Il blog di Vincenzo Valenza

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Hai mai pensato di scrivere?

Foto di Leopictures da Pixabay

Ti piace leggere? O forse sei un vero e proprio appassionato? Un “lettore forte”, come si direbbe, uno di quelli che leggono 15/20 libri all’anno. Hai mai pensato di scrivere? Se hai pensato di scrivere ma hai qualche dubbio, continua a leggere perché si può fare ma devi tenere a mente alcune cose.

Leggere e studiare

Che leggere sia una cosa importantissima per scrivere mi sembra fin troppo evidente ma ciò che potrebbe non essere ben chiaro è il fatto che, a qualsiasi livello ti trovi, avrai bisogno di prepararti. Devi leggere e studiare, continuamente. Le ragioni sono molteplici. Partiamo dal fatto che devi sapere come si scrivere un romanzo ma anche questioni più pratiche come l’uso di un programma di scrittura come word, il font più adatto, l’interlinea ecc. Potresti inoltre avere la necessita di doverti documentare su un evento storico, su come funziona un razzo, sulle leggi di un altro paese, su di una malattia o su qualsiasi altra cosa tu non conosca e credimi, ce ne sono di cose che non conosci e anche dopo aver scritto decine di libri, esserti documentato su mille cose, dovrai continuare a studiare, non è fantastico? Ah poi non dobbiamo sottovalutare altre cose, del tipo, come presentarsi a un editore, come usare internet e i social, come interagire con altri autori in una possibile collaborazione, con i lettori e gli addetti all’informazione. Come vedi si tratta di un mare di cose che ampliano notevolmente il raggio d’azione di uno scrittore, non trovi?

Avere un metodo

Un non addetto ai lavori, potrebbe pensare che scrivere significhi narrare le gesta di uno o più personaggi in modo lineare e cronologico ovvero, scrivo ciò che accade oggi, poi domani, dopodomani e via dicendo fino al completamento della storia. Anche io lo immaginavo in questo modo e naturalmente si può fare, ma in realtà non è quasi mai così. Io posso parlare della mia esperienza, ma penso che tutti gli scrittori usino un metodo, chi più, chi meno. Ma che significa utilizzare un metodo? Beh, sicuramente significa suddividere il processo di realizzazione di un libro in diversi step, curandoli separatamente per poi completare l’intera opera. Per esempio, se ho un’idea, la trascrivo con più dettagli possibile, questo è il primo step. Successivamente quando decido di realizzare l’idea che mi sono precedentemente annotato, la riprendo e a grandi ma molto grandi linee mi scrivo lo svolgimento dell’intera storia, chi è il protagonista o i protagonisti, quali sono le difficoltà che dovranno affrontare, quali soluzioni adotteranno ecc. secondo step. Dopo di che, suddivido la storia in diverse parti, dieci, venti o anche di più a seconda della storia. Questa per me è la scaletta, terzo step. Una volta pronta la scaletta di, mettiamo quindici punti, procedo allo sviluppo di ognuno e questo può essere il quarto step. Non voglio scrivere ora un manuale comunque una volta completati tutti i punti della scaletta ci saranno degli ulteriori approfondimenti nei dettagli, svariate revisioni e rielaborazioni che porteranno ad un lavoro completo dopo molti passaggi via via sempre più accurati e dettagliati. Ecco questo penso possa dare l’idea di cos’è un metodo che personalmente ritengo necessario alla realizzazione di un romanzo. È anche vero che una volta progettato, lo puoi modificare come ti pare, sei tu l’autore, ma in ogni caso, il tuo progetto sarà un’ottima traccia, in modo che tu non ti perda tra le mille cose che dovrai tenere a mente per giungere la dove nessuno e mai giunto prima. Sappi che esistono diversi libri che ti possono spiegare come realizzare una storia ma con un po’ di logica e buon senso, ognuno si può creare il proprio, personalizzandolo in base alle proprie necessità e caratteristiche. Logicamente nessuno ti vieta di partire da un metodo messo a punto da altri autori per poi modificarlo a tuo uso e consumo.

