Riflessi d'inchiostro

Il blog di Vincenzo Valenza

The boys: prima stagione

Eh, lo so, lo so, sono un po’ in ritardo ma ho concluso ora la prima stagione di questa serie TV…

La serie
The Boys, è una serie TV basata sull’omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson, ha conquistato il pubblico con il suo tono dissacrante e brutale. Adattata per lo schermo da Eric Kripke (conosciuto per aver creato Supernatural), la serie è stata prodotta da Amazon Prime Video e vanta il coinvolgimento di Seth Rogen ed Evan Goldberg come produttori esecutivi, noti per il loro lavoro su adattamenti fumettistici come Preacher. Nel cast spiccano Karl Urban nel ruolo di Billy Butcher, un leader cinico e determinato, e Jack Quaid come Hughie Campbell, un ragazzo comune trascinato in un mondo di caos. Tra gli antagonisti, Antony Starr interpreta Homelander (Patriota), un supereroe tanto potente quanto spietato, mentre Erin Moriarty dà vita a Starlight, l’unico spiraglio di moralità tra i “super”.

La trama
La prima stagione di The Boys esplora un mondo in cui i supereroi, noti come “I Sette”, sono gestiti come celebrità dalla potente corporazione Vought International. Dietro l’apparenza eroica, i super si rivelano corrotti, egoisti e spesso pericolosi. La serie segue il percorso di Hughie, che si unisce a un gruppo di vigilanti guidati da Billy Butcher dopo che la sua fidanzata viene brutalmente uccisa, per “errore”, da A-Train, un supereroe a dir poco irresponsabile. Il team dei “ragazzi”, lotta per smascherare le malefatte dei super e della Vought, affrontando sfide estreme e scoprendo segreti sconvolgenti. La stagione intreccia intrighi, azione e momenti di profonda riflessione su potere e responsabilità.

Molto super ma poco eroici
The Boys si distingue per il modo in cui ritrae i supereroi. Lontani dall’essere modelli di virtù, i “Sette” sono un concentrato di egoismo, vizi e abusi di potere. Patriota, il leader del gruppo, rappresenta una parodia inquietante dell’eroe di tipo classico: onnipotente ma privo di empatia. A-Train è un velocista ossessionato dalla competizione e dalla droga, mentre Queen Maeve è una figura disillusa, intrappolata in un sistema che non lascia spazio per il vero eroismo. Questa rappresentazione cruda e realistica dei super sottolinea le loro debolezze e umanità, rendendoli più simili a celebrità narcisiste che a salvatori altruisti.

La differenza tra The Boys e i supereroi dei fumetti tradizionali
A differenza dei fumetti tradizionali che spesso celebrano i supereroi come icone di moralità e sacrificio, The Boys offre una visione cinica e sovversiva. Invece di ispirare, i supereroi della serie incarnano i pericoli del potere incontrollato e la corruzione dell’individuo quando messo al centro dell’adorazione pubblica. Mentre personaggi come Superman o Spider-Man si dedicano a proteggere l’umanità, i super di The Boys sono strumenti di marketing e politica, simboli di un sistema capitalista che sfrutta il bene pubblico per profitto. Questa differenza sostanziale rende la serie unica, sfidando il pubblico a riflettere su cosa significhi davvero essere un eroe.

…Insomma, come avrà capito chi non conosce questa serie, siamo di fronte a un progetto che rovescia completamente il genere, offrendo molti spunti di riflessione. Il primo episodio non mi è piaciuto molto; ho dovuto aspettare il secondo e anche il terzo per poter incominciare ad apprezzare questa serie che malgrado si interessante e assolutamente innovativa, la ritengo comunque sopravvalutata.

Per concludere direi che,The Boys è una serie da vedere e su cui riflettere ma nella quale rimane difficile immedesimarsi. Io non sono riuscito a prendere le parti di nessuno di loro, in effetti è una di quelle opere dove nessuno è veramente “pulito” e le emozioni vengono sepolte sotto una coltre di crudeltà e indifferenza.

Di seguito i link ai miei libri:

Il Bambino e l’Asinello Volante e Altre Storie

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È Solo un Gioco

Il pescatore

Ho sentito diversi youtuber commentare il libro, Il Pescatore, e alcuni ne hanno parlato molto bene, altri molto, ma molto male. A me intrigava abbastanza e così l’ho letto.

Il libro

“Il Pescatore”, il cui titolo originale, in inglese è: The Fisherman, è un libro horror, vincitore del prestigioso “Bram Stoker Award”, scritto da Jhon Langan del 2016 ma uscito in Italia solo nel 2024, nella collana “Caronte” per Zona 42, curata da Luigi Musolino. Il libro è stato tradotto da Alice Rossi mentre il progetto grafico e la copertina sono a cura di Annalisa Antonini.

La storia

Abe è un uomo che sta vivendo un grande dolore causato dalla morte della moglie, Marie. Per cercare conforto si butta su un suo vecchio hobby, la pesca, praticato negli anni della gioventù in maniera piuttosto grossolana visto che il padre, con cui andava, ne aveva una conoscenza che definire approssimativa è alquanto riduttivo, comunque, fatto sta che dopo la perdita della sua amata Marie, dopo solo due anni di matrimonio, la pesca diventa il suo interesse principale. Abe è un analista di sistema, un informatico che lavora per una grande azienda. Un giorno, Dan, un suo collega, non si presenta in ufficio, scopriranno il successivo che Dan è stato vittima di una grave incidente stradale nel quale hanno perso la vita la moglie e i due bambini piccoli. In seguito alla tragedia, i due, Abe e Dan si avvicinano, accomunati dal dolore per le loro perdite e da un hobby che diviene la principale fonte di svago per entrambi. Nelle loro scorribande pescherecce, vengono a conoscenza di una storia accaduta molti anni prima, in un luogo in cui decidono di andare a pescare.

La scrittura

Lo stile è semplice e asciutto, diretto quanto basta ma non banale, Jhon Langan, per i miei gusti, scrive bene, le descrizioni, prevalenti rispetto ai dialoghi, sono funzionali, mai esagerate e dettagliate al punto giusto, ovvero a seconda della necessità, cosa questa, dal mio punto di vista, molto apprezzabile in quanto spesso si parla, nel mondo della scrittura di quanto debba essere descrittivo un autore, per alcuni molto, per altri poco ma secondo me la verità sta nell’utilizzo che se ne fa, non solo nel testo a livello complessivo ma anche a più “velocità”, rispetto alle varie parti che compongono il testo stesso. È evidente inoltre che se la storia rende così bene, è anche e soprattutto merito della traduzione. Se Jhon Langan scrive bene, Alice Rossi traduce altrettanto bene.

Cosa ne penso

Jhon Langan ha scritto, a parer mio, una storia molto interessante, originale e avvincente. È un capolavoro? Probabilmente no ma è un gran bel libro che si legge benissimo, scorre a meraviglia e tocca corde emotive molto profonde. Tratta della perdita di persone care ma lo fa nel modo giusto, mostrando al lettore la vita interiore del protagonista e la necessità di “sopravvivere” a un evento dilaniante. L’autore non indugia troppo in facili piagnistei ma ti conduce nel dolore in punta di piedi e tu, come essere umano, rispondi interiormente alle necessità emotive del protagonista, alla sofferenza, al placare il dolore con la distrazione di un interesse che possa tenere impegnati, al terrore che successivamente dovrà essere affrontato.

Nella fase centrale si narra una seconda storia cioè una storia nella storia. L’espediente è utilizzato bene e consente di produrre lo stato d’animo adatto e le informazioni utili per il lettore che si inoltrerà nella parte conclusiva della storia, unendo il presente al passato e mostrando finalmente il quadro complessivo. Ecco, questa storia nella storia, comunque bella, l’ho trovata un po’ meno efficace e di poco meno scorrevole rispetto alla fase iniziale e alla fase conclusiva ma trattasi solo di gusto personale dettato dalla voglia di proseguire con le vicende del presente narrate in prima persona da Abe.

Nel complesso, il libro lascia quel giusto, per un horror, senso di angoscia, ma stranamente, alla fine della storia, quando tutto è compiuto mi è rimasto anche un “anomalo” senso di nostalgia. A questo punto, Abe lo si percepisce come un amico, non un eroe, un avventuriero o cose del genere ma un amico normalissimo, uno con le quali scambieresti volentieri due chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè e per il quale, empaticamente, provi un po’ del suo dolore.

Se può interessare, ecco i link ai miei libri:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

Il Bambino e l’Asinello Volante e Altre Storie

È Solo un Gioco

Oblivion Fair

Il 22/23 febbraio 2025 a Roma si è tenuta la prima edizione di “Oblivion”, la fiera del libro del fumetto e dell’irrazionale.

La fiera

La fiera si è svolta nella Città dell’Altra Economia che si trova, come specificato sul sito di questo interessante spazio culturale, all’interno del Campo Boario dell’ex-mattatoio, in largo Dino Frisullo. Erano presenti una quarantina di case editrici indipendenti, presenti anche, naturalmente, molti autori ed editori. Oltre all’esposizione dei libri, le due giornate dedicate all’evento, hanno visto una ricchissima serie di conferenze dedicate al tema del fantastico e dell’irrazionale e al modo di raccontarli, toccando molti temi che coinvolgono la società civile attuale.

Le mie impressioni

Ho visitato la fiera domenica 23, dal mattino fino al primo pomeriggio e devo dire che c’era davvero tanta gente, così tanta che si faceva veramente fatica a girare tra i banchi per rimirare i tanti libri esposti. Buona parte dei libri appartenevano al genere horror e alle sue sottocategorie ma c’erano anche diversi libri di genere fantasy, weird e fantascienza. Non sono mancati i classici né gli autori emergenti, inoltre erano presenti anche molti libri di seconda mano, molto ben tenuti. Il pubblico era piuttosto eterogeneo per età anche se il capello bianco, mi è sembrato, andava per la maggiore.

