando e impegnandosi un metodo di lavoro te lo puoi creare mentre le idee no! Non si può insegnare e tanto meno imparare come avere delle idee. O le hai o non le hai; certamente si può lavorare per creare le giuste condizioni affinché le idee affiorino ma non si possono avere certezze al riguardo. Quindi, ogni volta che ho un’idea, appena posso, me la appunto sul mio taccuino, aggiungendo tutti i dettagli che mi vengono in mente.

Il soggetto

In un secondo tempo, riprenderò una delle decine di idee che mi sono appuntato, quella che mi intriga di più sul momento e ne allargo i contenuti. Non sarà una trama ma un soggetto, cioè l’idea ma più in grande. Per esempio, se nell’idea sono contenuti due personaggi, diciamo due fratelli e l’ambientazione è di fantasia, cercherò di tratteggiare meglio non tanto l’aspetto quanto il carattere e le particolarità intese come differenze tra i due fratelli. Altrettanto farò con l’ambientazione; se vivono in una città immaginaria o in campagna, al mare o in montagna; così da avere un valido quadro di partenza in cui poter inserire fatti e altri personaggi.

La scaletta

Dopo aver scritto il soggetto, mi preparerò una scaletta degli eventi. Non è detto che la rispetterò per filo e per segno ma mi servirà come traccia per sviluppare la storia poi. La mia scaletta deve essere di 10 o 20, massimo 25 punti molto sintetici e di precisione variabile.

La ricerca

Come dicevo all’inizio, potrebbe essere utile se non necessario, effettuare una ricerca per rendere la storia il più possibile credibile. Personalmente, se non ci sono ambientazioni particolari, procedo con la scrittura e al bisogno mi fermo e faccio le ricerche del caso.

Prima stesura

Okay, eccoci finalmente alla stesura del romanzo che nel mio caso altro non è che lo sviluppo dei punti della scaletta. Ogni punto può essere un capitolo, parto con questa intenzione ma poi le cose cambiano perché in certi casi lo sviluppo del punto è breve, in altri è più lungo e articolato ma se lo sviluppo non è troppo breve, diciamo che ogni punto della scaletta equivale a un capitolo. La scrittura seguirà un ordine cronologico, scriverò parti successive prima delle precedenti solo nel caso in cui mi venga in mente qualcosa che mi piace troppo ma generalmente non è così. La prima stesura è uno scritto abbastanza grezzo poiché mi interessa delineare bene la storia, seguiranno una serie di aggiustamenti e correzioni.

Seconda stesura

Conclusa la prima stesura, riprenderò in mano il testo e mi concentrerò sul miglioramento delle descrizioni. In questa fase cercherò di capire se le descrizioni fatte sono adeguate. Nelle fasi di riscrittura, occorre guardare il manoscritto nel modo più oggettivo possibile in modo da scovare pecche non visibili durante la profonda immersione nel testo che avviene durante la fase di creazione dello stesso.

Terza stesura

In questa fase l’attenzione sarà tutta sui dialoghi. Uno dei problemi maggiori, secondo me, è che i dialoghi possano essere troppo poco naturali, così come le reazioni agli eventi descritti. Nel caso di un grave dramma, questo deve essere reso come accadrebbe nella realtà o perlomeno nella realtà immaginata e quindi coerente con l’ambientazione ideata.

Correzioni finali

E per finire, ci saranno un numero imprecisato di riletture atte a identificare tutti gli errori, le incoerenze e quant’altro potrebbe danneggiare l’opera con l’intento di consegnare all’eventuale editore, un testo al meglio delle mie possibilità.

Naturalmente questa è la mia esperienza e il mio modo di lavorare, fin qui. Non è certo l’unico ne tantomeno il migliore ma può forse dare un’idea di come scrivere un libro a chi non si è mai posto il problema o a chi vorrebbe tentare ma non sa come cominciare. Se anche tu sei tra questi ultimi, buon divertimento.

BUON NATALE A TUTTI

Scrittore umile, scrittore presuntuoso

Foto di osue da Pixabay

In Italia da anni si dice che non si legge abbastanza e che gli scrittori sono in maggioranza rispetto ai lettori. Io non credo che sia proprio così. La prima è vera, in Italia si legge poco e se una volta era vero che si leggevano pochi libri, ora è vero che si legge proprio poco, libri o non libri.