L’idea è la cosa più importante

Prima di iniziare a scrivere con un certo impegno, ero convinto che scrivere fosse una cosa veramente difficile da fare, perché, se era vero che avevo un mondo di idee, era altrettanto vero che occorrevano molte altre conoscenze come la padronanza della lingua italiana o la necessità di apprendere un metodo di lavoro efficace. Poi ho compreso alcune cose.

La prima è che se vuoi, puoi migliorare le tue conoscenze della lingua, sia studiando in un percorso ufficiale di studi come il liceo o l’università sia in proprio e il modo più semplice e diretto sai qual è? Non ci crederai ma è proprio leggere tanti bei libri.

La seconda è che il metodo lo puoi imparare o te lo puoi creare da te.

La terza è che l’idea non la puoi produrre a volontà ma viene da se, semplicemente. Eventualmente puoi tentare di creare delle condizioni che favoriscano l’affiorare di un’idea; è un po’ come coltivare un orto, non sei tu a far nascere e crescere i pomodori o la lattuga ma sei tu a piantare i semi e a prendertene cura e se le condizioni saranno quelle giuste e mantenute nel tempo, avrai le tue insalate. Quindi siccome l’idea non la puoi produrre tu, ne consegue che è la cosa più importante e quando arriva non bisogna farsela scappare. Perciò se hai tante idee beh, allora le devi sfruttare, per tutto il resto ci vuole costanza e duro lavoro.

Prima o poi dovrai completare il tuo libro, fai il meglio che puoi ma avrai sicuramente sempre da migliorare

Su questa cosa ho sempre avuto le idee abbastanza chiare perché ci sono solo due modi in cui puoi far finire una storia. Nel primo tu sai dall’inizio come andrà a finire ossia nell’idea iniziale è insito il finale. Lo sai già dall’inizio insomma. Nel secondo modo, non lo sai e te lo devi inventare dopo. Per me è come diceva Mike Bongiorno, è la prima che vale. Ma che tu lo sappia prima, o dopo, il libro deve finire e questo significa che lo rileggerai un’infinità di volte e troverai milioni di cose che vorrai cambiare ma devi fartene una ragione, ad un certo punto Big Ben deve dire stop e allora capirai che ci saranno grandi soddisfazioni perché hai concluso qualcosa che non avresti neanche immaginato di iniziare e se sarai stato attento e scrupoloso, a prescindere da quello che accadrà dopo, avrai fatto comunque un buon lavoro. Poi ti accorgerai di tutte le cose che potevi fare meglio e lo farai, scrivendo altre storie, migliorando il tuo stile, la tua tecnica, la padronanza della lingua, avrai migliorato le tue conoscenze su tutto ciò che ti circonda e su ciò che sei veramente così saprai che ogni fine è un nuovo inizio, sempre!

Dall’idea al romanzo

(Secondo me)

L’idea

Per me è la cosa più importante, tutto nasce con un’idea. Molto spesso idea e titolo coincidono. Questo perché è il mio modo per creare associazioni e arricchirle al più presto. Ciò significa anche che il titolo contiene una parte dell’opera. Un tempo avevo la convinzione di non poter scrivere perché pensavo che fosse un lavoro enorme, in effetti lo é ma non per i motivi che credevo all’epoca. Mi immaginavo lo scrittore chino sulla propria opera dall’inizio alla fine che inventava e scriveva il proprio romanzo sul momento, in fondo è uno scrittore, perciò inventa la storia e la mette su carta o no? Ma le cose non stavano esattamente così. In realtà chi scrive utilizza un metodo e non scrive necessariamente tutto ciò che gli viene in mente di getto ma crea un vero e proprio progetto e a seconda del metodo e della storia, scriverà le diverse parti che la compongono, in momenti diversi. Potrebbe decidere di scrivere subito il finale per esempio o scrivere abbastanza di getto per poi ritoccare e perfezionare ora le descrizioni ora i dialoghi. Spesso e volentieri può essere utile fare una ricerca per scrivere di determinati fatti, luoghi o parti tecniche molto dettagliate come nel caso di un romanzo storico o un racconto di fantascienza. Beh, comunque tutte queste cose tenevano ben a freno la mia voglia di cimentarmi nella difficilissima arte della scrittura ma poi credo di aver capito che studiando e impegnandosi un metodo di lavoro te lo puoi creare mentre le idee no! Non si può insegnare e tanto meno imparare come avere delle idee. O le hai o non le hai; certamente si può lavorare per creare le giuste condizioni affinché le idee affiorino ma non si possono avere certezze al riguardo. Quindi, ogni volta che ho un’idea, appena posso, me la appunto sul mio taccuino, aggiungendo tutti i dettagli che mi vengono in mente.