I libri che ho preso

Non ho stanziato un budget stratosferico ma qualcosa dovevo assolutamente prenderla così ho optato per i seguenti volumi:

Il primo libro che ho acquistato è un libro che ha destato notevole scalpore…

… Primi Delitti, una raccolta di racconti di Paolo Di Orazio edito da D Editore, uscito negli anni ’80 e che ha per tema principale, la violenza ad opera di bambini. Il libro è stato fortemente osteggiato e che come recita il sottotitolo alla nuova edizione, è stato condannato dal parlamento per istigazione a delinquere.

Il secondo è…

… Nuovi Delitti, dello stesso autore e della stessa casa editrice. Ho acquistato il secondo senza aver ancora letto il primo ma mi fido! Sono certo che in un modo o nell’altro, questi due volumi non tradiranno le mie aspettative.

Il terzo libro è…

… Della Donna Aracnide, di Luigi Musolino per Zona 42; ambientato negli anni ’90, narra di Filippo e Martina, sorella e fratello che durante la festa del Santo Patrono, decidono di assistere allo spettacolo di una nuova attrazione, appena giunta nella piazza del paese: il baraccone di Serafina, la Donna Aracnide.

Inutile dire che avendo riconosciuto gli autori, tutti e tre i volumi sono stati debitamente autografati.

Ma non è tutto perché sbirciando tra i libri delle vecchie edizioni, ho trovato un testo che non potevo in alcun modo ignorare…

Il Mastino della Guerra di Michael Moorcock, edito dalla Fantacollana Nord. Ho visto la recensione di Flavio Troisi su Broken Stories e ho capito all’istante che prima o poi sarebbe stato mio.

In conclusione

Oblivion Fair, secondo me è stata un gran bel successo e personalmente posso ben dire di aver passato veramente una bella giornata. Mi sono sentito a “casa”, in mezzo a pubblicazioni che difficilmente si possono trovare nelle librerie mainstream e se ci sono, devi andarle a scovare in angoletti bui e seminascosti, in numero terribilmente esiguo, questo sì che è un vero orrore.

Non mi resta che ringraziare per la lettura dell’articolo e arrivederci al prossimo anno a Oblivion Fair.

Se vuoi leggere i miei libri, ecco i link:

Il Bambino e l’Asinello Volante e altre Storie

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È Solo un Gioco

Goldrake U

Il ritorno di Goldrake ha riportato l’attenzione sugli anime degli anni ’80 che avevano per protagonisti i tanti e famosi robot giganti o robottoni come li chiamano ora. Questa serie appena andata in onda sulla RAI ha acceso numerosi dibattiti tra gli appassionati del genere, così ho deciso di dire la mia…

Goldrake o Grendizer?

Solo per precisare, a beneficio di coloro che non conoscono Goldrake, ossia la serie animata intitolata: Atlas Ufo Robot, Grendizer è il nome internazionale di Goldrake.

Il Goldrake di una volta

Due parole, beh, facciamo più di due parole per dire che Goldrake U è un rifacimento della serie andata in onda sulla RAI alla fine degli anni ’70 e come tale è stato ammodernato per renderlo più adatto ai tempi attuali. Questo significa che va guardato come se fosse una serie nuova, questo almeno durante la visione, poi ognuno può trarre le proprie conclusioni ma se lo si guarda avendo continuamente in mente (scusate il gioco di parole) la vecchia serie, vi rovinate il divertimento e non potrete essere oggettivi. Detto ciò, il Goldrake di ieri era un prodotto assolutamente innovativo con sigla in italiano da poter canticchiare a piacimento e una colonna sonora, per me, strepitosa, per non parlare della forma, un disco volante con dentro un robot gigante. Certo era un cartone animato che lasciava tanti interrogativi, alcune cose non si spiegavano proprio, come per esempio, il fatto che Tokyo sarà stata distrutta innumerevoli volte o come cavolo faceva Goldrake a vincere sempre, va bene che era forte ma inverosimile e poi perché non attaccare la terra in massa, con tutti i mostri disponibili? Ma a noi dopotutto, importava poco, era bello, era forte e parlava di ideali positivi malgrado le polemiche suscitate nell’opinione pubblica.

Il Goldrake di oggi

Il Goldrake di oggi è diverso, si rimescolano un po’ le cose, i personaggi, la storia che nella sua linea fondamentale risulta essere la stessa ma condensata in pochi episodi e dotati di quella che oggi si chiama, continuity ovvero la continuità coerente tra gli episodi o le stagioni, a differenza degli anni ’70/’80 in cui gli episodi di una serie sostanzialmente riproducevano degli eventi con una scaletta praticamente sempre uguale tanto e vero che le serie tv di quegli anni si chiamavano telefilm, ovvero una serie di piccoli film. Goldrake U è una serie che si sviluppa rapidamente, moderna, un’animazione non male ma non esageratamente superiore a quella degli anni ’70 con dei personaggi caratterizzati in maniera differente e la presenza di Mazinga Z un altro famosissimo robot che non mi sembra sia apparso tra gli episodi della serie originale.

Le mie impressioni

Allora, ho aspettato di finire di vedere Goldrake U prima di dire la mia e alla fine queste sono le mie riflessioni personali. Dunque, vedendo la serie mi sono posto le seguenti domande:

1- È stata una buona idea proporre di nuovo Goldrake?

2- Sarebbe stato opportuno riproporlo tale e quale alla serie originale?

3- Quella che abbiamo visto è stata la migliore versione possibile?

E mi sono anche risposto naturalmente…

1- È stata una buona idea proporre di nuovo Goldrake?

Secondo me sì, almeno per quanto riguarda il mercato italiano, considerando che sono passati più di quarant’anni e ancora ce lo ricordiamo e ne parliamo; questo lo dico a prescindere da come siano andate le cose in Giappone e negli altri paesi in cui è uscito. Per l’Italia è stata assolutamente una buona idea.

2- Sarebbe stato opportuno riproporlo tale e quale?

No! non avrebbe avuto alcun senso, semmai, sarebbe stato auspicabile scrivere la continuazione della serie originale, invece si è optato per un rifacimento, o per meglio dire un reboot.

3- Quella che abbiamo visto è stata la migliore versione possibile?

Come dicevo rispondendo alla domanda di cui sopra, per me la cosa migliore sarebbe stata proporre il proseguimento della storia originale, quindi quella che ho visto non la considero la migliore versione possibile, poi naturalmente la produzione e gli autori fanno quello che vogliono, questo è palese.

Perciò se diciamo che è stata una buona idea, che non poteva essere rifatto uguale a quello degli anni ’70 e che la versione andata in onda non è la migliore versione possibile, ecco, allora proviamo a immaginare come poteva essere Goldrake U, precisando naturalmente che sono le mie impressioni e le mie personali riflessioni.

Luci e ombre

Partiamo dalla storia: la base è identica e qui come ho già detto, io avrei preferito una continuazione del Goldrake delle origini ma evidentemente si è scelta un’altra strada; e per la strada che si è scelta, direi bene per la parte che rende il robot Goldrake di un’origine sconosciuta e quindi frutto di una tecnologia superiore anche agli alieni. Completamente errato il discorso degli aeromobili come il Delfino, la Trivella e Goldrake 2.

Ma la parte che più mi interessa commentare riguarda i personaggi:

Actarus

La scelta di un Actarus più giovane, non la trovo azzeccata, perché se è vero che permette ai ragazzi di oggi di immedesimarsi più facilmente in un personaggio della loro età, io credo che sia altrettanto vero che i teenagers abbiano fretta di crescere e quindi possano prendere ad esempio, un ragazzo più grande e dal carattere più solido e formato; un personaggio a cui tendere piuttosto che un personaggio in cui immedesimarsi, quindi.

Alcor e Maria

Ci sta! Questi due personaggi, cioè un Alcor più spigliato e reattivo e una Maria più infantile mi sono piaciuti, soprattutto la sorella di Actarus, piuttosto discola che rispecchia maggiormente la sua giovane età.

Venusia

Non mi è piaciuta! Una creatura tanto mistica quanto inutile, dal mio punto di vista. Sembra quasi che sia stata messa lì, in quel contesto, in modo completamente artificioso. Io credo che questa mossa sia servita a spiegare alcune cose rimaste in “sospeso”, intendo, non spiegate nella serie originale e questo va bene ma il modo mi lascia un po’ perplesso e comunque ci torneremo sopra più tardi…

Sayaka

Sayaka, se non erro, non era presente nell’originale ma nella serie di Mazinga Z. Okay, può andare ma non ce n’era veramente bisogno; la sua presenza in realtà è comprensibile a causa dell’unione, nella stessa serie, dei due robot, Mazinga Z e Goldrake la cui continuity non è ben chiara agli italiani forse per il fatto che Goldrake è stato il primo ad arrivare in Italia ma non il primo cartone sui grandi robot a essere uscito in Giappone e soprattutto non il primissimo dello stesso autore.

Professor Yumi

Stesso discorso di Sayaka, i due personaggi appartengono alla serie dedicata a Mazinga Z ma al di là di questo, non mi sembra che lascino il segno in Goldrake U e faccio fatica a vederne la loro utilità.

Dottor Procton

È il responsabile del centro di ricerche spaziali e deve esserci ma mi sembra, rispetto all’originale, un po’ sotto tono.