Dai giornaletti a internet

Ai miei tempi, i ragazzini leggevano i fumetti, certo non tutti ma il giornaletto era abbastanza diffuso e molti di quelli che allora leggevano giornaletti, ora leggono libri. Sempre oggi, non solo non si leggono libri ma neanche i fumetti, ne le istruzioni di qualunque cosa; un articoletto un po’ lunghetto lo si vede come un diavoletto dal quale stare a debita distanza. E io che mi lamentavo, negli anni 90, del fatto che la gente leggeva i titoli dei giornali ed era come se avessero letto l’intero articolo. Oggi neanche quello, il titolo o titoletto che sia, non si legge, si ascolta al telegiornale. Ma i titoli si sa, sono concepiti per far passare qualcosa che spesso diverge da quanto scritto o detto nel resto dell’articolo/servizio. E così, ci siamo ridotti che i tanto amati social media, neanche ce li leggiamo, ci basta guardare le figure, spesso senza capirle.

Leggere, scrivere, impegnarsi

Poi ci sono questi folli che leggono quintalate di libri dei più svariati generi. Si svegliano al mattino e una delle prime cose che vedono sul comodino, accanto alla sveglia, è il testo del momento. Se lo portano al cesso, sul treno, dal dentista o in qualunque altro posto potenzialmente portatore di attesa. Costoro, vengono visti come se fossero degli alieni, sempre con quel coso di carta sottobraccio. Quelli che invece leggono con un ebook-reader, si mimetizzano e ispirano sicurezza perché al posto del coso di carta hanno una specie di telefono che non sarà all’ultimo grido ma sempre di uno schermo si tratta. Ma c’è anche chi va oltre; oltre a leggere hanno anche l’ardire di scrivere, di inventare storie. Pazzesco! Ma dove andremo a finire di questo passo. Questi folli, si fanno venire strane idee in testa e se le segnano pure sul taccuino, per non dimenticarle. Poi un bel giorno se le vanno a rivedere e cominciano a trasformarle i una serie di eventi e se insistono tanto quegli eventi un giorno diventeranno una storia. Gente fuori dal mondo. Ma quello della scrittura non è l’ultimo livello della follia; ce né ancora uno più estremo, il più estremo di tutti. Sì perché questi ultimi, non solo leggono e scrivono ma si impegnano pure, sono molto critici nei confronti di sé stessi, amano imparare e non si fermano quando non riescono come vorrebbero. Questi tipacci, si rimettono a studiare l’italiano se necessario, cercano di capire come strutturare una storia, come migliorare dei dialoghi, come creare personaggi credibili e fanno tante altre cose da fuori di testa poi non contenti, hanno pure la faccia tosta di proporre i loro testi a un editore anzi a più d’uno che è meglio.

Scrittore umile

Ebbene, dei folli di cui parlavo prima ce ne sono poi, più o meno due tipi, lo scrittore umile e quello presuntuoso. Stiamo parlando chiaramente, di scrittori non affermati, perchè poi quelli affermati, sono tutti bravi in quanto affermati. Lo scrittore umile è quello che non vuole rompere le scatole, che si presenta in punta di piedi e chiede, se non ottiene risposta, passa avanti. Non pretende e cerca di imparare da chi ne sa più di lui. Spesso questa figura viene percepita come uno che “non ha fiducia nei propri mezzi”. Non è abbastanza cazzuto e se non crede per primo lui nelle sue opere…

Scrittore presuntuoso

Lo scrittore presuntuoso invece, pretende di essere ascoltato, di essere nel giusto. La sua scrittura è la migliore possibile. Secondo questo tipo di scrittori, il mondo dei libri e diviso in capaci e incapaci e indovinate dove crede di essere lui… Lo scrittore presuntuoso non si fa problemi riguardo alle altrui capacità. Se uno è un idiota non è certo colpa sua. Questo scrittore, o è un pallone gonfiato o è veramente bravo altrimenti non sarebbe così…presuntuoso.

La terza via

Il punto è che in un caso o nell’altro, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di scrittori dilettanti e quindi o troppo umili o troppo presuntuosi. Ma c’è una terza via, quella di chi cerca di rendersi conto del proprio autentico valore. In questo caso gli autori cercano di allontanarsi dalla propria opera quel tanto che basta da poterla osservare il più obiettivamente possibile e cercano sinceramente punti di vista differenti rispetto al loro, al fine di comprendere i propri limiti e lavorare per superarli.

