Il blog di Vincenzo Valenza

Tag: Leggere

4 Buoni motivi per iniziare a leggere + 3 che non immagineresti

Foto di Evgeni Tcherkasski da Pixabay

Oggi con il sovraffollamento mediatico-visivo, non siamo più abituati a leggere. Leggiamo sempre di meno e a causa di ciò stiamo perdendo molti dei benefici prodotti dalla lettura costante. Ma quale sono questi benefici? Vediamone alcuni, secondo me molto importanti, più alcuni che forse non immagineresti.

Primo motivo

È come meditare: per leggere dobbiamo escludere dalla nostra mente tutto ciò che non riguarda l’oggetto della nostra attenzione per focalizzarci solo ed esclusivamente su ciò che stiamo leggendo, esattamente come nella meditazione e in modo particolare nelle meditazioni guidate che vanno tanto di moda oggi. Inoltre occorre aggiungere che così come la meditazione, leggere ci permette di abbattere l’ansia e lo stress in modo però più divertente, possiamo infatti lasciare per qualche tempo le preoccupazioni del mondo per dar libero sfogo alla fantasia visitando mondi e universi più o meno fantastici o più o meno reali a seconda dei nostri interessi e delle nostre inclinazioni, idee, credenze e convinzioni.

Secondo motivo

Ci permette di apprendere nuovi vocaboli: nel linguaggio d’uso comune tendiamo a restringere il campo a un certo numero di parole; basti pensare che la base dati enciclopedica e lessicale della Treccani si compone di ben 427.000 parole e nell’uso comune, quotidianamente, ne usiamo meno di 7.000, ebbene leggendo possiamo ampliare il nostro vocabolario avendo così la possibilità di esprimerci meglio e di comprendere meglio discorsi e pensieri articolati e complessi.

Terzo motivo

Possiamo imparare dall’esperienza e dalle conoscenze altrui: viviamo una sola vita e in questa nostra unica vita, possiamo fare tante cose ma non possiamo fare tutto, abbiamo quindi dei limiti sia spaziali che temporali per non parlare delle opportunità, di eventuali vantaggi e degli introiti che possiamo destinare alle nostre avventure che sono, per la maggior parte di noi, piuttosto limitati. Ma se ci tuffiamo nelle tante avventure che i libri ci mettono a disposizione, possiamo imparare dalle peripezie dei nostri amati personaggi. Dai romanzi storici possiamo apprendere non tanto i fatti e le motivazioni storiche che possono essere più o meno affidabili ma sicuramente le informazioni riguardanti la vita quotidiana dei personaggi nelle varie ambientazioni che possono essere ottocentesche, medievali, rinascimentali o antiche, per via del fatto che, mentre per quanto riguarda i fatti storici, questi possono essere poco accurati sia perché oggetto di dispute tra gli studiosi stessi o per la necessità di rendere il romanzo più interessante, per gli usi nella vita quotidiana dell’epoca invece, l’autore avrà fatto sicuramente una ricerca molto minuziosa. Se le motivazioni fantasiose che hanno portato dei paesi in guerra possono essere accettate e perdonate, altrettanto non si può dire per i dettagli anacronistici del vivere comune; a tal proposito, i libri del passato che ci mostrano il mondo dei tempi andati, possono essere delle vere miniere d’oro, basti pensare ai libri di Charles Dickens per esempio. Possiamo inoltre imparare molto dai romanzi di avventure dove il protagonista si sposta da un paese all’altro, che sia ambientato nel presente o anche nel passato. E che dire di tutti i libri che parlano di avventure marinaresche, e chi non ha imparato termini come babordo, tribordo, poppa, prua, stiva e albero maestro se non da qualche romanzo o racconto del genere. E chi non ha imparato dei termini scientifici grazie ai romanzi, film o fumetti di fantascienza? E che dire delle procedure giudiziarie o investigative e non ditemi che avete imparato a scuola cosa sono le impronte digitali o il guanto di paraffina. Beh, inutile citare tutte le possibilità, perché sono davvero tante, ciò che importa davvero è che ogni libro, per piccolo che sia, può rappresentare un vero tesoro di conoscenza perché tutti possono insegnare almeno una cosa e da tutti si può imparare.