Rubina, Teronna e Cazador

Questo trittico di personaggi, sempre a mio modo di vedere, si poteva tranquillamente evitare. Avrei preferito vedere Maria trattenuta dai nemici di Goldrake e utilizzata per mettere in seria difficoltà Actarus piuttosto che due ragazze, cioè Rubina e Teronna, innamorate della stessa persona, ossia Duke Fleed. Cazador mi sembra una vera e propria forzatura, il personaggio toglie interesse dai veri cattivi della storia per aggiungere poco e niente.

Gandal, Zuril e Hydargos

I veri cattivi, risultano fortemente ridimensionati dai tre personaggi di cui ho parlato prima, vale a dire: Cazador, Teronna e Rubina e sembrano essere le macchiette di sé stessi.

Il grande assente

Rigel secondo me doveva proprio esserci; è un personaggio molto riuscito e interessantissimo il cui scopo era quello di allentare la tensione, era perfettamente caratterizzato, portava buon umore e divertimento; senza dubbio uno dei personaggi secondari più riusciti nella storia degli anime.

E il robot?

Il robot mi è piaciuto, un leggero ritocco al design ci sta più che bene ma rimane ambigua la sua figura per via di quell’aura di misticismo di cui è permeato e sia questo che il discorso sulle astronavi d’appoggio a Goldrake, avrebbero senso solo se la produzione dovesse decidere di prolungare la serie con nuove stagioni.

In conclusione

Sono contento che sia stato realizzato un nuovo Goldrake però devo dire che mi ha soddisfatto solo in parte. I primi quattro episodi sono stati strepitosi, con l’attacco a Riad, Roma e Parigi, sicuramente un omaggio ai tre paesi che oltre al Giappone hanno più amato Atlas Ufo Robot. Per il resto, non è stato malaccio ma un pò troppo “sceneggiata”, per i miei gusti. Non mi è piaciuta l’idea di trovare dei mezzi aerei da combattimento fermi su un’isola, pronti per essere utilizzati, senza neanche conoscerne il funzionamento. Buone le animazioni, ottimo il doppiaggio e spero in un proseguimento della storia, che possa migliorare nettamente l’intera opera e per quanto mi riguarda, do il mio bentornato ai robottoni.

Se vuoi leggere i miei libri li trovi ai link qui sotto:

Il bambino e l’asinello volante e altre storie

Paride Royl e la lanterna dei sogni perduti

È solo un gioco

American Jesus

Mark Millar firma questa suggestiva storia, praticamente la Bibbia 2.

Mark Millar

Mark Millar è uno scrittore inglese attivo nel mondo del fumetto supereroistico. Ha scritto per Marvel e DC Comics, inoltre ha fondato un suo personale progetto a cui ha dato il nome di Millarworld da cui sono state tratte serie televisive in onda su Netflix. Tra i suoi lavori, oltre ad American Jesus si ricorda anche Superior e Kick-Ass.

Peter Gross

Peter Gross è un disegnatore americano e tra i suoi lavori ci sono: The books of Magic e Lucifer.

Le puntate precedenti

Come dicevo all’inizio, American Jesus è una specie di Bibbia 2 per cui le puntate precedenti vanno dalla creazione del mondo fino all’avvento del Messia circa duemila anni fa, in Galilea. E sì, perché l’idea è proprio questa: cosa potrebbe accadere se un ragazzo di dodici anni, ai nostri giorni, vivesse degli eventi talmente eccezionali da convincerlo di essere la reincarnazione del Cristo, tornato per il giudizio universale.

Una storia in tre volumi

La storia si divide in tre volumi che si intitolano rispettivamente:

Il prescelto

Il nuovo Messia

e

Apocalisse

La versione che ho io è tutta a colori in copertina cartonata. I disegni sono molto belli non perfettamente definiti, per scelta, ma di grande effetto con delle tavole piuttosto grandi. In ogni volume, alla fine del fumetto, ci sono diverse altre immagini, sia disegni in fase di realizzazione che copertine alternative. Inoltre, è molto interessante, l’intervista a doppia mandata tra l’autore e il disegnatore del fumetto. Che dire quindi, a me American Jesus è piaciuto, sia per l’idea e la storia che per i disegni. Ho solo due critiche da fare:

La prima è che le pagine sono poche, avrei preferito leggere un po’ di più e la seconda…beh, la seconda riguarda il finale, buono, di grande effetto ma personalmente trovo che il climax si spenga troppo presto, questo però non toglie nulla a un ottimo lavoro.

E voi l’avete letto? Siete d’accordo o avete altro da dire? Nel caso, fatemelo sapere.

Se volete leggere dei racconti per bambini, fantastici e originali, potete farlo acquistando:

Il bambino e l’asinello volante e altre storie

Se invece preferite una storia urban fantasy:

Paride Royl e la lanterna dei sogni perduti

di cui potete leggere un estratto su Amazon.

Per gli amanti della poesia posso consigliare:

È solo un gioco

Le 4 migliori serie tv

Una mia personalissima classifica delle migliori serie tv di tutti i tempi, naturalmente parliamo sempre di serie ambientate nel mondo del fantastico:

Al n°4 direi:

La serie fanta-horror targata Netflix riporta in auge una storia fantastica ben raccontata e in grado di segnare un’epoca anzi due; la prima è quella degli anni ’80, il periodo in cui si svolgono i fatti raccontati nella serie, epoca riprodotta con cura maniacale dal team di produzione. La seconda è l’epoca degli anni a cavallo tra il 2016 e il 2025 ovvero il periodo in cui sta andando in onda la serie stessa. In realtà, niente di nuovo sotto il sole, sì nel senso che gli elementi che compongono lo show sono abbastanza noti, dall’ambientazione da guerra fredda tra le due superpotenze USA e URSS agli esperimenti governativi per trasformare esseri umani in armi letali, passando per la nostalgia degli anni che furono fino ai buoni sentimenti in lotta contro il male. Ma allora, direte voi, dove sta la bellezza di questa serie? Che è fatta benissimo, è fatta talmente tanto bene che sembra qualcosa di veramente originale, mai visto prima e forse, in un certo senso, è vero. Guardare Stranger Things è una gran bella avventura, le carte vengono scoperte gradualmente, nei giusti tempi e con le dovute modalità, insomma come dicevo è una produzione perfetta.

Al n°3:

Era da un po’ che non vedevo una bella serie di fantascienza, dai tempi di… va beh, ne parliamo dopo. Tornando a Battlestar Galactica, sto parlando del rifacimento uscito tra il 2004 e il 2009, è veramente una bella serie. Riprende l’idea della serie del 1980, serie interessante ma con notevoli limiti, primo tra tutti, una sceneggiatura arzigogolata, causata dal tentativo di far rivivere la serie dopo la chiusura a causa dei costi troppo elevati; inoltre mi sembra di ricordare un’ironia un po’ semplicistica e superficiale, per il resto l’idea era interessante e gli effetti speciali, buoni. Vedendo la nuova serie, che si discosta dall’originale in diversi punti, ciò che più mi ha colpito sono state le lotte intestine all’interno della flotta degli umani, sicuramente più realistico ma che toglie un po’ alla magia. Effetti speciali di ottimo livello e soprattutto , la serie è completa, cioè ha un inizio e una fine, cosa per me fondamentale.

Al n°2:

Spazio 1999, serie che potrebbe dare una pista a molte altre ancora oggi e ambientazione tecnologica ancora all’avanguardia. Tutti noi che vedevamo questa serie, abbiamo atteso il 13 settembre 1999 per vedere la luna lasciare la sua orbita, capirete la delusione… Scherzi a parte è stata una fantastica serie fantascientifica. Tutto al top per l’epoca ma sarebbe ottima ancora oggi, idea innovativa e interessante, tecnologia spettacolare, effetti speciali all’avanguardia, attori molto credibili, una splendida colonna sonora, soluzioni strabilianti e ricordo tra tutte, le armi laser originalissime, i comunicatori e le bellissime astronavi, le Aquile e vi ricordo che siamo a metà degli anni ’70 e gli Space Shuttle della NASA, che somigliavano vagamente alle astronavi di Spazio 1999 (ma meno fighe), presero servizio nel 1981, solo per curiosità. Certo, qualche piccola sbavatura, a guardarlo ora, c’era ma stiamo parlando di cinquanta anni fa, mica bruscolini; ma il problema più grosso, quello che credo abbia portato alla chiusura della serie, è stato il tentativo, non perfettamente riuscito di ammodernare la serie, nella seconda stagione, molto più ricca di avventura e azione a discapito di un taglio più filosofico ed esistenziale.

Beh, al n°1 per me, non poteva che esserci:

La migliore serie di tutti i tempi, nell’ambito del fantastico e nella fattispecie della fantascienza. Non c’è lotta possibile, Star Trek, la serie originale, vince su tutte le altre serie mai realizzate e stravince anche in casa propria contro figli e nipoti vari anche se con apprezzabilissime serie ormai diversamente ramificate. Da notare che i ritrovati tecnologici e scientifici utilizzati nella serie hanno anticipato di alcuni anni la realtà, per esempio, il capitano Kirk era solito firmare gli ordini di servizio su quello che sembrava essere un tablet; nel 1996, la Motorola lanciò il telefono StarTac, praticamente il comunicatore usato in Star Trek; come nella serie, negli ultimi anni sono state brevettate siringhe senza ago le cui sostanze iniettate attraversano la pelle senza danneggiarla inoltre, il teletrasporto, il motore a curvatura e l’energia prodotta dalla collisione tra materia e antimateria sono oggetto di ricerche scientifiche all’avanguardia, poi c’è anche il discorso riguardante la visione del curatore, Gene Rodenberry che immaginava un futuro in cui gli esseri umani e quelli non umani, risolvessero pacificamente i propri problemi per vivere in armonia senza escludere alcuno. Star Trek andò in onda, per la prima volta tra il 1966 e il 1969 in piena guerra fredda e appena due anni dopo l’abrogazione delle leggi sulla segregazione (1964) e tra i personaggi chiave della serie ci sono, una donna di colore, il tenente Uhura, un russo, l’ufficiale di rotta Chekov e un vulcaniano, il famosissimo ufficiale scientifico, Spock, niente male per quegli anni, vero?