Migliorare e migliorarsi attraverso la scrittura

Questo tipo di scrittore inizia a scrivere per una propria necessità interiore. Impara a comprendere i propri limiti e potenzialità e si attiva per accedere, con il tempo, a versioni più elevate di sé stesso. A costui non importa solo di arrivare a pubblicare e vendere ma è interessato alla valutazione, da parte di un professionista, del suo testo, ma anche del lettore (che giustamente ha sempre l’ultima parola), per poter capire dove si trova e come poter avanzare. Tale avanzamento si ripercuoterà obbligatoriamente negli altri ambiti della propria vita o almeno è così che la pensa questo tipo di scrittore. In questo caso si comprende facilmente come scrivere assuma un significato più profondo che va al di là della tecnica e dello stile.

Tu cosa ne pensi? Sei uno scrittore? Come vedi gli altri scrittori? Come ti vedi tu? Può la scrittura diventare un mezzo per evolvere interiormente?

08/12/2022

Questo è il giorno in cui, tradizionalmente, per molte famiglie italiane cominciano le feste di Natale. Ebbene sì, anche per me è così. Amo l’atmosfera del Natale e hai detrattori di questo periodo dico che sta a noi e solamente a noi, trasformare un periodo che sembra essere diventato un mercato per bottegai di bassa lega (non me ne vogliano i commercianti), in un momento di riflessione interiore e di recupero dei valori; non dico un determinato tipo di valori, non m’interessa quali valori, sto parlando dei tuoi valori personali (purché sani), non sto parlando di religione e neanche di spiritualità di cui avremmo tanto bisogno ma di valori personali come la famiglia, l’amicizia, il rispetto, la lealtà. Bene, ora vado a fare il mio Albero di Natale con Rudolph e una playlist tintinnante come sottofondo.

Buon Albero a tutti

Tokyo Ghoul

La storia in breve: dei demoni chiamati Ghoul infestano la città di Tokyo. Questi esseri hanno delle capacità fisiche superiori a qualsiasi essere umano, sono più agili, più veloci e possiedono un vero e proprio “organo predatorio” che usano per cacciare umani e cibarsene. Escrescenze che fuoriescono dai loro corpi, di solito dalla schiena, e che possono essere usate come lame per ferire, tagliare, sgozzare, tranciare, decapitare e tante di queste belle cosette. Queste “armi”, quando non usate, rientrano nel corpo di questi demoni, rendendosi invisibili, inoltre sono malleabili, si allungano, si espandono e possono essere più o meno elastiche, più o meno rigide, insomma sono molto ma molto versatili. Naturalmente per contrastare i Ghoul, c’è il comando investigativo anti-ghoul. Investigatori speciali, preparati con il preciso scopo di trovare e arrestare o eliminare i Ghoul che di fatto, sono in cima alla catena alimentare e più mangiano umani, più diventano forti.

Okay, da vecchio lettore di fumetti (ex lettore DC/Marvel/Bonelli), devo dire che i manga mi piacciono. Ho già avuto modo di dire che per me le storie, tutte le storie, a prescindere dal mezzo attraverso il quale vengono divulgate, devono avere tre, e dico tre, caratteristiche importanti.

1° Se muori devi rimanere morto!

Almeno che tu non sia uno zombie, Lazzaro o il prodotto di uno sceneggiatore sparafleshato, devi rimanere morto. Non è che muori e poi, perché ti gira il chicchero, ritorni tra i viventi; a parte che dal punto di vista giuridico non è neanche possibile fare retromarcia, voglio dire, come fai a cancellare il certificato di morte e ripristinare quello di esistenza in vita. Cioè, alla fine uno potrebbe anche tornare ma lo scoglio impossibile da superare è quello burocratico, almeno in Italia. Per non parlare del funerale, le spese e il posto al cimitero. Chi glielo dice ai parenti, al prete che tra l’altro è l’unico che non ci crederà mai. Già mi vedo i direttori delle varie onoranze funebri, non staranno nella pelle sapendo che alla stessa persona possono fare più di un funerale, inventeranno sicuramente una sorta di abbonamento “noi ti facciamo il funerale e tu paghi quando ritorni“. Insomma salvo casi particolari e necessari per lo svolgimento e le logiche della storia, secondo me non si torna indietro. Se stai raccontando di un miracolo, può starci che il tale personaggio torni in vita ma occorre valutare attentamente le modalità con cui avviene, tenendo conto che sicuramente riportare in vita una persona è il miracolo supremo ma possono essercene altri, come per esempio evitare che un malato terminale muoia o salvare una persona ridotta in fin di vita. Molto spesso, quando si riciclano personaggi defunti, ho come l’impressione che sia per mancanza di idee o per paura di perdere consensi. Tutto ciò naturalmente sta anche a significare che le cose accadono e non si può tornare indietro a meno che tu non sia Marti McFly.