Quarto motivo

Ci permette di capire meglio gli altri: entrando nelle loro vite, possiamo comprenderli meglio, capire le loro ragioni anche se poi non le condividiamo. Leggendo, possiamo permetterci di entrare in una vita che non vorremmo vivere perché troppo rischiosa, troppo dolorosa o semplicemente perché il nostro stile e modo di essere è ben lontano dalle vite di personaggi che potremmo considerare troppo estremi, crudeli, arroganti e privi di scrupoli ma possiamo comunque vivere le loro esperienze grazie ai racconti e alla nostra immaginazione, protetti ma non per questo non in grado di provare emozioni profonde o attivare acute riflessioni, ragionando sugli accadimenti, interrogandoci sul cosa avremmo fatto noi al posto del protagonista. Saremmo stati migliori? Più coraggiosi o più paurosi? Più onesti o l’occasione ci avrebbe trasformati in ladri? Davanti alle prepotenze ci saremmo arrabbiati o ci saremmo voltati dall’altra parte? Insomma da che parte saremmo stati? Penso che indagare nel profondo di se stessi sia uno dei doni più interessanti che la lettura ci metta a disposizione, quello che poi troviamo, sta a noi valutarlo e forse un giorno scopriremo che in fondo, le varie “carcasse” che incrociamo ogni giorno, ci somigliano più di quanto avessimo potuto immaginare.

Bene, penso che già questi quattro motivi siano abbastanza validi ma ce ne sono altri che, malgrado siano abbastanza intuitivi, io non avevo neanche preso in considerazione, eccoli:

1-Come dicevamo, leggere è come meditare ed è proprio questa la chiave di volta perché leggendo si possono ottenere gli stessi benefici della meditazione. Il primo è che allentando la tensione, riduce lo stress ed esercita un’azione benefica sul sistema cardiovascolare aiutando quindi a controllare la pressione sanguigna.

2-La concentrazione utilizzata nella lettura mantiene attivo il cervello aumentandone la capacità di memorizzazione e inoltre aiuta a ridurre il rischio di malattie come la demenza senile.

3-Da alcuni studi sembra emergere che leggere almeno 30 minuti al giorno aumenti l’aspettativa di vita rispetto a chi non legge.

Come dicevo all’inizio, leggere è come meditare, questa è la chiave di volta; ciò significa che è logico pensare che gli stessi effetti positivi esercitati dalla meditazione possano essere esercitati dalla lettura ma questi sono solo spunti e chi è interessato può approfondire come meglio crede. Infine, sono convinto che il motivo più importante di tutti sia che leggere equivalga a intraprendere un percorso all’interno di se, nel proprio cuore e nella propria mente ovvero nei meandri più nascosti della propria anima.

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Come ti demolisco i 3 principali alibi per non leggere

Foto di 愚木混株 Cdd20 da Pixabay

In Italia effettivamente non si legge molto. Provate a pensare alla cerchia dei vostri parenti, amici, colleghi e conoscenti, quanti di loro leggono abitualmente? Molto pochi. Potrei azzardare un 10% a tenermi largo ma non credo che sia attendibile come percentuale. Se si arriva all’otto percento e veramente tanto grasso che cola. Chi non legge non vuole leggere o non vuole fare un piccolo sforzo per acquisire un’abitudine molto ma molto positiva.

I benefici della lettura

I benefici dati dalla lettura sono molteplici e importantissimi, voglio ricordarne alcuni solo per permettere al lettore di riflettere sull’importanza di tale buona abitudine.

È rilassante, leggere allenta la tensione e ci permette di staccare la spina dalle nostre occupazioni e preoccupazioni quotidiane; in effetti è come fare una piccola meditazione.

Amplia il nostro vocabolario e ci permette di esprimerci meglio, il che è una mano santa visto che stiamo, come società, riducendo i termini d’uso comune, usiamo sempre meno parole e quelle che usiamo, vanno verso un impoverimento del loro stesso significato.

La possibilità di esprimerci meglio condiziona positivamente la nostra capacita di esprimere pensieri complessi. Sì, perché il linguaggio è strettamente connesso alla nostra capacità di pensare. Di fatto, noi pensiamo anche e soprattutto parlando. Il linguaggio contribuisce a migliorare il livello del nostro pensiero e pensando in modo più accurato si arricchisce il linguaggio stesso, instaurando un circolo virtuoso. Ma torniamo al nocciolo della questione, gli alibi per non leggere.