Beh, questa era la classifica delle migliori serie tv attinenti al mondo del fantastico, voi cosa ne pesate? Condividete la classifica o ne avete una alternativa? Comunque voglio lasciarvi con queste parole:

“Spazio, ultima frontiera; eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo e mai giunto prima”.

Ecco i link ai miei libri:

Il mio libro di racconti per l’infanzia

Il Bambino e l’Asinello Volante e Altre Storie

Il mio urban fantasy per ragazzi:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

La mia raccolta di poesie:

È Solo un Gioco

Buone feste a tutti i lettori

Foto di Keith Hardin da Pixabay

Il bambino e l’asinello volante e altre storie

È appena uscito il mio nuovo libro: Il bambino e l’asinello volante e altre storie, tre racconti dedicati all’infanzia. Si tratta di tre storie fantastiche dove le avventure, le emozioni e la fantasia non hanno limiti.

Il bambino e l’asinello volante

Nel primo racconto, Angelo, incontra un asinello volante e parlante ed è la storia della loro amicizia, un’amicizia tra esseri puri e liberi da ogni pregiudizio ma questo non può essere compreso facilmente da chi non riesce a sganciarsi dalle limitazioni e dalle contaminazioni che la società ci impone.

Lo gnomo del calar della sera

Nel secondo racconto, due fratellini, un maschietto e una femminuccia, Maria e Mario, scoprono che il loro giardino è visitato da uno gnomo. Il tema portante è sempre l’amicizia tra esseri pari ma diversi; in questo caso però, il nocciolo del racconto va ben oltre, spingendosi fino a toccare temi importanti come il servizio e il perdono.

La dama del lago di cristallo

Il terzo racconto tratta dello sconfinato amore di una mamma per la propria figlia e di quanto questo possa divenire una delle più potenti magie dell’universo, in grado di compiere veri miracoli.

Con questo libro per l’infanzia si chiude un mio piccolo ciclo dove mi sono cimentato scrivendo e pubblicando poesie, una storia fantastica per ragazzi e come indipendente, appunto, Il bambino e l’asinello volante e altre storie. Ci tenevo moltissimo, e l’ho fatto nella speranza che possa regalare dei bei momenti alle famiglie che, decideranno di “adottarlo”.

Il Bambino e l’Asinello Volante e Altre Storie

Nathan Never: L’abisso delle memorie

E il n° 18 della saga e lo ritengo molto importante perché mostra il passato del nostro eroe; questo ci permette di capire meglio chi è veramente Nathan Never.

La precedente vita di Nathan Never

Nathan Never prima di lavorare per l’agenzia Alfa era un agente di polizia, aveva una moglie e una figlia. La sua “normale” esistenza, venne distrutta a causa di un pazzo criminale, implicato in un caso su cui Nathan stava lavorando; la comparsa di Ned Mace segnò la fine della vita del sergente di polizia e diede origine al famoso agente Alfa. Laura, la moglie di Nathan fu barbaramente assassinata da Ned Mace mentre la mente della piccola Ann, la figlia di Nathan Never ne rimase traumatizzata. Tutto ciò portò Nathan a sviluppare enormi sensi di colpa, dolore e frustrazione rendendolo di fatto un eroe cupo e solitario che ben si adatta al mondo distopico in cui vive.

Ciò che abbiamo vissuto ci rende ciò che siamo

Ciò che abbiamo vissuto ci plasma, e Nathan Never ne è l’emblema. Il suo passato tragico, segnato dalla perdita della moglie Laura e dai disturbi della figlia Ann, lo trasforma in un uomo malinconico e riflessivo, ma anche determinato a fare la differenza. Ogni scelta, ogni errore e ogni perdita contribuiscono a definire la sua identità. Nathan non è solo un eroe, ma un simbolo di resilienza: porta il peso delle sue esperienze senza rinunciare a lottare per un futuro migliore. In un mondo deturpato, è la sua umanità ferita a renderlo un punto di riferimento per chi cerca giustizia.

Caratterizzazione ed empatia

Nathan Never è un personaggio profondamente umano e in questo episodio se ne traccia una caratterizzazione importante. Tormentato dal passato, vive tra il rimorso per la morte della moglie e il dolore per la fragilità della figlia. La sua malinconia e i suoi dubbi inoltre lo avvicinano al lettore; non è infallibile né invincibile; è un uomo che lotta contro i propri demoni mentre cerca di fare la cosa giusta in un mondo sbagliato. Questo equilibrio tra fragilità e forza lo rende reale, estremamente reale perché nessuno di noi è sempre nel giusto ma ognuno di noi, a proprio modo, si sforza per esserlo, nel giusto, o per rimediare ai propri errori.

Chi è veramente Nathan Never?

Ma chi è veramente Nathan Never? È più di un semplice eroe, è un uomo tormentato che incarna il peso delle proprie scelte e delle loro conseguenze. La sua storia insegna che la resilienza nasce dalla sofferenza e che l’umanità si manifesta nell’imperfezione. Nathan ci invita a riflettere sul valore della giustizia, sull’importanza del sacrificio e sul potere della redenzione. In un futuro distopico, la sua lotta è un insegnamento universale di speranza e perseveranza.

Batman Caped Crusader

Da ragazzino, non ho molto apprezzato questo personaggio; a me piacevano gli eroi con i poteri e Batman non ne aveva. In effetti, l’uomo pipistrello era probabilmente il più adulto tra gli eroi DC Comics mentre gli unici film che mi hanno veramente convinto sono stati quelli di Cristopher Nolan, la Trilogia del Cavaliere Oscuro.

Il ritorno del cavaliere oscuro

In realtà non se n’era mai andato ma in un certo senso è tornato dopo i vari film che si sono susseguiti dagli anni novanta a oggi con risultati altalenanti. Penso che questa serie possa riportare la pace tra tutti quegli appassionati che si sono persi negli anni e non per colpa loro.

Le animazioni

Le animazioni non sono particolarmente dettagliate ma sono molto belle e curate, in uno stile volutamente retrò, dal tratto semplice, diretto ed essenziale che ritengo efficacissimo. Sono un chiaro omaggio allo stile noir delle origini del personaggio richiamando l’estetica degli anni ’40, epoca in cui Batman ha preso vita nei fumetti (1939 per l’esattezza). Le immagini sono estremamente curate con scene cariche di atmosfera grazie all’uso sapiente di luci e ombre. Gotham City appare come un luogo senza tempo, misterioso e perché no, un pò nostalgico. Lo stile grafico si rivela particolarmente efficace nel trasmettere il senso di oscurità e pericolo che da sempre caratterizzano le avventure del Cavaliere Oscuro.

Le storie

Ogni episodio di “Caped Crusader” sembra destinato a riportare Batman al suo ruolo primario: quello di detective e vigilante, alle prese con una Gotham City che pullula di criminali iconici. I fan potranno rivedere figure classiche come il Pinguino, Catwoman e altri antagonisti che incarnano le mille sfaccettature del crimine e del caos ma in una versione rivista così come u tutti, o quasi i personaggi della serie. La narrazione punta a un equilibrio tra azione e introspezione, esplorando non solo le lotte fisiche tra Batman e i suoi nemici, ma anche i dilemmi morali e personali che lo definiscono come personaggio. Questa attenzione alla profondità narrativa sembra essere una promessa di qualità per la serie.

La colonna sonora

Splendida la colonna sonora, firmata da Frederik Wiedmann, un elemento che fin dal passato ha avuto un ruolo cruciale nelle avventure animate del Cavaliere Oscuro. Le melodie sembrano ispirarsi alle sonorità orchestrali degli anni ’90, con un tocco moderno che le rende memorabili. È una colonna sonora che cattura perfettamente l’essenza di Gotham, mescolando mistero, tensione e drammaticità.

Insomma, se volete vedere una serie animata “adulta”, saldamente ancorata tra mistero e noir, Batman Caped Crusader è assolutamente da vedere. Per chi l’ha vista, fatemi sapere se vi è piaciuta.

Se volete leggere il mio romanzo breve, potete trovarlo al link qui sotto, sia in cartaceo che in ebook:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

Nathan Never: Oltre le stelle

È il tredicesimo episodio della saga e per me, per ora, il migliore. Qui si incomincia veramente a respirare aria di fantascienza.

Oltre le stelle

Una società mineraria spaziale entra in contatto con delle forme di vita, aliene e completamente diverse dalla nostra. Queste forme di vita, molto evolute, “prendono in prestito” i corpi umani con cui entrano in contatto ma, purtroppo, questi corpi si deteriorano molto velocemente costringendo gli alieni a cambiare involucro almeno fino a quando non avranno a disposizione entità biologiche artificiali, più adatte ad accoglierli.

La storia di Medda, Serra & Vigna è davvero intrigante e lascia aperte molte strade. Possiamo dire che si tratta di una storia ad ampio respiro che immagino potrà essere considerata una saga nella saga. Beh, vedremo se sarà effettivamente così.

La copertina, di Claudio Castellini e i disegni di Germano Bonazzi, sono splendidi. Il lettering e di Francesca Piovella. Un team che ha creato un albo di alto livello e che è stato un vero piacere leggere.