2° Il tempo passa per tutti

Non è un detto popolare da sciorinare al bar dopo il quarto peroncino ma un dato di fatto. Non può essere che l’eroe di turno non cresca, non invecchi e via dicendo. Non è accettabile che i vari buontemponi in calzamaglia continuino a combattere gli stessi nemici di generazione in generazione; c’è gente che quasi raggiunta l’illuminazione, decide di tornare sulla terra per finire la propria serie preferita senza sapere che avrà bisogno di più di qualche incarnazione; che ci crediate o no questo è uno dei maggiori ostacoli alla remissione del karma. Il tempo passa per tutti, buoni e cattivi e questo tra l’altro significa anche che se tu scrivi una bella storia che funziona, apprezzata dal pubblico e a cui vuoi giustamente dare un seguito, forse sarebbe più opportuno permettere alla storia e ai personaggi di evolvere e di cambiare invece di riproporre gli stessi meccanismi usati in precedenza. Certo che è un rischio ma se devo leggermi il secondo libro di una serie e questo ripercorre esattamente i meccanismi e l’architettura della prima, onestamente mi rileggo il primo. Poi, per carità ci sono scrittori abilissimi che continuano a scrivere sempre la stessa storia; se questo piace al pubblico, va bene così.

3° Tutto finisce prima o poi

Possibilmente, non troppo poi. E qui torniamo ai manga che rispetto ai fumetti occidentali hanno una loro “vita naturale” al termine della quale finiscono, come qualsiasi altra cosa; perfino i più grandi corpi celesti hanno una vita astronomica di “qualche” miliardo di anni al massimo. Dunque non può essere che mio nipote continuerà a leggere le avventure di Superman o Spiderman come se il tempo per loro si fosse fermato; casomai rileggerà vecchie edizioni o nuove ristampe delle vecchie storie.

Ma, Tokyo Ghoul?

Sì scusa ma mi premeva spiegare alcune cose così potrai anche comprendere meglio quanto scrivo non solo sui manga ma sulle storie in genere. Ora, tornando a Tokyo Ghoul, la prima cosa che guardo in una storia è l’idea, per me deve essere intrigante e l’idea che sta dietro a questo manga è abbastanza intrigante. Sì okay, lo so, si potrebbe dire:”niente di nuovo sotto al sole”, in fondo si tratta sempre del caro vecchio mostro di Frankesnteiniana memoria con qualche contaminazione a base di demoni, un pizzico di fantascienza e il gioco è fatto ma il taglio dell’opera è decisamente moderno e me lo fa apparire piuttosto innovativo. Ma è giusto che tu tenga in considerazione anche il fatto che ho letto pochi manga. Dicevamo, l’idea non mi dispiace, la storia non è male ed evolve quel tanto che basta per farla decollare ma ci sono alcune cose che non mi quadrano.

Il personaggio principale, Kaneki, non mi convince fino in fondo. Avrei gradito una maggiore introspezione del personaggio che avrebbe dovuto subire lacerazioni profonde all’interno della sua anima (la metto così per non fare spoiler ma se l’hai letto, mi capisci, se non l’hai letto, capirai quando lo leggerai).

Gli investigatori anti-ghoul, che sono detti, in gergo, colombi, mi sembrano, in alcuni casi, fin troppo giovani. Ora, se si tratta di combattenti ha senso perché devono essere al massimo delle loro capacità fisiche ma se si tratta di investigatori veri e propri beh, in tal caso io ingaggerei gli agenti migliori e più esperti provenienti da svariati corpi speciali, di pubblica sicurezza e dall’esercito.

Il finale (che non ti rivelerò), non mi è piaciuto o meglio non mi ha soddisfatto fino in fondo.

A queste aggiungo una cosa che forse dipenderà da me ma non ne sono certo. In alcuni casi, faccio fatica a distinguere alcuni personaggi che tra loro mi sembrano molto simili e nelle scene di lotta, non sempre riesco a capire come si muovono i Ghoul con i loro Kagune che come dicevo prima sarebbe il loro micidiale organo predatorio.

Per concludere, Tokyo Ghoul non sarà un capolavoro ma resta una buona lettura con diverse scene spassose. Menzione d’onore per il personaggio Kazuichi Banjou. Mi è piaciuto molto.

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