Alibi n°1

Non ho tempo

Molto spesso, parlando con persone che non leggono molto anzi che non leggono affatto, si sentono in dovere di giustificare la “mancanza” dicendo di non avere tempo. Ebbene, io sono sicuro che nella stragrande maggioranza dei casi, il tempo c’è eccome! Semmai il problema è dare priorità ad attività che non meritano più di pochi minuti al giorno come, per esempio, navigare tra i social. In realtà, ve benissimo aggiornare o sbirciare tra le pagine di facebook o twitter ma se continuiamo a farlo solo per ammazzare il tempo, beh allora sarebbe meglio fare altro. Ci sono molti esempi di come si può impiegare meglio il tempo che abbiamo a disposizione. Come dici? Quali? Ti illumino seduta stante; prima di andare a dormire, sarebbe buona abitudine leggere qualche pagina, così possiamo staccare dagli “schermi” e prepararci meglio per la notte oppure, se sei un pendolare, prova a leggere un libro mentre sei in viaggio o ancora, sei in attesa dal dentista, dall’estetista o dal barbiere? Puoi leggere un buon libro mentre aspetti e inoltre, se accompagnate i vostri figli a scuola, li riprendete anche immagino e allora mentre aspettate quei dieci minuti, leggete qualcosa, qualsiasi cosa possa piacervi. Oltre alla scuola, li accompagnate in palestra, a musica, a teatro o in piscina? Perché non approfittare dei tempi morti per leggere un po?

Alibi n°2

Non ho spazio

Un altro alibi molto in voga è, non ho spazio. Ebbene, intanto non vi serve uno spazio enorme per poter sistemare almeno una ventina di libri. Un paio di ripiani larghi una cinquantina di centimetri possono contenere dai quaranta ai sessanta libri, a seconda della grandezza. Per leggere diciamo, cinquanta libri, avrete bisogno, visto che non siete lettori accaniti, di una decina d’anni, perciò con due ripiani o mensole da 50 cm. state a posto per dieci anni. Eh sì, è dopo? Direte voi; dopo, vi rispondo io, se avete spazio, potete aggiungere ripiani o mensole alla vostra libreria altrimenti potete recuperare degli spazi inutilizzati e se non ne avete, potrete semplicemente scambiare i vostri libri con quelli di altri lettori, così risparmiate pure o scambiarli nelle stazioni librarie, cioè quei posti messi a disposizione da esercizi commerciali, dove poter prendere un libro lasciandone un altro ma se proprio ci tenete ad avere con voi tutti i vostri libri, potrete anche decidere di leggere in digitale. Gli e-reader in commercio sono ormai molto performanti e anche se non potrete sfogliare della vera carta, restituiscono un’esperienza di lettura molto simile a quella dei libri cartacei, pensate che potrete leggere in piena luce solare, non affaticano gli occhi come fanno i tablet o i cellulari e possono contenere migliaia di opere, più spazio di così.

Alibi n°3

I libri costano troppo

I libri costano troppo. M è davvero così? Allora, un libro può costare da pochi centesimi a svariate decine di euro salvo casi particolari in cui si superano i cento euro a seconda del libro, se sia digitale o cartaceo, il numero di pagine, la carta utilizzata, la copertina, l’autore ecc. Dire perciò che i libri costano troppo è un pò vago ma teniamoci sul cartaceo medio, diciamo che un libro costa venti euro e cioè meno di un videogioco, per esempio ma vi dirò di più, se fumate, non spendete almeno 20/25 euro a settimana? A settimana… se leggete un libro al mese, spendete 20 euro al mese, un quarto per quanto spendereste in sigarette. Se acquistate un libro al mese spenderete meno, ma molto meno di una colazione al giorno, diciamo un quarto della colazione. Se poi leggete in digitale, ci sono libri dal costo bassissimo, meno di 5 euro, per non parlare dei classici o altri libri a 0 euro. Inoltre esistono ancora le biblioteche comunali che mettono a disposizione cataloghi importanti senza alcun costo, voi vi iscrivete, chiedete in prestito un libro, lo leggete, lo riportate e ne prendete un’altro, non mi sembra affatto male.