Ecco, e per questo tipo di storie, interessanti e affascinanti che leggo Nathan Never, dove l’ignoto non è solo nello spazio profondo ma anche dentro il nostro “essere umani”, spalancando porte su un passato cosmico al tempo stesso terribile e meraviglioso. Perché il terrore non sempre viene dallo spazio profondo ma a volte vive con noi, nelle nostre case, nelle nostre menti, in ciò che siamo realmente e ciò che siamo realmente ci offre possibilità inimmaginabili a patto che si decida di osservare e accettare ciò che realmente siamo e che si scelga di prenderne coscienza al fine di superarlo.

Ho letto i primi 10 episodi di Nathan Never

Dopo aver recuperato ben 226 numeri di Nathan Never (dal n°1 al n°226), posso dire di aver conquistato una piccolissima tappa che mi permette di raccontare le mie prime e assolutamente soggettive impressioni sulla saga, che ricordo, ha appena superato le 400 puntate.

La progettazione

Tra le primissime impressioni che ne ho ricavato, confermo che secondo me è stato fatto un grande lavoro di progettazione prima dell’uscita dell’albo, un personaggio e un’ambientazione perfettamente credibili e intrinsecamente coerenti.

Le copertine

Le copertine, del maestro Claudio Castellini, sono bellissime. Devo dire che tutte le prime dieci copertine dei rispettivi numeri mi sono piaciute un casino. Sono delle piccole opere d’arte come deve essere, perché, nel fumetto più che nei libri, l’impatto della copertina è fondamentale.

I disegni

I disegni mi piacciono ma noto delle differenze tra i vari episodi, ora non ricordo perfettamente ma credo che si siano alternati due o tre disegnatori. Tra queste, alcune mi sono piaciute più delle altre… scusate ma sono andato a dare un’occhiata agli albi ed effettivamente si sono avvicendati diversi disegnatori. I miei disegni preferiti? Non me ne vogliano gli altri ma per me, i disegni del primo numero non si battono, almeno per ora.

Le storie

E qui per me c’è una piccola nota dolente. Per i primi dieci numeri, si alternano storie che non mi convincono fino in fondo, direi che la saga dal punto di vista della narrativa, per me, stenta a decollare. ci sono molti richiami e citazioni come negli episodi, Il monolito nero, Operazione Drago e L’isola della morte ed è comprensibilissimo ma avrei preferito una maggiore inventiva e originalità. Oh, stiamo parlando dei miei gusti e del fatto che mediamente il livello è buono ma onestamente, mi aspettavo di più.

E voi conoscete Nathan Never? Cosa ne pensate delle cover, dei disegni e delle storie?

Ecco il link ai miei libri:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È Solo un Gioco

Questi sono i canali che seguo:

Per capire come presentare un manoscritto alle case editrici o per imparare a scrivere un buon incipit, dialoghi efficaci, descrizioni ben fatte e tutto quel che serve per iniziare, completare e presentare un racconto, un romanzo o una silloge poetica, ho ben pensato di seguire chi ne sa sicuramente più di me, perché i libri, li scrive, li pubblica o li legge come se non ci fosse un domani. Quella che segue quindi è una lista dei canali YouTube che seguo più assiduamente. Ci tengo a precisare inoltre che l’ordine è dato dalla cronologia con i quali li ho scoperti:

Scuola di scrittura

Scuola di scrittura è il canale YouTube di Franco Forte, scrittore Mondadori, responsabile editoriale della celebre collana Urania, editor, editore e sceneggiatore. Il canale offre preziose informazioni a tutti coloro che intendono cimentarsi con la scrittura e che ambiscono alla pubblicazione con un editore.

Seguitelo se volete entrare nel mondo dell’editoria italiana.

Scuola di Scrittura

Broken Stories

Broken Stories è il canale YouTube di Flavio Troisi e si occupa, come dice lui, di letteratura Dark e Immaginifica. Flavio presenta e recensisce molti libri interessanti e lo fa con spunti e riflessioni profonde e intelligenti. Con il suo canale è riuscito a guadagnarsi la fiducia di migliaia di appassionati di romanzi horror, fantasy, fantascienza e weyrd dal taglio piuttosto oscuro, quindi e inquietante. Sono certo che la sua opera stia facendo conoscere molti scrittori e scrittrici a tanti, oltre a incoraggiare e diffondere la passione per la lettura.

Seguitelo se volete leggere e comprendere meglio la letteratura dark e immaginifica.

Broken Stories

Libri di sangue

Libri di sangue è il canale YouTube di Aldo Luigi Mancusi, ex direttore della storica rivista Metal Shock. Come si evince dal nome del canale, si parla principalmente di letteratura horror ma anche di attualità e cultura in genere. Aldo è una persona di grande cultura, non solo letteraria ed è molto abile nell’arte oratoria, come si suol dire, riesce a bucare lo schermo; sa essere scanzonato e irriverente ma anche piuttosto schietto e tagliente, insomma è uno che non le manda a dire. Ah, dimenticavo Aldo Luigi Mancusi è anche uno scrittore.

Seguitelo se vi piace l’horror e se amate punti di vista originali e irriverenti, insomma, se volete ascoltare uno che parla chiaro e tondo, come si suol dire.

Libri di Sangue

Rotte narrative

Rotte Narrative è un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano entrare nel mondo dell’editoria da professionisti. Il suo autore è Livio Gambarini, docente, scrittore, formatore ed è il creatore del premio nazionale Arcimago, alla sua seconda edizione. Il canale è ricchissimo di video molto interessanti e che possono offrire spunti ma anche veri e propri insegnamenti per aiutare coloro che hanno bisogno di apprendere tutto ciò che serve per diventare degli scrittori o scrittrici affermati o comunque crearsi le basi per tentare l’avventura.

Seguitelo se pensate di aver bisogno di insegnamenti molto ben strutturati.

Rotte Narrative

Story Doctor

Story Doctor è il canale di Andrea Viscusi, autore, editor e coach per scrittori. Anche il canale di Andrea è ricchissimo di video il cui scopo è quello di aiutare gli scrittori sia alle prime armi, sia di maggior esperienza, a imparare come scrivere un testo, come sistemarlo e/o come analizzare testi già scritti per comprenderne la struttura e carpirne i “segreti”. Il tutto finalizzato, naturalmente, al miglioramento delle proprie capacità.

Seguitelo se volete imparare a strutturare e analizzare i vostri o gli altrui testi e non solo…

Story Doctor

Luca Nesler

Luca Nesler è un formatore e lo scopo del suo canale è quello di aiutare gli autori a scrivere delle belle storie. Luca è molto simpatico, trovo davvero divertenti i suoi video ma è anche molto serio e competente. Apprezzo moltissimo le sue spiegazioni e il modo estremamente razionale ed equilibrato con cui produce le proprie argomentazioni.

Seguitelo se volete divertirvi e imparare.

Luca Nesler

Albero del mistero

Il motto di Fabrizio Valenza, autore del canale YouTube “Albero del mistero”, è “Le storie cambiano la vita”. Fabrizio è uno scrittore, filosofo e coach narrativo. Le informazioni riportate sul suo canale lasciano trasparire che per lui, leggere e scrivere storie non è solo un atto tecnico né tanto meno il solo frutto di conoscenze e competenze specifiche ma qualcosa di più profondo e legato alla vita stessa e alla ricerca del significato dell’esistenza insomma scrivere significa accedere e scoprire cosa abbiamo dentro, chi siamo realmente o almeno questo è quello che ho capito io.

Seguitelo se cercate un approccio più profondo alla scrittura.

Albero del Mistero

Andrea D’Angelo

Il vlog di Andrea D’Angelo si occupa di scrittura e più in generale di arte e creatività. Si definisce uno scrittore indipendente al cento percento, nonché scrittore divergente in quanto non segue mode o linee editoriali comunemente accettate. Ha scritto diversi libri sempre di genere fantasy. Andrea è stato uno degli ultimi che ho scoperto ma apprezzo molto il suo stile minimalista e la sua filosofia. Anche per lui infatti, la scrittura è un percorso di crescita interiore. Uno scrittore è sempre uno scrittore a prescindere dal fatto che egli pubblichi con una casa editrice, a prescindere dal fatto che egli pubblichi, a prescindere dal fatto che venda, a prescindere da tutto ciò che nell’immaginario collettivo sia uno scrittore perché si è scrittori dentro prima di ogni altra cosa.

Seguitelo se intendete la scrittura come un percorso di evoluzione interiore o se cercate romanzi scritti in piena libertà.

Andrea D’Angelo

Il lettore che cammina

Dopo tanti scrittori, ho scoperto un canale YouTube interessantissimo e cioè “Il lettore che cammina”. Sul canale chiaramente, si parla di letture e di libri e l’autore consiglia di farlo camminando, perché mentre si è in movimento, si mantiene una certa tensione che aiuta a non distrarsi o peggio addormentarsi. L’approccio è da professionisti della lettura, non quindi un passatempo ma un’attività che necessita di un impegno costante, educandosi a leggere qualsiasi testo, magari cominciando da libri leggeri per poi arrivare ai grandi classici della storia dell’umanità. Trovo che sia un approccio davvero particolare e un punto di vista che non avevo mai pienamente considerato.

Seguitelo se volete imparare a leggere opere complesse per lunghi periodi di tempo.

