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In Italia da anni si dice che non si legge abbastanza e che gli scrittori sono in maggioranza rispetto ai lettori. Io non credo che sia proprio così. La prima è vera, in Italia si legge poco e se una volta era vero che si leggevano pochi libri, ora è vero che si legge proprio poco, libri o non libri.

Dai giornaletti a internet

Ai miei tempi, i ragazzini leggevano i fumetti, certo non tutti ma il giornaletto era abbastanza diffuso e molti di quelli che allora leggevano giornaletti, ora leggono libri. Sempre oggi, non solo non si leggono libri ma neanche i fumetti, ne le istruzioni di qualunque cosa; un articoletto un po’ lunghetto lo si vede come un diavoletto dal quale stare a debita distanza. E io che mi lamentavo, negli anni 90, del fatto che la gente leggeva i titoli dei giornali ed era come se avessero letto l’intero articolo. Oggi neanche quello, il titolo o titoletto che sia, non si legge, si ascolta al telegiornale. Ma i titoli si sa, sono concepiti per far passare qualcosa che spesso diverge da quanto scritto o detto nel resto dell’articolo/servizio. E così, ci siamo ridotti che i tanto amati social media, neanche ce li leggiamo, ci basta guardare le figure, spesso senza capirle.

Leggere, scrivere, impegnarsi

Poi ci sono questi folli che leggono quintalate di libri dei più svariati generi. Si svegliano al mattino e una delle prime cose che vedono sul comodino, accanto alla sveglia, è il testo del momento. Se lo portano al cesso, sul treno, dal dentista o in qualunque altro posto potenzialmente portatore di attesa. Costoro, vengono visti come se fossero degli alieni, sempre con quel coso di carta sottobraccio. Quelli che invece leggono con un ebook-reader, si mimetizzano e ispirano sicurezza perché al posto del coso di carta hanno una specie di telefono che non sarà all’ultimo grido ma sempre di uno schermo si tratta. Ma c’è anche chi va oltre; oltre a leggere hanno anche l’ardire di scrivere, di inventare storie. Pazzesco! Ma dove andremo a finire di questo passo. Questi folli, si fanno venire strane idee in testa e se le segnano pure sul taccuino, per non dimenticarle. Poi un bel giorno se le vanno a rivedere e cominciano a trasformarle i una serie di eventi e se insistono tanto quegli eventi un giorno diventeranno una storia. Gente fuori dal mondo. Ma quello della scrittura non è l’ultimo livello della follia; ce né ancora uno più estremo, il più estremo di tutti. Sì perché questi ultimi, non solo leggono e scrivono ma si impegnano pure, sono molto critici nei confronti di sé stessi, amano imparare e non si fermano quando non riescono come vorrebbero. Questi tipacci, si rimettono a studiare l’italiano se necessario, cercano di capire come strutturare una storia, come migliorare dei dialoghi, come creare personaggi credibili e fanno tante altre cose da fuori di testa poi non contenti, hanno pure la faccia tosta di proporre i loro testi a un editore anzi a più d’uno che è meglio.

Scrittore umile

Ebbene, dei folli di cui parlavo prima ce ne sono poi, più o meno due tipi, lo scrittore umile e quello presuntuoso. Stiamo parlando chiaramente, di scrittori non affermati, perchè poi quelli affermati, sono tutti bravi in quanto affermati. Lo scrittore umile è quello che non vuole rompere le scatole, che si presenta in punta di piedi e chiede, se non ottiene risposta, passa avanti. Non pretende e cerca di imparare da chi ne sa più di lui. Spesso questa figura viene percepita come uno che “non ha fiducia nei propri mezzi”. Non è abbastanza cazzuto e se non crede per primo lui nelle sue opere…

Scrittore presuntuoso

Lo scrittore presuntuoso invece, pretende di essere ascoltato, di essere nel giusto. La sua scrittura è la migliore possibile. Secondo questo tipo di scrittori, il mondo dei libri e diviso in capaci e incapaci e indovinate dove crede di essere lui… Lo scrittore presuntuoso non si fa problemi riguardo alle altrui capacità. Se uno è un idiota non è certo colpa sua. Questo scrittore, o è un pallone gonfiato o è veramente bravo altrimenti non sarebbe così…presuntuoso.

La terza via

Il punto è che in un caso o nell’altro, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di scrittori dilettanti e quindi o troppo umili o troppo presuntuosi. Ma c’è una terza via, quella di chi cerca di rendersi conto del proprio autentico valore. In questo caso gli autori cercano di allontanarsi dalla propria opera quel tanto che basta da poterla osservare il più obiettivamente possibile e cercano sinceramente punti di vista differenti rispetto al loro, al fine di comprendere i propri limiti e lavorare per superarli.

Migliorare e migliorarsi attraverso la scrittura

Questo tipo di scrittore inizia a scrivere per una propria necessità interiore. Impara a comprendere i propri limiti e potenzialità e si attiva per accedere, con il tempo, a versioni più elevate di sé stesso. A costui non importa solo di arrivare a pubblicare e vendere ma è interessato alla valutazione, da parte di un professionista, del suo testo, ma anche del lettore (che giustamente ha sempre l’ultima parola), per poter capire dove si trova e come poter avanzare. Tale avanzamento si ripercuoterà obbligatoriamente negli altri ambiti della propria vita o almeno è così che la pensa questo tipo di scrittore. In questo caso si comprende facilmente come scrivere assuma un significato più profondo che va al di là della tecnica e dello stile.

Tu cosa ne pensi? Sei uno scrittore? Come vedi gli altri scrittori? Come ti vedi tu? Può la scrittura diventare un mezzo per evolvere interiormente?