Bene, spero di avervi convinto che se volete potete leggere senza problemi, la lettura è davvero per tutti e se avete deciso di farlo, ricordate che non dovete leggere come un forsennato perché c’è il tale tipo che legge 50/100 libri all’anno ma prendetevi il vostro tempo e divertitevi lasciando andare la vostra mente e il vostro cuore fino a giungere lì dove nessuno è mai giunto prima e sì perché ovunque andrete con l’immaginazione ci andrete solo voi, è il vostro viaggio e malgrado possa essere effettuato da tutti, il vostro è solo vostro.

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Hai mai pensato di scrivere?

Foto di Leopictures da Pixabay

Ti piace leggere? O forse sei un vero e proprio appassionato? Un “lettore forte”, come si direbbe, uno di quelli che leggono 15/20 libri all’anno. Hai mai pensato di scrivere? Se hai pensato di scrivere ma hai qualche dubbio, continua a leggere perché si può fare ma devi tenere a mente alcune cose.

Leggere e studiare

Che leggere sia una cosa importantissima per scrivere mi sembra fin troppo evidente ma ciò che potrebbe non essere ben chiaro è il fatto che, a qualsiasi livello ti trovi, avrai bisogno di prepararti. Devi leggere e studiare, continuamente. Le ragioni sono molteplici. Partiamo dal fatto che devi sapere come si scrivere un romanzo ma anche questioni più pratiche come l’uso di un programma di scrittura come word, il font più adatto, l’interlinea ecc. Potresti inoltre avere la necessita di doverti documentare su un evento storico, su come funziona un razzo, sulle leggi di un altro paese, su di una malattia o su qualsiasi altra cosa tu non conosca e credimi, ce ne sono di cose che non conosci e anche dopo aver scritto decine di libri, esserti documentato su mille cose, dovrai continuare a studiare, non è fantastico? Ah poi non dobbiamo sottovalutare altre cose, del tipo, come presentarsi a un editore, come usare internet e i social, come interagire con altri autori in una possibile collaborazione, con i lettori e gli addetti all’informazione. Come vedi si tratta di un mare di cose che ampliano notevolmente il raggio d’azione di uno scrittore, non trovi?

Avere un metodo

Un non addetto ai lavori, potrebbe pensare che scrivere significhi narrare le gesta di uno o più personaggi in modo lineare e cronologico ovvero, scrivo ciò che accade oggi, poi domani, dopodomani e via dicendo fino al completamento della storia. Anche io lo immaginavo in questo modo e naturalmente si può fare, ma in realtà non è quasi mai così. Io posso parlare della mia esperienza, ma penso che tutti gli scrittori usino un metodo, chi più, chi meno. Ma che significa utilizzare un metodo? Beh, sicuramente significa suddividere il processo di realizzazione di un libro in diversi step, curandoli separatamente per poi completare l’intera opera. Per esempio, se ho un’idea, la trascrivo con più dettagli possibile, questo è il primo step. Successivamente quando decido di realizzare l’idea che mi sono precedentemente annotato, la riprendo e a grandi ma molto grandi linee mi scrivo lo svolgimento dell’intera storia, chi è il protagonista o i protagonisti, quali sono le difficoltà che dovranno affrontare, quali soluzioni adotteranno ecc. secondo step. Dopo di che, suddivido la storia in diverse parti, dieci, venti o anche di più a seconda della storia. Questa per me è la scaletta, terzo step. Una volta pronta la scaletta di, mettiamo quindici punti, procedo allo sviluppo di ognuno e questo può essere il quarto step. Non voglio scrivere ora un manuale comunque una volta completati tutti i punti della scaletta ci saranno degli ulteriori approfondimenti nei dettagli, svariate revisioni e rielaborazioni che porteranno ad un lavoro completo dopo molti passaggi via via sempre più accurati e dettagliati. Ecco questo penso possa dare l’idea di cos’è un metodo che personalmente ritengo necessario alla realizzazione di un romanzo. È anche vero che una volta progettato, lo puoi modificare come ti pare, sei tu l’autore, ma in ogni caso, il tuo progetto sarà un’ottima traccia, in modo che tu non ti perda tra le mille cose che dovrai tenere a mente per giungere la dove nessuno e mai giunto prima. Sappi che esistono diversi libri che ti possono spiegare come realizzare una storia ma con un po’ di logica e buon senso, ognuno si può creare il proprio, personalizzandolo in base alle proprie necessità e caratteristiche. Logicamente nessuno ti vieta di partire da un metodo messo a punto da altri autori per poi modificarlo a tuo uso e consumo.