Il Lettore che Cammina

Passione podcast

Okay, si parlava di canali YouTube e quindi video ma voglio aggiungere due bonus perché penso che valga la pena andare a dare un’occhiata a due ulteriori canali, uno audio e quindi un podcast, e un blog. Il podcast è, “Passione podcast”, il canale di Andrea Ciraolo ma andiamo con ordine. Perché sto parlando di un podcast che non parla di scrittura? Perché quando uno scrittore si accinge a pubblicare, uno dei problemi che lo assilla è quello di cercare di farsi conoscere per poter vendere le proprie opere così, avevo pensato di imparare a fare podcast e Passione podcast faceva proprio al caso mio; un diario-podcast che raccontava in tempo reale la propria avventura nella creazione, lancio e mantenimento di un proprio canale. Penso di aver ascoltato tutti ma proprio tutti gli episodi di Passione podcast, andati in onda (e sono ancora lì) tra il 2018 e il 2020 e devo dire che è stata davvero una bellissima avventura, aggiungo inoltre che Andrea è davvero un ottimo conduttore e sa mettere a proprio agio sia gli ospiti delle sue interviste che gli ascoltatori. Infine, ma non meno importante, ho avuto l’opportunità di conoscere molti altri personaggi che hanno iniziato e probabilmente stanno continuando a condividere le proprie passioni.

Passione Podcast

Penna blu

L’altro bonus è un caro, vecchio, blog ed è stato uno dei primi che ho cominciato a leggere per cercare di capire e imparare qualcosa del mondo della scrittura. Sto parlando di “Penna blu”, il blog di Daniele Imperi; Daniele è un autore di contenuti per il web ma è anche un lettore e uno scrittore. Sul suo blog potete trovare tantissimi articoli che parlano di scrittura, blogging, letture, grammatica e tanto altro tra cui, vorrei segnalare la sezione, racconti e la sezione, interviste. Beh, non vi resta che farvi un bel giro, sono sicuro che troverete tantissimi articoli interessantissimi.

Penna Blu

E voi li conoscete? Cosa ne pensate?

Lascio anche i link ai miei libri:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È Solo un Gioco

Serie: Jupiter’s Legacy

Jupiter’s Legacy è una serie tv in onda su Netflix, tratta dall’omonimo fumetto scritto da Mark Millar e disegnato da Frank Quitely. La serie ci racconta di alcuni supereroi che formano un gruppo chiamato: “Unione della giustizia” e dei loro figli, eredi dei loro poteri.

Il concetto di giustizia

“L’unione della giustizia”, si fonda su alcuni principi, di cui il primo e più importante è: Non uccidere; i criminali infatti, si combattono e si arrestano ma non si uccidono. Il problema nasce quando Brandon, il figlio del capo del gruppo che si fa chiamare Utopian, uccide un super-cattivo, contravvenendo al suddetto principio numero uno. Il gran polverone che ne deriva porta a discussioni quanto meno accese coinvolgendo l’opinione pubblica e di fatto crea sia tra i supereroi che tra la gente comune, due schieramenti, a favore o contro la linea dura. Ma tutto ciò vuole rappresentare anche uno scontro generazionale, quello che andava bene ieri non va più bene oggi, forse.

Il senso di responsabilità

Se il concetto di giustizia, che oggi è tanto indefinito quanto disatteso, è uno dei due grandi temi in Jupiter’s Legacy, l’altro è senz’altro il senso di responsabilità che va, e deve andare, perfettamente a braccetto con il concetto di giustizia. Nella serie, alcuni supereroi di seconda generazione, non intendono assumersi la responsabilità di difendere le persone ordinarie dalle minacce non ordinarie che incombono sulle loro vite. È questo il caso di Chloe, la figlia di Utopian che invece di combattere i criminali, sceglie una carriera come modella. Per non parlare di altri giovani supereroi che si schierano più o meno apertamente con fazioni criminali.

Le origini dei poteri

L’origine dei poteri sovrumani dei nostri eroi, che come sempre in questo tipo di storie è molto importante, è rivelato attraverso continui flashback, soluzione narrativa molto amata dagli autori d’oltreoceano; di fatto gli episodi sono un continuo avvicendarsi tra gli eventi del passato e quelli del presente. Personalmente avrei evitato tutto ciò, ricostruendo eventualmente le origini dei supereroi in una eventuale “ultima” stagione.

Una sola stagione

Insomma, a mio avviso, i presupposti per uno sviluppo in più stagioni (così com’era previsto), c’erano tutti e poteva essere un bel viaggio; sì perché la serie è stata cancellata dopo una sola stagione, sembra a causa di uno scarso risultato in termini di apprezzamento da parte del pubblico in concomitanza con un aumento non previsto del budget. Peccato, anche perché l’ultimo episodio della prima e unica stagione, stava prendendo una piega piuttosto interessante.

In conclusione, vale la pena vedere una serie rimasta incompiuta? Dipende, secondo me è comunque interessante, perciò se avete la curiosità di esplorare questo mondo, guardatela con la consapevolezza che non ne vedrete la conclusione; se invece non avete tale curiosità e non sopportate il fatto di non poter completare ciò che avete iniziato, allora lasciate stare, perché non fa per voi. A me la serie è piaciuta, il problema è solo quello, per poterne godere appieno la serie doveva continuare nei suoi sviluppi. Comunque se volete dare una sbirciatina, non è neanche molto lunga, sono infatti solo otto episodi. Fate voi… a chi l’ha vista invece chiedo, come l’avete trovata? Vi è piaciuta?

Se vi piace il mondo della narrativa fantastica, leggete il mio romanzo d’esordio: Paride Royl e la lanterna dei sogni perduti, lo trovate sia in ebook che in versione cartacea su tutti gli store online oppure ordinandolo direttamente in libreria.

Serie: House of Ninjas

Una famigli di Ninja, che in seguito alla morte di uno dei componenti della famiglia, appende la katana al chiodo. Questa è la base di partenza della serie tv di Netflix: House of Ninjas, diretta da Dave Boyle.

Chi sono i ninja

Forse sarebbe più corretto dire, chi erano i Ninja; beh, nel medioevo giapponese erano delle spie, il corrispettivo degli attuali agenti segreti. Erano in grado di infiltrarsi oltre le linee nemiche per carpire informazioni, uccidere o compiere azioni di guerriglia. Come viene più volte detto nella serie, Ninja è un termine grossolano, essi si riconoscono infatti nel nome: Shinobi che significa nascondersi.

Cosa mi è piaciuto

Cosa mi è piaciuto di questa serie? Diverse cose, i filmati sono piuttosto dark ma non troppo, c’è, secondo me la giusta dose di luce e ombra e non mi riferisco alla fotografia, o non solo visto che ha la sua importanza ma all’atmosfera creata. È leggero quando deve esserlo ma crudo al momento e al punto giusto; se una lama ti affetta, ti affetta, non è uno scherzo. La colonna sonora mi è piaciuta moltissimo e mi è particolarmente piaciuta in alcune scene, come quella in cui la famiglia ninja torna a combattere insieme, all’interno di un magazzino.

Cosa non mi è piaciuto

La serie, coniuga molto bene, caratteristiche orientali e un punto di vista prettamente occidentale rendendola molto attraente secondo i canoni non orientali ma rimangono alcune gestualità in stile giapponese, forse mutuate da teatralità culturali proprie, che però mi fanno un pò storcere il naso quando le vedo, perché mi sembrano forzature innaturali e quindi non necessarie.

In conclusione

In conclusione, non è certo un capolavoro ma è una buona serie composta da solo otto episodi. Adatta a chi ama la cultura orientale e giapponese in particolare, molto ben costruita e divertente, perfetta per chi inoltre vuole staccare la spina per qualche ora. Buona serie, ottima come svago.

Per chi vuole, ecco i link ai miei libri:
È solo un gioco
Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È la lettura?

Foto di Jose Antonio Alba da Pixabay

Nel precedente articolo abbiamo parlato della possibilità di usare la scrittura come mezzo per la propria ricerca ed evoluzione personale; la domanda ora è: può esserlo anche la lettura? Come nel precedente articolo e per quello che abbiamo detto proprio in quell’articolo, io direi prima di subito, sì; ma questo non aiuterebbe molto. Il mio intento non è certo quello di dare risposte ma fornire spunti per il lettore interessato che poi autonomamente andrà ad approfondire. Bene, vediamo qualche spunto:

Leggere per sapere

Questa è la lettura probabilmente più diffusa e utilizzata al mondo, sia che si tratti di informazioni personali apprese tramite una delle innumerevoli chat che imperversano nella rete, sia che si tratti di articoli di giornale per conoscere i fatti del giorno, della settimana o altro. Tra queste letture possiamo anche e soprattutto annoverare i libri di testo scolastici, trattati tecnico-scientifici e molto altro ancora. Una lettura informativa, a più livelli, sia orizzontali che verticali. Tutto ciò soddisfa il nostro bisogno di sapere, di conoscere informazioni utili a livello personale, familiare, professionale e sociale.

Leggere per comprendere

Una forma di lettura più “elevata” è quella di leggere per comprendere. Tra gli articoli di un giornale per esempio oltre alle informazioni”utili”, possono esserci degli editoriali o approfondimenti di un tale problema che ci inducono a riflettere, a pensare, per comprendere quel dato problema. Un libro che parla della situazione socio-economica di un paese asiatico, altro esempio, può aiutarci a comprendere il perché di determinate scelte e situazioni operate o riguardanti quello specifico paese così come un buon libro di storia può farci comprendere i motivi di una certa situazione attuale. Perché dico che è una forma di lettura più elevata? Perché non solo ci fornisce delle informazioni utili ma ce ne spiega anche i motivi, inoltre induce il lettore a valutare criticamente le informazioni ricevute. Un approfondimento privo di riferimenti certi o prove documentali inoppugnabili, o quasi, non può essere preso per la verità ma è una possibilità da verificare e quindi può rendere il lettore, parte attiva nella ricerca.