Il soggetto

In un secondo tempo, riprenderò una delle decine di idee che mi sono appuntato, quella che mi intriga di più sul momento e ne allargo i contenuti. Non sarà una trama ma un soggetto, cioè l’idea ma più in grande. Per esempio, se nell’idea sono contenuti due personaggi, diciamo due fratelli e l’ambientazione è di fantasia, cercherò di tratteggiare meglio non tanto l’aspetto quanto il carattere e le particolarità intese come differenze tra i due fratelli. Altrettanto farò con l’ambientazione; se vivono in una città immaginaria o in campagna, al mare o in montagna; così da avere un valido quadro di partenza in cui poter inserire fatti e altri personaggi.

La scaletta

Dopo aver scritto il soggetto, mi preparerò una scaletta degli eventi. Non è detto che la rispetterò per filo e per segno ma mi servirà come traccia per sviluppare la storia poi. La mia scaletta deve essere di 10 o 20, massimo 25 punti molto sintetici e di precisione variabile.

La ricerca

Come dicevo all’inizio, potrebbe essere utile se non necessario, effettuare una ricerca per rendere la storia il più possibile credibile. Personalmente, se non ci sono ambientazioni particolari, procedo con la scrittura e al bisogno mi fermo e faccio le ricerche del caso.

Prima stesura

Okay, eccoci finalmente alla stesura del romanzo che nel mio caso altro non è che lo sviluppo dei punti della scaletta. Ogni punto può essere un capitolo, parto con questa intenzione ma poi le cose cambiano perché in certi casi lo sviluppo del punto è breve, in altri è più lungo e articolato ma se lo sviluppo non è troppo breve, diciamo che ogni punto della scaletta equivale a un capitolo. La scrittura seguirà un ordine cronologico, scriverò parti successive prima delle precedenti solo nel caso in cui mi venga in mente qualcosa che mi piace troppo ma generalmente non è così. La prima stesura è uno scritto abbastanza grezzo poiché mi interessa delineare bene la storia, seguiranno una serie di aggiustamenti e correzioni.

Seconda stesura

Conclusa la prima stesura, riprenderò in mano il testo e mi concentrerò sul miglioramento delle descrizioni. In questa fase cercherò di capire se le descrizioni fatte sono adeguate. Nelle fasi di riscrittura, occorre guardare il manoscritto nel modo più oggettivo possibile in modo da scovare pecche non visibili durante la profonda immersione nel testo che avviene durante la fase di creazione dello stesso.

Terza stesura

In questa fase l’attenzione sarà tutta sui dialoghi. Uno dei problemi maggiori, secondo me, è che i dialoghi possano essere troppo poco naturali, così come le reazioni agli eventi descritti. Nel caso di un grave dramma, questo deve essere reso come accadrebbe nella realtà o perlomeno nella realtà immaginata e quindi coerente con l’ambientazione ideata.

Correzioni finali

E per finire, ci saranno un numero imprecisato di riletture atte a identificare tutti gli errori, le incoerenze e quant’altro potrebbe danneggiare l’opera con l’intento di consegnare all’eventuale editore, un testo al meglio delle mie possibilità.

Naturalmente questa è la mia esperienza e il mio modo di lavorare, fin qui. Non è certo l’unico ne tantomeno il migliore ma può forse dare un’idea di come scrivere un libro a chi non si è mai posto il problema o a chi vorrebbe tentare ma non sa come cominciare. Se anche tu sei tra questi ultimi, buon divertimento.

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