L’idea è la cosa più importante

Prima di iniziare a scrivere con un certo impegno, ero convinto che scrivere fosse una cosa veramente difficile da fare, perché, se era vero che avevo un mondo di idee, era altrettanto vero che occorrevano molte altre conoscenze come la padronanza della lingua italiana o la necessità di apprendere un metodo di lavoro efficace. Poi ho compreso alcune cose.

La prima è che se vuoi, puoi migliorare le tue conoscenze della lingua, sia studiando in un percorso ufficiale di studi come il liceo o l’università sia in proprio e il modo più semplice e diretto sai qual è? Non ci crederai ma è proprio leggere tanti bei libri.

La seconda è che il metodo lo puoi imparare o te lo puoi creare da te.

La terza è che l’idea non la puoi produrre a volontà ma viene da se, semplicemente. Eventualmente puoi tentare di creare delle condizioni che favoriscano l’affiorare di un’idea; è un po’ come coltivare un orto, non sei tu a far nascere e crescere i pomodori o la lattuga ma sei tu a piantare i semi e a prendertene cura e se le condizioni saranno quelle giuste e mantenute nel tempo, avrai le tue insalate. Quindi siccome l’idea non la puoi produrre tu, ne consegue che è la cosa più importante e quando arriva non bisogna farsela scappare. Perciò se hai tante idee beh, allora le devi sfruttare, per tutto il resto ci vuole costanza e duro lavoro.

Prima o poi dovrai completare il tuo libro, fai il meglio che puoi ma avrai sicuramente sempre da migliorare

Su questa cosa ho sempre avuto le idee abbastanza chiare perché ci sono solo due modi in cui puoi far finire una storia. Nel primo tu sai dall’inizio come andrà a finire ossia nell’idea iniziale è insito il finale. Lo sai già dall’inizio insomma. Nel secondo modo, non lo sai e te lo devi inventare dopo. Per me è come diceva Mike Bongiorno, è la prima che vale. Ma che tu lo sappia prima, o dopo, il libro deve finire e questo significa che lo rileggerai un’infinità di volte e troverai milioni di cose che vorrai cambiare ma devi fartene una ragione, ad un certo punto Big Ben deve dire stop e allora capirai che ci saranno grandi soddisfazioni perché hai concluso qualcosa che non avresti neanche immaginato di iniziare e se sarai stato attento e scrupoloso, a prescindere da quello che accadrà dopo, avrai fatto comunque un buon lavoro. Poi ti accorgerai di tutte le cose che potevi fare meglio e lo farai, scrivendo altre storie, migliorando il tuo stile, la tua tecnica, la padronanza della lingua, avrai migliorato le tue conoscenze su tutto ciò che ti circonda e su ciò che sei veramente così saprai che ogni fine è un nuovo inizio, sempre!

Scrittore umile, scrittore presuntuoso

Foto di osue da Pixabay

In Italia da anni si dice che non si legge abbastanza e che gli scrittori sono in maggioranza rispetto ai lettori. Io non credo che sia proprio così. La prima è vera, in Italia si legge poco e se una volta era vero che si leggevano pochi libri, ora è vero che si legge proprio poco, libri o non libri.

Dai giornaletti a internet

Ai miei tempi, i ragazzini leggevano i fumetti, certo non tutti ma il giornaletto era abbastanza diffuso e molti di quelli che allora leggevano giornaletti, ora leggono libri. Sempre oggi, non solo non si leggono libri ma neanche i fumetti, ne le istruzioni di qualunque cosa; un articoletto un po’ lunghetto lo si vede come un diavoletto dal quale stare a debita distanza. E io che mi lamentavo, negli anni 90, del fatto che la gente leggeva i titoli dei giornali ed era come se avessero letto l’intero articolo. Oggi neanche quello, il titolo o titoletto che sia, non si legge, si ascolta al telegiornale. Ma i titoli si sa, sono concepiti per far passare qualcosa che spesso diverge da quanto scritto o detto nel resto dell’articolo/servizio. E così, ci siamo ridotti che i tanto amati social media, neanche ce li leggiamo, ci basta guardare le figure, spesso senza capirle.