Leggere per svago

Leggere per svago non è meno importante e interessante di leggere per comprendere o per sapere. Non è da sottovalutare il potere dell’intrattenimento, considerando i livelli di stress raggiunti da questa nostra moderna società e considerando i danni presenti e futuri di tale situazione. Leggere qualcosa di leggero e superficiale può portarci a intendere che al di sotto, più in profondità si celano insperate ricchezze pronte a essere disvelate al lettore più attento.

Leggere per evolvere

Dalla lettura per svago alla lettura per evolvere il passo può essere più o meno lungo ma vale la pena farlo; e non parlo di letture new-age, self-help o a trattati mistici tradizionali o alternativi ma del buon vecchio romanzo, di storie di formazione, biografiche o completamente inventate, storie fantastiche e prive di qualsiasi fondamento o collegamento con il mondo reale ma estremamente più reali di qualsiasi densa realtà fisica perché anche se non si vedono, le emozioni, i pensieri e la comprensione dell’animo umano, sono dannatamente reali, per parafrasare un famosissimo film, sono più reali del reale. A volte tra le righe di quelli che possiamo considerare anonimi romanzi, si nascondono dei veri tesori. Certo, il libro e l’autore devono essere interessanti, in qualche modo, ma a volte chi nasconde in una storia, tali tesori, lo fa inconsciamente. Nel mondo dell’editoria possono nascondersi veri e propri maestri a volte superiori a quelli riconosciuti come tali. Ma è sempre così? No naturalmente per questo occorre una ricerca, occorre afre uno sforzo consapevole che ci consegni del materiale su ci lavorare e migliorare.

E voi leggete? E per quale motivo?

Lascio i link ai miei libri:

Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

È solo un gioco

La scrittura può essere considerata un percorso interiore?

Foto di scnupage da Pixabay

La scrittura potrebbe essere un metodo? Un percorso interiore per migliorare e arricchire sé stessi? Qualcosa che ci porteremo dietro per sempre?

La scrittura

La scrittura, che tutti conosciamo, è il modo con cui rappresentiamo le lettere che combinate insieme tra loro e con l’aiuto di segni di interpunzione come il punto, la virgola e il punto e virgola, formano parole e frasi di senso compiuto. Detto così sembra abbastanza semplice ma in effetti la scrittura non è semplicissima, cioè lo è e non lo è, perché finché restiamo nell’ambito della scrittura atta a veicolare informazioni, a parte la conoscenza delle stesse, beh è relativamente semplice, io scrivo un informazione, tu la leggi e acquisisci l’informazione che volevo darti, generale o particolare che sia. Ma quando entriamo nell’ambito della scrittura creativa di semplice non c’è più nulla, il solo scrivere migliaia di parole per creare una storia non è per nulla semplice se poi aggiungiamo che tali parole e frasi, che costituiscono i capitoli di un romanzo, devono anche intrattenere, interessare ed emozionare beh, allora non c’è nulla di più complesso. E naturalmente è proprio questo il tipo di scrittura di cui ci interessiamo. La scrittura creativa.

Un percorso

Proviamo ora a pensare a cosa sia un percorso, così senza contestualizzare è la strada, più o meno fisica che porta da un punto A a un punto B. Ora nel caso di una strada, può essere un percorso che ci porta da Roma a Milano o da Torino a Napoli e via dicendo ma se parliamo di un percorso interiore, è sempre una strada, che ci porta da un punto A a un punto B ma il punto A in questo caso non è un luogo fisico ma uno stato interpersonale così come il punto B, in base alle proprie convinzioni e credenze. Quindi un percorso interiore efficace ci porterà, se sapremo percorrerlo, da uno stato interiore meno evoluto, a uno stato interiore più evoluto o comunque più vicino al nostro ideale di evoluzione o miglioramento. La domanda quindi è, la scrittura creativa può aiutarmi a migliorare me stesso al fine di raggiungere un elevato progresso spirituale? Ma prima di rispondere continuiamo con la nostra disamina.

La vita stessa come percorso

A me personalmente verrebbe da rispondere di sì, senza alcun dubbio ma voglio spiegarmi un pò meglio per permettere a chi legge di valutare e prendere in considerazione tale eventualità. Abbiamo detto che la scrittura creativa è un sistema molto complesso per rappresentare realtà altre e che va oltre ai segni utilizzati per padroneggiarla; poi abbiamo detto che un percorso interiore deve portare il “praticante” a un livello superiore in funzione di propri interessi e convinzioni, ora possiamo aggiungere, per completare il quadro, che ogni cosa che facciamo nella vita può essere inteso e affrontato come un percorso di crescita e miglioramento interiore in base al nostro grado di consapevolezza. Se per alcuni alzarsi al mattino per andare al lavoro o studiare, è solo una scocciatura; per costoro, il risveglio non può essere una pratica spirituale. Se per altri, invece, il risveglio non può che essere un miracolo dell’anima che rinasce ogni volta a nuova vita, va con se che per costoro, svegliarsi al mattino può essere anche una pratica spirituale. In questo senso la vita stessa è un percorso di maturazione dell’anima e la consapevolezza che essa reca con sé determina la sua capacità di accorgersi di tutto ciò e trasformare o meglio realizzare ciò che da sempre è stato, è e sarà.

Scrivere anche per se stessi al fine di migliorarsi

Detto ciò risulta evidente che ogni cosa può essere un percorso interiore e quindi anche la scrittura e in particolare, la scrittura creativa. Per questo tuti i motivi per i quali uno scrive hanno una loro intrinseca nobiltà, che si tratti di guadagnarsi la scorza, divertirsi, divertire o scrivere per la gloria. È chiaro che tutte queste cose sono solo alcune sfaccettature di qualcosa di più grande. È logico che scrivere, a qualsiasi livello lo si faccia, significa osservare, imparare, conoscere, anche poco, ma quel tanto che basta per poter ottenere qualcosa di dignitoso e prima o poi, confrontarsi con ciò che siamo, cosa ci spinge a fare ciò che facciamo, veramente. Tutto ciò significa entrare profondamente in sé stessi per comprendere meglio le ragioni del nostro agire e di conseguenza del perché siamo su questa terra e infine, io credo, che anche se non ci fosse una ragione, dovremmo comunque inventarla.

L’argomento naturalmente è enorme e non si può esaurire in poche righe ma come al solito, spero di aver offerto spunti per una ricerca personale sia in chi scrive ma anche in chi legge.

Ecco i link ai miei libri:
È solo un gioco
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4 Buoni motivi per iniziare a leggere + 3 che non immagineresti

Foto di Evgeni Tcherkasski da Pixabay

Oggi con il sovraffollamento mediatico-visivo, non siamo più abituati a leggere. Leggiamo sempre di meno e a causa di ciò stiamo perdendo molti dei benefici prodotti dalla lettura costante. Ma quale sono questi benefici? Vediamone alcuni, secondo me molto importanti, più alcuni che forse non immagineresti.

Primo motivo

È come meditare: per leggere dobbiamo escludere dalla nostra mente tutto ciò che non riguarda l’oggetto della nostra attenzione per focalizzarci solo ed esclusivamente su ciò che stiamo leggendo, esattamente come nella meditazione e in modo particolare nelle meditazioni guidate che vanno tanto di moda oggi. Inoltre occorre aggiungere che così come la meditazione, leggere ci permette di abbattere l’ansia e lo stress in modo però più divertente, possiamo infatti lasciare per qualche tempo le preoccupazioni del mondo per dar libero sfogo alla fantasia visitando mondi e universi più o meno fantastici o più o meno reali a seconda dei nostri interessi e delle nostre inclinazioni, idee, credenze e convinzioni.

Secondo motivo

Ci permette di apprendere nuovi vocaboli: nel linguaggio d’uso comune tendiamo a restringere il campo a un certo numero di parole; basti pensare che la base dati enciclopedica e lessicale della Treccani si compone di ben 427.000 parole e nell’uso comune, quotidianamente, ne usiamo meno di 7.000, ebbene leggendo possiamo ampliare il nostro vocabolario avendo così la possibilità di esprimerci meglio e di comprendere meglio discorsi e pensieri articolati e complessi.

Terzo motivo

Possiamo imparare dall’esperienza e dalle conoscenze altrui: viviamo una sola vita e in questa nostra unica vita, possiamo fare tante cose ma non possiamo fare tutto, abbiamo quindi dei limiti sia spaziali che temporali per non parlare delle opportunità, di eventuali vantaggi e degli introiti che possiamo destinare alle nostre avventure che sono, per la maggior parte di noi, piuttosto limitati. Ma se ci tuffiamo nelle tante avventure che i libri ci mettono a disposizione, possiamo imparare dalle peripezie dei nostri amati personaggi. Dai romanzi storici possiamo apprendere non tanto i fatti e le motivazioni storiche che possono essere più o meno affidabili ma sicuramente le informazioni riguardanti la vita quotidiana dei personaggi nelle varie ambientazioni che possono essere ottocentesche, medievali, rinascimentali o antiche, per via del fatto che, mentre per quanto riguarda i fatti storici, questi possono essere poco accurati sia perché oggetto di dispute tra gli studiosi stessi o per la necessità di rendere il romanzo più interessante, per gli usi nella vita quotidiana dell’epoca invece, l’autore avrà fatto sicuramente una ricerca molto minuziosa. Se le motivazioni fantasiose che hanno portato dei paesi in guerra possono essere accettate e perdonate, altrettanto non si può dire per i dettagli anacronistici del vivere comune; a tal proposito, i libri del passato che ci mostrano il mondo dei tempi andati, possono essere delle vere miniere d’oro, basti pensare ai libri di Charles Dickens per esempio. Possiamo inoltre imparare molto dai romanzi di avventure dove il protagonista si sposta da un paese all’altro, che sia ambientato nel presente o anche nel passato. E che dire di tutti i libri che parlano di avventure marinaresche, e chi non ha imparato termini come babordo, tribordo, poppa, prua, stiva e albero maestro se non da qualche romanzo o racconto del genere. E chi non ha imparato dei termini scientifici grazie ai romanzi, film o fumetti di fantascienza? E che dire delle procedure giudiziarie o investigative e non ditemi che avete imparato a scuola cosa sono le impronte digitali o il guanto di paraffina. Beh, inutile citare tutte le possibilità, perché sono davvero tante, ciò che importa davvero è che ogni libro, per piccolo che sia, può rappresentare un vero tesoro di conoscenza perché tutti possono insegnare almeno una cosa e da tutti si può imparare.

Quarto motivo

Ci permette di capire meglio gli altri: entrando nelle loro vite, possiamo comprenderli meglio, capire le loro ragioni anche se poi non le condividiamo. Leggendo, possiamo permetterci di entrare in una vita che non vorremmo vivere perché troppo rischiosa, troppo dolorosa o semplicemente perché il nostro stile e modo di essere è ben lontano dalle vite di personaggi che potremmo considerare troppo estremi, crudeli, arroganti e privi di scrupoli ma possiamo comunque vivere le loro esperienze grazie ai racconti e alla nostra immaginazione, protetti ma non per questo non in grado di provare emozioni profonde o attivare acute riflessioni, ragionando sugli accadimenti, interrogandoci sul cosa avremmo fatto noi al posto del protagonista. Saremmo stati migliori? Più coraggiosi o più paurosi? Più onesti o l’occasione ci avrebbe trasformati in ladri? Davanti alle prepotenze ci saremmo arrabbiati o ci saremmo voltati dall’altra parte? Insomma da che parte saremmo stati? Penso che indagare nel profondo di se stessi sia uno dei doni più interessanti che la lettura ci metta a disposizione, quello che poi troviamo, sta a noi valutarlo e forse un giorno scopriremo che in fondo, le varie “carcasse” che incrociamo ogni giorno, ci somigliano più di quanto avessimo potuto immaginare.

Bene, penso che già questi quattro motivi siano abbastanza validi ma ce ne sono altri che, malgrado siano abbastanza intuitivi, io non avevo neanche preso in considerazione, eccoli:

1-Come dicevamo, leggere è come meditare ed è proprio questa la chiave di volta perché leggendo si possono ottenere gli stessi benefici della meditazione. Il primo è che allentando la tensione, riduce lo stress ed esercita un’azione benefica sul sistema cardiovascolare aiutando quindi a controllare la pressione sanguigna.

2-La concentrazione utilizzata nella lettura mantiene attivo il cervello aumentandone la capacità di memorizzazione e inoltre aiuta a ridurre il rischio di malattie come la demenza senile.

3-Da alcuni studi sembra emergere che leggere almeno 30 minuti al giorno aumenti l’aspettativa di vita rispetto a chi non legge.

Come dicevo all’inizio, leggere è come meditare, questa è la chiave di volta; ciò significa che è logico pensare che gli stessi effetti positivi esercitati dalla meditazione possano essere esercitati dalla lettura ma questi sono solo spunti e chi è interessato può approfondire come meglio crede. Infine, sono convinto che il motivo più importante di tutti sia che leggere equivalga a intraprendere un percorso all’interno di se, nel proprio cuore e nella propria mente ovvero nei meandri più nascosti della propria anima.

Ecco i link ai miei libri:
Paride Royl e la lanterna dei sogni perduti
È solo un gioco

Nathan Never n°2: Il monolito nero

Nel monolito nero, Nathan Never, si ritrova come nemico un uomo che vuole sfruttare la credulità popolare per fare quattrini e per evitare di essere scoperto, costui deve far sparire un famoso film del passato di cui è rimasta una sola copia e se la contenderà con un ricco collezionista senza scrupoli.

La copertina

La copertina che è sempre fondamentale perché da sola può fare mezzo albo nel senso che in molti casi si decide di acquistare un fumetto in base a quanto attrae la copertina; nel caso in cui siate dei lettori acquisiti, no, è ovvio, ma per i nuovi direi proprio di sì e in questo caso, per me, che non sono un esperto ma un appassionato, la copertina è molto bella ed efficace.

I disegni

I disegni anche in questo secondo numero mantengono la capacità di restituire atmosfere alla Blade Runner e mi sembra che ci sia un miglioramento soprattutto nei primi piani dei personaggi e in particolare del protagonista.

La storia

La storia mi è piaciuta un pò meno del primo episodio ma molto interessante e apprezzabile è l’omaggio a Stanley Kubrick e al suo film forse più rappresentativo e famoso: 2001 Odissea nello spazio.

Stanley Kubrick

Stanley Kubrick è stato uno dei registi più importanti della storia del cinema e oltre a, 2001: Odissea nello spazio vanta titoli celeberrimi come, Spartacus, Il dottor Stranamore, Arancia meccanica, Shining e Full metal Jacket.

I mutati

Si introducono anche i mutati, cioè esseri di tipo umanoide creati in laboratorio; anche se poi ne è stata vietata la produzione, quelli esistenti vivono ai margini della società diventando così manovalanza per la criminalità più o meno organizzata.

Nel complesso, questo episodio mi è piaciuto ma noto un calo della storia rispetto al primo episodio, nel senso che cattura un pò meno l’interesse del lettore.

Albo: Nathan Never n°2
Editore: Sergio Bonelli Editore
Titolo: Il monolito nero
Ideazione: Medda, Serra & Vigna
Soggetto e sceneggiatura: Antonio Serra, Michelle Medda e Bepi Vigna
Disegni: Germano Bonazzi
Lettering: Francesca Piovella
Copertina: Claudio Castellini

Se desideri leggere il mio romanzo fantasy, si cartaceo che in ebook, puoi trovarlo a questo link:
Paride Royl e la Lanterna dei Sogni Perduti

La mia raccolta di poesie invece la puoi trovare a questo link:
È Solo un Gioco

Nathan Never n°1: Agente speciale Alfa

Ho deciso di tornare a leggere Nathan Never di cui avevo letto alcuni episodi anni fa; mi sono quindi messo alla ricerca dei numeri precedenti per recuperare l’intera saga e sono riuscito a trovare un collezionista che mi ha venduto oltre 200 numeri, i primi 213 per l’esattezza, delle avventure futuristiche dell’eroe bonelliano mentre gli altri numeri li prenderò direttamente sul sito della Bonelli ma per ora sono a posto; naturalmente continuo a prendere le regolari uscite mensili.

Ma chi è Nathan Never?

Ma chi è Nathan Never? È il personaggio di uno dei fumetti editi dalla Sergio Bonelli Editore e dal lontano 1991 è andato a colmare un vuoto editoriale per la mancanza di una storia e un personaggio della fantascienza. L’albo si ispira evidentemente al film del 1982, Blade Runner riportando su tavole le atmosfere cupe e distopiche del cult interpretato da Harrison Ford.

Agente speciale Alfa

Il primo albo della serie si intitola; Agente speciale Alfa e tratta subito il tema dei robot come si può capire dalla splendida copertina di Claudio Castellini e come dicevamo in precedenza richiama direttamente il tema e le atmosfere di Blade Runner.

City News

Bonelli utilizza un simpatico stratagemma per introdurre al lettore, il tema del fumetto e cioè pubblica un articolo del giornale, dell’universo di Nathan Never; City News. L’articolo in questo primo numero ha per titolo: AL SERVIZIO DEL CITTADINO, Parla Edward reiser, direttore dell’Agenzia Alfa. L’articolo quindi, in questo primo numero viene usato per dare informazioni sull’agenzia.

La scheda tecnica in terza di copertina

Molto interessante anche la scheda tecnica a fine fumetto che spiega il funzionamento di macchine, strumenti e attrezzature usate nelle storie, in questo caso dell’Esoscheletro potenziato MS2, un robot a guida umana adibito al mantenimento dell’ordine pubblico.

La mia opinione

Sono contento di aver preso i fumetti di Nathan Never e il mitico numero 1, per quanto mi riguarda, non delude le aspettative. La storia è buona così come lo sono i disegni. Leggendo il fumetto in questione e l’editoriale di Sergio Bonelli, si comprende come il team di ideatori, scrittori e disegnatori abbiano prodotto un mondo fantascientifico già completo a partire dal primo numero, facendo un grande lavoro di progettazione della saga. Interessante la citazione del protagonista, delle tre leggi della robotica ideate dallo scrittore di fantascienza Isasc Asimov. Certo, nel lontano giugno del 1991, quando uscì la serie, eravamo ancora lontani dal problema dei robot integrati nella nostra società ma oggi non è più così e forse sarebbe opportuno riflettere sulle leggi della robotica, prima che sia troppo tardi.

Prima legge

Un robot non può recare danno agli esseri umani ne permettere che gli esseri umani ricevano danno a causa di un suo mancato intervento.

Seconda legge

Un robot deve obbedire agli ordini degli esseri umani a patto che tali ordini non contrastino con la prima legge.

Terza legge

Un robot deve salvaguardare la propria esistenza purché ciò non contrasti con la prima e la seconda legge.

Albo: Nathan Never
Titolo: Agente speciale Alfa
Uscita: giugno 1991
Editore: Sergio Bonelli Editore
Copertina: Claudio Castellini
Storia: Antonio Serra
Disegni: Claudio Castellini
Ideazione: Medda, Serra & Vigna
Lettering: Francesca Piovella

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in versione stampata o ebook

Se vuoi leggere la mia raccolta di poesie, la puoi trovare a questo link
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