Leggere, scrivere, impegnarsi

Poi ci sono questi folli che leggono quintalate di libri dei più svariati generi. Si svegliano al mattino e una delle prime cose che vedono sul comodino, accanto alla sveglia, è il testo del momento. Se lo portano al cesso, sul treno, dal dentista o in qualunque altro posto potenzialmente portatore di attesa. Costoro, vengono visti come se fossero degli alieni, sempre con quel coso di carta sottobraccio. Quelli che invece leggono con un ebook-reader, si mimetizzano e ispirano sicurezza perché al posto del coso di carta hanno una specie di telefono che non sarà all’ultimo grido ma sempre di uno schermo si tratta. Ma c’è anche chi va oltre; oltre a leggere hanno anche l’ardire di scrivere, di inventare storie. Pazzesco! Ma dove andremo a finire di questo passo. Questi folli, si fanno venire strane idee in testa e se le segnano pure sul taccuino, per non dimenticarle. Poi un bel giorno se le vanno a rivedere e cominciano a trasformarle i una serie di eventi e se insistono tanto quegli eventi un giorno diventeranno una storia. Gente fuori dal mondo. Ma quello della scrittura non è l’ultimo livello della follia; ce né ancora uno più estremo, il più estremo di tutti. Sì perché questi ultimi, non solo leggono e scrivono ma si impegnano pure, sono molto critici nei confronti di sé stessi, amano imparare e non si fermano quando non riescono come vorrebbero. Questi tipacci, si rimettono a studiare l’italiano se necessario, cercano di capire come strutturare una storia, come migliorare dei dialoghi, come creare personaggi credibili e fanno tante altre cose da fuori di testa poi non contenti, hanno pure la faccia tosta di proporre i loro testi a un editore anzi a più d’uno che è meglio.

Scrittore umile

Ebbene, dei folli di cui parlavo prima ce ne sono poi, più o meno due tipi, lo scrittore umile e quello presuntuoso. Stiamo parlando chiaramente, di scrittori non affermati, perchè poi quelli affermati, sono tutti bravi in quanto affermati. Lo scrittore umile è quello che non vuole rompere le scatole, che si presenta in punta di piedi e chiede, se non ottiene risposta, passa avanti. Non pretende e cerca di imparare da chi ne sa più di lui. Spesso questa figura viene percepita come uno che “non ha fiducia nei propri mezzi”. Non è abbastanza cazzuto e se non crede per primo lui nelle sue opere…

Scrittore presuntuoso

Lo scrittore presuntuoso invece, pretende di essere ascoltato, di essere nel giusto. La sua scrittura è la migliore possibile. Secondo questo tipo di scrittori, il mondo dei libri e diviso in capaci e incapaci e indovinate dove crede di essere lui… Lo scrittore presuntuoso non si fa problemi riguardo alle altrui capacità. Se uno è un idiota non è certo colpa sua. Questo scrittore, o è un pallone gonfiato o è veramente bravo altrimenti non sarebbe così…presuntuoso.

La terza via

Il punto è che in un caso o nell’altro, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di scrittori dilettanti e quindi o troppo umili o troppo presuntuosi. Ma c’è una terza via, quella di chi cerca di rendersi conto del proprio autentico valore. In questo caso gli autori cercano di allontanarsi dalla propria opera quel tanto che basta da poterla osservare il più obiettivamente possibile e cercano sinceramente punti di vista differenti rispetto al loro, al fine di comprendere i propri limiti e lavorare per superarli.

Migliorare e migliorarsi attraverso la scrittura

Questo tipo di scrittore inizia a scrivere per una propria necessità interiore. Impara a comprendere i propri limiti e potenzialità e si attiva per accedere, con il tempo, a versioni più elevate di sé stesso. A costui non importa solo di arrivare a pubblicare e vendere ma è interessato alla valutazione, da parte di un professionista, del suo testo, ma anche del lettore (che giustamente ha sempre l’ultima parola), per poter capire dove si trova e come poter avanzare. Tale avanzamento si ripercuoterà obbligatoriamente negli altri ambiti della propria vita o almeno è così che la pensa questo tipo di scrittore. In questo caso si comprende facilmente come scrivere assuma un significato più profondo che va al di là della tecnica e dello stile.

Tu cosa ne pensi? Sei uno scrittore? Come vedi gli altri scrittori? Come ti vedi tu? Può la scrittura diventare un mezzo per evolvere interiormente?

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